La maschera dell’ipocrisia e il volto della verità

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Luigi Pirandello diceva che “imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai molte maschere e pochi volti”. E con queste parole fotografava l’amara realtà della vita, il fatto cioè che purtroppo il mondo è pieno di ipocriti. Gente che, appunto, si mette una maschera per apparire quello che non è. Buoni che buoni non sono, devoti solo di facciata, trasformisti, capaci di adattarsi, di modellarsi come plastilina alle situazioni per opportunismo, per fare carriera, per convenienza. Maschere, non volti. E quante volte anche noi ci siamo messi una maschera? Eppure, per i credenti, la maschera è qualcosa di terribile, di escludente, perché come disse Benedetto XVI nell’omelia della Messa della domenica delle palme, nel 2007, “può stare nel luogo santo chi ha mani innocenti e cuore puro. Mani innocenti sono mani che non vengono usate per atti di violenza, sono mani che non sono sporcate con la corruzione e con tangenti. Cuore puro, quando il cuore è puro? È puro un cuore che non si macchia con menzogna e ipocrisia, un cuore che rimane trasparente come acqua sorgiva perché non conosce doppiezza”.
Parole molto chiare, e sappiamo purtroppo come nella chiesa ci sia molta, troppa ipocrisia. Nell’ultima udienza generale dello scorso agosto, Papa Francesco è andato ancora oltre: «Cosa è l’ipocrisia? Si può dire che è paura per la verità. L’ipocrita ha paura per la verità. Si preferisce fingere piuttosto che essere sé stessi. È come truccarsi l’anima, come truccarsi negli atteggiamenti, come truccarsi nel modo di procedere: non è la verità. E la finzione impedisce il coraggio di dire apertamente la verità e così ci si sottrae facilmente all’obbligo di dirla sempre, dovunque e nonostante tutto. La finzione ti porta a questo: alle mezze verità. E le mezze verità sono una finzione: perché la verità è verità o non è verità. Ma le mezze verità sono questo modo di agire non vero… E in un ambiente dove le relazioni interpersonali sono vissute all’insegna del formalismo, si diffonde facilmente il virus dell’ipocrisia. Quel sorriso che non viene dal cuore, quel cercare di stare bene con tutti, ma con nessuno».
L’ipocrita, insomma, non è altro secondo Francesco che «una persona che finge, lusinga e trae in inganno perché vive con una maschera sul volto, e non ha il coraggio di confrontarsi con la verità. Per questo, non è capace di amare veramente – un ipocrita non sa amare – si limita a vivere di egoismo e non ha la forza di mostrare con trasparenza il suo cuore. Ci sono molte situazioni in cui si può verificare l’ipocrisia. Spesso si nasconde nel luogo di lavoro, dove si cerca di apparire amici con i colleghi mentre la competizione porta a colpirli alle spalle. Nella politica non è inusuale trovare ipocriti che vivono uno sdoppiamento tra il pubblico e il privato». E soprattutto «è particolarmente detestabile l’ipocrisia nella Chiesa, e purtroppo esiste l’ipocrisia nella Chiesa, e ci sono tanti cristiani e tanti ministri ipocriti. Non dovremmo mai dimenticare le parole del Signore: “Sia il vostro parlare sì sì, no no, il di più viene dal maligno”. Fratelli e sorelle, pensiamo oggi a ciò che Paolo condanna e che Gesù condanna: l’ipocrisia. E non abbiamo paura di essere veritieri, di dire la verità, di sentire la verità, di conformarci alla verità. Così potremo amare. Un ipocrita non sa amare. Agire altrimenti dalla verità significa mettere a repentaglio l’unità nella Chiesa, quella per la quale il Signore stesso ha pregato”.