SAN GIORGIO, IL DRAGO E LE ROSE

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Simbolo del bene che vince sul male, il santo leggendario che proteggerà il ponte di Genova, è venerato da cristiani e musulmani in tutto il mondo.

San Giorgio, invocato contro la peste, la sifilide e, in genere, le malattie contagiose sembra il santo cui, forse, affidarsi di più per ritrovare il coraggio di fare i conti con le proprie debolezze. Anche quando lo spettro del Coronavirus, per il quale si cerca ancora il vaccino, sembra spegnere le nostre speranze. O quando un ponte crolla, come il Morandi di Genova, ma poi risorge con lo sforzo collettivo di tutti. Non lo si è festeggiato, quest’anno, il 23 aprile, a Barcellona. Gli scorsi anni per San Jordi, patrono della Regione, le vie si erano affollate di migliaia di persone. Le ramblas riecheggiavano di versi e si erano colorati di rose. Nel giorno scelto dall’Unesco come Giornata internazionale del libro e del diritto d’autore, la città spagnola, tra le più colpite dalla pandemia, si era sempre distinta organizzando presentazioni e festival. Con l’usanza, tramandata nei secoli, di donne che ricevono rose e uomini che vengono omaggiati di romanzi e saggi. Un “rito” che viene da lontano.

La storia del santo, tra realtà e leggenda, narra di una conversione, di tante persecuzioni, morte e rinascite. La lotta con il drago, che simboleggia l’eterno scontro tra bene e male, e salvataggio di una principessa, di un villaggio, della la fede. Si racconta che a Selem, l’attuale Libia, in un grande stagno vivesse un drago che, soffiando fuoco, uccideva tutte le persone che gli passavano attorno. Per placarlo gli abitanti della cittadina gli offrivano due pecore al giorno e poi, quando queste cominciarono a scarseggiare, una pecora e un giovane del villaggio tirato a sorte. Quando fu estratta la primogenita del re, Silene, questi tentò di salvarla, ma alla fine, dopo otto giorni, dovette cedere alle proteste del villaggio e consegnarla perché fosse sacrificata al drago. Fu allora che il giovane cavaliere Giorgio, passando da lì proprio in quel momento, la salvò dall’assalto della bestia uccidendola in nome di Cristo. Da quel momento il re e la popolazione si convertirono al cristianesimo. Una leggenda che viene raccontata in modo diverso in ognuno dei numerosissimi Paesi che venerano san Giorgio. Nella versione catalana si narra che dal sangue del drago nacque una rosa rossa, che, da allora, è simbolo di San Jordi. Ed è per questo che gli uomini regalano questo fiore a ricordare l’amore, con il rosso che rappresenta la passione, e con una spiga gialla di grano, che richiama la fecondità. Giallo e rosso si fondono nei colori della bandiera della Catalogna. E, in attesa che si sconfigga la pandemia e si possa tornare ad affollare le raambles e le strade di tutto il mondo, San Giorgio veglia e combatte, in sella al suo cavallo, come la tradizione ci tramanda. Affronta il drago,il maligno che sempre attenta alla nostra vita. Il santo, la cui tomba è in Israele, a Lidda, vicino Tel Aviv, riconosciuto martire sia dalla Chiesa d’Oriente che da quella d’Occidente sprona, chi lo venera, a non abbassare la guardia.

Patrono dei cavalieri, degli arcieri, degli armatori, degli scout, dei soldati, non perde mai il contatto con la realtà, fedele al suo nome che, in greco, significa «colui che lavora la terra». E, sebbene si ipotizzi solo che sia stato martirizzato nel 303 e gli storici cerchino ancora riscontro alle numerosissime leggende che si tramandano sulla sua vita, quel che è certo è che il culto cominciò subito e si diffuso ovunque.

«Arremba San Zorzo!», divenne il grido che le ciurme dei signori di Genova, lanciavano quando andavano all’arrembaggio dei nemici. Le truppe

inglesi (San Giorgio è anche il patrono di Inghilterra) imitarono i genovesi cosicché nei momenti difficili alzavano a loro volta le insegne di san Giorgio e nel 1190 Londra e l’Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera crociata per avere le loro navi protette dalla flotta genovese nel mar Mediterraneo. Nella sola Italia ben 21 Comuni portano il suo nome, Georgia è il nome sia di uno Stato americano che di una Repubblica caucasica. È patrono dell’Inghilterra, come dicevamo, ma anche della Catalogna del Portogallo e della Lituania, di città importanti tra le quali, oltre a Genova, Reggio Calabria. A Venezia famosa è l’isola di san Giorgio. Ed è anche il santo cui è dedicata una delle navi della classe dei Santi della Marina militare italiana.

Venerato anche dai musulmani con il titolo di “profeta”, san Giorgio continua, attraverso i secoli, a insegnare.

«Forse la funzione storica di questi santi avvolti nella leggenda», è il commento di don Enrico Pepe, autore del volume Martiri e Santi del Calendario Romano (Città Nuova, € 32, pp. 792), «è di ricordare al mondo una sola idea, molto semplice ma fondamentale, il bene a lungo andare vince sempre il male e la persona saggia, nelle scelte fondamentali della vita, non si lascia mai ingannare dalle apparenze».