Don Valerio: Martini, il mio cardinale segreto

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Don Gregorio Valerio, ultimo segretario dell’arcivescovo di MIlano dal 1996 al 2002, ha pubblicato un’antologia dei suoi diari. Ne emerge il profilo inedito e dietro le quinte sul porporato gesuita.
Sei anni di grazia a fianco del suo superiore più amato e conosciuto da vicino: il cardinale Carlo Maria Martini. Si può sintetizzare con questa felice immagine l’esperienza di quell’intenso periodo vissuto dal sacerdote ambrosiano don Gregorio Valerio come ultimo segretario (1996-2002) del cardinale Martini da arcivescovo di Milano. Recentemente don Gregorio, classe 1941, ha schedato, sistemato con ordine cronologico e tirato fuori dai cassetti gli appunti, le impressioni scritte «giorno dopo giorno» di ogni sera di quei sei anni a fianco del “suo” cardinale.

Una mole di appunti e di impressioni annotate con acribia certosina da don Gregorio Valerio sulle giornate a fianco del cardinale Martini; si tratta infatti di più di «1200 pagine fitte» che sono sfociate ora in un bel libro che racconta le pieghe, i risvolti più inesplorati, più contemplativi e anche gli aspetti più privati di colui che resse la diocesi di Milano per 22 anni: gli stessi di Sant’Ambrogio.

Il volume –che si presenta come una sapiente e ragionata sintesi di quegli appunti- ora pubblicato dal Centro Ambrosiano con il titolo Il mio Martini Segreto. Istantanee dai diari dell’ultimo segretario di Carlo Maria Martini (pagine 608, euro 29) si mostra nella sua corposa edizione quasi come una cartina di tornasole per capire la complessità ma anche molti dei retroscena di tanti gesti profetici e spesso mediatici compiuti dal cardinale.

A curare e a scegliere assieme all’autore le istantanee più avvincenti sugli incontri di cui Martini e il suo segretario furono indiretti protagonisti è stata la giornalista Maria Teresa Antognazza.

Prendendo in mano questo corposo volume bisogna avere l’avvertenza di tornare con le lancette dell’orologio del tempo a quasi vent’anni fa: al periodo di Martini alla guida della diocesi ambrosiana (1980-2002). Tra i dati singolari di questa pubblicazione è la sua eccezionalità anche nella sua veste di fonte storica perché don Gregorio è l’unico tra gli stretti collaboratori di Martini che si sono avvicendati nel delicato ruolo di segretari del cardinale -(basti pensare a nomi importanti e conosciuti come il futuro vescovo Erminio De Scalzi, don Virginio Pontiggia o don Paolo Cortesi)- che, giorno per giorno, ha redatto una “specie di diario” sulla vita e gli incontri con il suo antico superiore.

Traspare da queste pagine la fatica degli ultimi anni di Martini, il suo sentirsi spesso incompreso e male interpretato dai media del suo tempo, la sua paura, lui che è ancora additato come uno degli autori cattolici più letti al mondo, di «essere ripetitivo e banale». Si scoprono soprattutto i gesti di carità nascosta di Martini verso gli ammalati, i carcerati, i preti in crisi con la loro vocazione o la capacità del cardinale – è la rivelazione dell’autore- di offrire al suo occasionale interlocutore «risposte mai libresche».

Don Gregorio è il testimone di importanti incontri accanto al suo arcivescovo da quello con Giovanni Paolo II a quello con Ratzinger di cui proprio Martini ne apprezza la signorilità di stile e l’intelligenza.

O ancora si scopre l’ammirazione e in un certo senso “filiale” del gesuita e cardinale Martini verso il preposito della Compagnia di Gesù l’olandese Peter Hans Kolvenbach. Ma c’è molto di più in questo libro si rileggono in chiave più privata i sogni di Martini: il suo voler trascorrere gli ultimi anni della sua vita in Terra Santa, la sua passione per la Bibbia o la scelta che sulla sua tomba (che lui in quegli anni immagina a Gerusalemme) venga iscritta la frase che ora campeggia nel Duomo a Milano dove riposa dal giorno della sua morte, il 31 agosto del 2012: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”.

Don Gregorio accompagna con mano l’inconsapevole lettore di questo “Diario dell’anima”, per esempio, al cimitero di Orbassano in Piemonte dove il cardinale sosta in preghiera sulle tombe dei suoi cari: il padre Leonardo, la madre Olga e il fratello Francesco. Lo stesso autore rivela che l’ultimo anno e mezzo di Martini a Milano prima del suo congedo: è quello più autobiografico in cui lo stesso arcivescovo non fa fatica a «parlare di sé».

Si scoprono soprattutto attraverso queste annotazioni i silenzi di Martini, il suo amore per la preghiera accanto al tabernacolo, il suo sentirsi a suo agio mentre predica gli Esercizi spirituali negli angoli più sperduti del Pianeta. Il volume offre grazie alla narrazione di questi retroscena la scoperta quasi lo spaccato di un Martini annunciatore, e divulgatore ma anche in ascolto della Parola di Dio nella veste di «uditore» come direbbe Karl Rahner.