LA SETTIMANA SANTA E L’EVANGELIZZAZIONE. La testimonianza credibile di Papa Francesco.

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La Settimana Santa e la Pasqua di Resurrezione celebrano per i cristiani “le grandi opere di Dio”, cioè la realizzazione della nostra salvezza in Gesù Cristo. Sono i segni di credibilità della nostra fede, che si mostrano nella vita dei cristiani anche oggi. Questo è un “tempo di grazia” per celebrare nella nostra vita e nelle nostre comunità i buoni frutti della salvezza.

Registriamo il disagio di chi pensa che la consueta preparazione del catechismo alla ricezione dei sacramenti sia stata fortemente penalizzata per il prolungamento dell’emergenza Covid. I catechisti hanno fatto il possibile, inaugurando la CAD (“catechesi a distanza”), sulla scia della DAD.

Un vero catechista è un “mistagogo”, ovvero colui che prende per mano i fratelli e, per il sentiero della fede, li introduce nel mistero, li porta ad incontrarsi vitalmente con Cristo. Sappiamo che non si tratta di un’ora a settimana di lezione, ma di un cammino di fede che apre l’intelligenza a Cristo, e, mano nella mano, conduce progressivamente nel mistero di salvezza.

I vari passi di questo cammino sono ben definiti dal Direttorio per la catechesi del 2020: condurre alla conoscenza della fede; iniziare alla celebrazione del Mistero (i sacramenti); formare alla vita in Cristo (accogliendo e vivendo i suoi insegnamenti); trasmettere l’amore per la preghiera; introdurre alla vita comunitaria. Sono passi che tutti i battezzati sono chiamati a mettere in atto.

Il tempo della mistagogia è liturgicamente il tempo della Settimana santa.

Questa è la “grande settimana”, quella più propizia nella quale il Popolo di Dio, il popolo dei battezzati, che è un Popolo di discepoli – perché riceve la fede – diventa ancora di più evangelizzatore e missionario, perché più intensamente trasmette la fede. Ciascuno nel posto che il Signore gli ha assegnato: «tutti: il più piccolo è anche missionario; e quello che sembra più grande è discepolo» (Papa Francesco 15 gennaio 2014).

Sarebbe bello che nelle nostre comunità, laddove è possibile, e soprattutto nelle famiglie, dove è sempre possibile, si prenda coscienza che non possiamo lasciar passare “questo tempo favorevole” senza accendere una nuova scintilla per trasmettere la fede. Nella semplicità, senza vergogna e ostentazioni: accogliendo la gioia dei più piccoli, che vogliono raccontare continuamente la parabola di Gesù che hanno imparato e desiderano tappezzare la casa con i loro lavoretti pasquali; ascoltando ancora una volta le narrazioni dei nonni fatte di tradizioni antiche per non perdere la memoria di Dio e delle sue opere nei vari luoghi; apprezzando i genitori che in casa mostrano i segni cristiani della Pasqua, e con i loro gesti testimoniano la bontà.

«In virtù del Battesimo – ci ricorda Papa Francesco – noi diventiamo discepoli missionari, chiamati a portare il Vangelo nel mondo. … Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione» (Evangelii gaudium, 120).

La testimonianza è il primo mezzo di evangelizzazione. “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”» (Evangelii Nuntiandi 41). Quest’anno tra le magnalia Dei portiamo negli occhi e nel cuore la testimonianza di Papa Francesco in Iraq, che ci indica un vero passo avanti nel cammino della Chiesa e dell’umanità, verso la fratellanza e la pace. Sono passi di una crescita umana che anche noi possiamo realizzare nel quotidiano: salutando il vicino che ci ha offeso; telefonando al parente col quale abbiamo litigato; occupandoci delle persone che vivono accanto a noi nel bisogno. Questi comportamenti rendono la fede credibile, specialmente per i più piccoli, accompagnano il catechismo e aiutano a vivere la grazia del sacramento.

* Don Paolo Scarafoni e Filomena Rizzo insegnano insieme teologia in Italia e in Africa, ad Addis Abeba. Sono autori di libri e articoli di teologia.