Itinerario di conversione vera, alla luce del messaggio di Dio alle Sette Chiese dell’Apocalisse (cap 1-3)

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Un itinerario di conversione, infatti, viene chiesto alla comunità di Efeso, viene proposto un atteggiamento di conversione con il ritorno all’amore di prima. C’è un amore di prima e un amore di dopo. La comunità è sollecitata a ritornare all’amore originario.

La comunità di Smirne, invece, è invitata a convertirsi restando fedele nelle lotta. Quindi la comunità di Smirne è l’esempio di una comunità che vive nella persecuzione, in un contesto storico difficile, anzi noi apprendiamo dal libro dell’Apocalisse che non c’è mai per la Chiesa un momento di trionfo, non esiste nella storia della Chiesa il trionfo, esiste la persecuzione che è il clima abituale, che è il contesto consueto in cui la Chiesa vive la sua vicenda. E allora la comunità di Smirne è chiamata a convertirsi restando fedele nella lotta; la fedeltà, pertanto non è qualcosa di statico, ma qualcosa di dinamico, “diventa fedele”. La fedeltà è una conquista quotidiana che si realizza attraverso un processo di conversione costante. La fedeltà è fondata su Gesù Cristo.

            Una terza tappa di questo itinerario di conversione che noi cogliamo nella proposta alle chiese dell’Apocalisse è questa: la chiesa di Pergamo ci dice che la conversione significa lasciarsi educare dalla Parola. La Chiesa è tentata costantemente dalla eterodossia, è tentata costantemente dalle parole. Questa chiesa di Pergamo è invitata quindi a recuperare l’essenziale della sua fedeltà, che è fedeltà alla Parola. E’ sollecitata a convertirsi dalle parole del mondo alla Parola di Dio.

La quarta tappa, molto interessante, ce la indica la chiesa di Tiàtira, una Chiesa che prende coscienza che la conversione consiste nell’abbondare gli idoli muti per il Dio vero. La Chiesa è tentata costantemente di idolatrìe varie, nel mondo, nella storia. Allora la conversione consiste proprio in questo: nell’abbandonare gli idoli, nell’abbandonare la mondanizzazione, il condizionamento mondano per riferirsi continuamente e costantemente al suo Dio, al Dio vero.

            La quinta tappa di questo itinerario è la lettera alla chiesa di Sardi: Sardi ci ricorda che la conversione significa rinnovarsi secondo lo Spirito di Dio. E’ una chiesa che rischia di cedere alla tentazione dell’immagine; è attualissima la condizione della chiesa di Sardi, la Chiesa che si accontenta di apparire. Per la Chiesa che si accontenta di immagini, di apparenze, ecco la sollecitazione di Gesù a convertirsi al mondo interiore, laddove opera lo Spirito Santo. Quindi la comunità di Sardi dirige il suo programma di conversione superando questa tentazione dell’immagine per testimoniare la docilità allo Spirito.

La sesta tappa di questo itinerario di conversione: riguarda la chiesa di Filadelfia. Probabilmente questa è la chiesa più bella, l’immagine più bella di chiesa che ci viene presentata nel libro dell’Apocalisse, una chiesa dalla porta aperta, una chiesa segno della missione, segno di Cristo che salva. E’ una chiesa dalla porta aperta che tuttavia viene invitata a stare attenta per non cedere alla tentazione delle chiusure. E’ una chiesa quindi sollecitata a convertirsi dalle chiusure alla missione. E’ una chiesa invitata a restare mediazione di salvezza perché Cristo possa davvero salvare.

            Alla fine, l’ultima comunità che esprime l’ultima tappa dell’itinerario di conversione secondo l’Apocalisse, ci è indicata dalla chiesa di Laodicea: una chiesa che è chiamata alla santità. L’itinerario si conclude dalla chiesa di Efeso, sollecitata a recuperare l’amore di prima, a fare memoria dell’amore originario, alla chiesa di Laodicea che è invitata a convertirsi rifuggendo la mediocrità. E’ una chiesa che non è nè calda nè fredda, una chiesa mediocre, che tuttavia è sollecitata a recuperare l’intensità del rapporto con il suo Signore: “Io sto alla porta e busso”, dice Gesù a questa chiesa, quindi è una chiesa che è sollecitata dal Signore ad abbandonare le secche della mediocrità per recuperare un rapporto intenso, un rapporto di santità. Quindi noi apprendiamo attraverso i capitoli secondo e terzo del libro dell’Apocalisse, che la conversione è itinerario, è cammino permanente, è uno stato di nomadità: la Chiesa è sempre in questa condizione di esodo.

            Ma l’ultima considerazione da fare riguarda il metodo che viene qui proposto per la conversione: in che modo si attua questo itinerario di conversione? E’ molto interessante una considerazione a questo riguardo. La conversione avviene attraverso un dialogo: ecco il metodo a cui è sollecitata la Chiesa. Il dialogo è tra Cristo e la sua Chiesa, e lo schema dialogico si ripete, si ripropone in tutte le sette lettere, le quali costituiscono le tappe di un vero itinerario. Questo dialogo scandisce questi punti: Gesù si presenta alla Chiesa, quindi Gesù rivela il suo volto, Gesù presenta un giudizio sulla comunità ecclesiale, quindi Gesù giudica la Chiesa (vedremo in che modo giudica la chiesa), e un terzo passaggio di questo momento dialogico, Gesù rivolge una esortazione e alla fine Gesù fa una promessa. Questi quattro punti si ripropongono in tutte le sette lettere. A me sembra di ravvisare qui anche un metodo pastorale, ma io vorrei stamattina sottolineare qui una sorta di attenzione pedagogico-spirituale.

       Che cosa vuol dire questo dialogo di Gesù con la Chiesa, Gesù che si presenta, giudica, esorta e promette? Vuol dire che la conversione si attua attraverso la contemplazione di Gesù. Si attua ponendoci sotto il suo giudizio, la sua parola, e accogliendo il suo incoraggiamento. Quindi la Chiesa si specchia nel Signore, nel Cristo Risorto, e il discepolo, la Chiesa sono invitati a contemplare il volto di Gesù.