DON TONINO BELLO E LA MAFIOSITA’

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La mafiosità è il brodo primordiale che alimenta la mafia, le varie mafie, la ’ndrangheta, la sacra corona unita, la camorra…

Indichiamo alcuni elementi di questo brodo: l’io relativo che sostituisce il Dio unico e assoluto, l’egoismo, l’illegalità di ogni genere, l’amore dei soldi senza sudarli, la politica come investimento e profitto personale, familiare e partitico, la paura, la latitanza e\o l’insufficienza dello Stato per il lavoro, l’alimentazione, l’istruzione, la sicurezza, la giustizia, la mancata partecipazione alla politica e al controllo della sua gestione, il mancato ascolto delle opposizioni e delle altre voci da parte delle amministrazioni, il non rispettare il turno e ottenere per piacere ciò che spetta per diritto…

In chiave ecclesiale tacere e\o addomesticare la verità per non dispiacere il potente di turno e per non privarsi di qualche piacerino, condividere la teoria ipocrita di vivere e lasciar vivere, di non turbare la quiete lasciando che il tempo aggiusti le cose,  essere funzionari rituali del culto e imprenditori del sacro, coltivare il  politically correct per vivere in pace e non bloccare la carriera, il clericalismo e la facile clericalizzazione dei fedeli maschi a manovali a costo zero, le femmine a pie e devote che lavano la chiesa, tolgono la polvere, cambiano l’acqua ai fiori, circondarsi di yes man…

Don Tonino proponeva tre verbi per combattere la mafiosità: denunziare, un’azione non facile che porta anche alla perdita della vita, come per don Beppe Diana, don Puglisi, Livatino e ad essere protetti dalla scorta se si è irritato oltre misura i vari boss.

Annunciare, i comportamenti giusti che ti qualificano come galantuomo, proporre con chiarezza valori profondamente umani e quindi anche cristiani.

Rinunziare, alle opportunità, ai beni che possono venirmi, denunziando con coraggio e annunciando con forza i valori che ti qualificano come uomo e danno senso alla tua vita.

Mi permetto di aggiungere un quarto verbo: cominciare, comportamenti virtuosi, iniziare processi educativi e accompagnarne lo sviluppo; senza questo verbo, serve poco denunciare, annunciare e rinunziare che può essere anche interpretato come retorica della mafiosità.

Questo impegno, quale concretezza e cambio del proprio modo di pensare, giudicare ed agire, quale credibilità ha?

Mi piace ricordare il titolo di un famoso libro del giornalista scrittore Torelli: Se molti uomini di poco conto, in molti posti di poco conto, facessero molte cose di poco conto, la faccia della terra cambierebbe!

Per cambiare il mondo, comincio io!

Avendo toccato il fondo a Terlizzi ed altrove ad ogni livello, in clima di ripresa e resilienza a livello nazionale e soprattutto per il nostro Sud, c’è da ben sperare per una città migliore e un Sud non più dipendente dal potere politico, economico, sociale e religioso, ma terra dove fioriscono le eccellenze e i suoi figli non sono più costretti ad emigrare per vivere dignitosamente, da uomini liberi e artefici del proprio destino.

Michele Cipriani