DOMENICA DELLA PAROLA (24 Gennaio 2021)

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Domenica prossima, 24 gennaio 2021, ricorre il secondo appuntamento con la Domenica della Parola di Dio. Come sappiamo, con il Motu proprio “Aperuit illis”, il 30 settembre 2019 Papa Francesco stabiliva che la III Domenica del Tempo ordinario fosse dedicata “alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio”. Il Papa spiegava che con questa iniziativa, già pensata a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia, intendeva rispondere a tanti fedeli che chiedevano che fosse istituita la Domenica della Parola di Dio. Tra coloro che hanno sollecitato il Santo Padre in questa direzione occorre ricordare proprio noi Paolini, che – tra le raccomandazioni del documento finale del 10° Capitolo Generale – ci eravamo fatti promotori, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, di questa iniziativa ecclesiale.

La Domenica della Parola di Dio deve ancora stabilirsi nella tradizione e nella programmazione pastorale di diocesi, parrocchie, santuari e comunità religiose. C’è chi forse fatica a vederne l’opportunità perché la centralità della Parola è un dato scontato, quotidiano; inoltre non si vede bene aggiungere nuove “giornate” durante il percorso dell’anno liturgico, già di per sé denso di contenuti e segni.

L’impulso alla riscoperta della Parola di Dio, iniziato ormai più di 50 anni fa dal Concilio Vaticano II, deve essere però tenuto vivo, perché il contatto continuo e approfondito con la Parola rafforza la fede e costruisce la comunità. E a partire dalla sua proclamazione nell’azione liturgica, ne emerge il particolare carattere sacramentale. Diceva don Alberione: “È proibito per voi portare l’Eucaristia in viaggio, ma la Sacra Scrittura potete portarla sempre: essa è come il Viatico che vi accompagna, è la compagnia che sempre dovete portarvi appresso”.

Potrebbe sembrare irriverente accostare la Domenica della Parola di Dio alla Domenica del Corpus Domini. Del resto, come il bisogno di affermare la presenza reale del Cristo fece nascere nel 1200 la festa del Santissimo Sacramento, diventata poi sentita e popolare, così oggi siamo esortati a inserire tra le buone consuetudini una domenica solenne, dove si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede.

L’espressione biblica con la quale quest’anno si intende celebrare la Domenica della Parola di Dio è tratta dalla Lettera ai Filippesi: «Tenendo alta la Parola di vita» (Fil 2,16). Rino Fisichella, arcivescovo presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, cui è affidata l’animazione a livello mondiale della “Domenica”, nell’introduzione al sussidio invita “a riscoprire la responsabilità di operare perché questa Parola cresca nel cuore dei credenti e li animi di gioia per l’evangelizzazione”.

Noi Paolini, durante quest’Anno Biblico 2020-2021 e sempre in futuro per l’essenza stessa della nostra vocazione e missione, abbiamo il dovere di far comprendere l’importanza della Domenica della Parola di Dio e di viverla noi stessi, nelle nostre comunità e là dove possiamo arrivare con creatività, anche nella situazione di crisi sanitaria, «Perché la Parola del Signore corra…» (2Ts 3,1). Nel 2021 la Domenica coincide con la memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, e nella stessa data sarà reso noto il messaggio per la Giornata Mondiale della Comunicazioni Sociali. Una concentrazione di motivazioni che ci renderà così fedeli a quanto Don Alberione chiedeva: “Queste sono le promesse che devono fare gli apostoli delle edizioni, particolarmente quelli che si dedicano alla redazione: Prometto di onorare il Vangelo col culto dovuto; di prestare al Vangelo un ossequio intero di mente, di volontà, di cuore; di considerare il Vangelo come la Verità, la Via, la Vita per il mio apostolato; di leggere il Vangelo e meditarlo secondo lo spirito della Chiesa Cattolica; di diffonderlo e attendere a moltiplicare le copie e diffonderlo in costante carità; di uniformarvi tutta la vita, volerlo vicino in morte, e sopra il mio petto nella bara” (Per un rinnovamento spirituale, 87-88 [1952]).