Per liberare Maria dalle mafie e dal potere criminale. Al via i lavori del dipartimento di studio presso la Pami

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Un respiro a due polmoni: Chiesa e Stato insieme per liberare la figura di Maria dall’inquinamento di luoghi e ritualità deformate dal potere criminale e mafioso che cerca così di imporre la propria sudditanza.

Il Dipartimento di analisi, studio e monitoraggio dei fenomeni criminosi e mafiosi, incardinato presso la Pontificia Accademia Mariana Internationalis (Pami) ha cominciato i suoi lavori. Ne fanno parte, tra gli altri, rappresentanti delle forze dell’ordine, prefetti, procuratori e magistrati della Repubblica italiana che, con la consegna della pergamena di nomina, venerdì 18 settembre presso il Salone d’onore del Museo delle Civiltà di Roma, sono entrati ufficialmente a far parte del Dipartimento di una istituzione pontificia impegnato per una “teologia della liberazione dalle mafie”.

Dieci le aree tematiche in cui è suddiviso: mafie autoctone e straniere, terrorismo nazionale e internazionale, violenza di genere, ecomafia, disagio giovanile, prevenzione al consumo di droga da parte dei giovani e crimini contro l’umanità. La sede verrà ospitata presso i locali della Pontificia Università Antonianum e su una piattaforma digitale verranno condivisi attività e documenti come sentenze e approfondimenti tematici.

L’iniziativa è nata nell’orizzonte tracciato dal Patto educativo globale dopo la Giornata di studio che, ad aprile, ne ha raccolto esperienze e prospettive alla luce di Maria disegnando subito dopo il percorso che, in collaborazione con l’Osservatorio per le Policy Transdisciplinari internazionali, ha portato il 20 maggio alla istituzione del Dipartimento. Papa Francesco, incoraggiando l’iniziativa, nella lettera inviata il 15 agosto alla Pami — letta durante la cerimonia dal presidente della Pami, il francescano Stefano Cecchin — ha ribadito come «la devozione mariana è un patrimonio religioso-culturale da salvaguardare nella sua originaria purezza, liberandolo da sovrastrutture, poteri o condizionamenti che non rispondono ai criteri evangelici di giustizia, libertà, onestà e solidarietà. È necessario — ha affermato il Pontefice — che lo stile delle manifestazioni mariane sia conforme al messaggio del Vangelo e agli insegnamenti della Chiesa».

«Non vogliamo sostituirci ma anzi rendere visibile chi è già impegnato in questo servizio che è sia civile che ecclesiale, valorizzando il lavoro dei singoli. Desideriamo impegnarci insieme offrendo un luogo di incontro e di scambio di conoscenze che possa essere messo a disposizione come bene comune» sottolinea il sacerdote salettiano Gian Matteo Roggio, direttore del dipartimento e consigliere della Pami. «Per salvaguardare gli adulti e i giovani» spiega, evidenziando che «le organizzazioni criminali trovano nelle nuove generazioni un target privilegiato. Spesso seducono i giovani migliori perché oltre alla manovalanza, hanno bisogno anche di menti. Ecco perché è importante promuovere una educazione che non sia legata soltanto ad una moralità ristretta».

Il sociologo e coordinatore del dipartimento Fabio Iadeluca aggiunge come «particolare attenzione è stata riservata al fenomeno della distorsione della religiosità dei mafiosi, agli inchini durante le processioni sotto le abitazioni del boss del posto, all’impossessarsi in maniera “violenta” ed “ingannevole” di immagini sacre durante i loro rituali di affiliazione che impongono come le “cerimonie” che accompagnano l’ingresso del neofita nell’organizzazione».

Per il presidente Cecchin «Maria è la via della pace tra le culture oltre che tra le religioni. L’amore verso la Madre del Signore non può essere relegata in sterili devozionismi che non conducono a un impegno sociale per il bene della casa comune. La Chiesa, ancora una volta, vuole dimostrare la sua vicinanza agli ultimi, ai deboli, ai poveri, a tutti coloro che vivono situazioni di disagio e ingiustizia. La nostra Accademia Mariana propone di liberare “Maria dalle mafie e dal potere criminale” come inizio di un cammino di liberazione della persona umana che vuole realizzarsi in un ambiente giusto, fraterno e solidale. Non vogliamo crociate contro i mafiosi. Ma proporre un percorso di conversione, attraverso il perdono, la misericordia e il dialogo».

di Fabio Bolzetta