SANTA MARTA, STORIA E CURIOSITÀ DELLA CASA DEL PAPA

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Quando nasce e come e perché il luogo dove papa Francesco ha scelto di abitare e lavorare. Il nome viene dalla chiesa e dalla casa adiacente che era nata come un piccolo ospedale nel 1538 e rimase tale fino al 1726. La residenza nella forma attuale venne inaugurata nel 1996

Nella prima udienza “giubilare” dell’Anno santo della Misericordia, sabato 30 gennaio 2016, papa Francesco era tornato a parlare del luogo dove abita, la Casa Santa Marta. In quella occasione disse: “Il Papa abita qui dietro, a Casa Santa Marta”. La sua residenza, infatti, è proprio lì dietro a due passi da piazza San Pietro entrando dall’Arco delle Campane sulla sinistra della Basilica. Affaccia sul lato dell’entrata nella grande piazza che poi sale verso la Stazione vaticana e i Giardini vaticani e all’opposto sul perimetro esterno dello piccolo Stato verso Porta Cavalleggeri. Ormai tutti la chiamano “la casa del papa”, ma è una casa che ha una storia antica, ristrutturata molte volte durante i secoli.

Il nome viene dalla chiesa e dalla casa adiacente che era nata come un piccolo ospedale nel 1538 e rimase tale fino al 1726, quando diventà il convento dei Trinitari per quasi cento anni. La piccola chiesa di Santa Marte era definita dai romani “il lume di San Pietro” e sorse sotto il pontificato di Paolo III, papa Alessandro Farnese, papa grande e controverso, una delle personalità più eminenti del rinascimento italiano, colui che convocò il Coniclio di Trento per rispondere alla Riforma protestante. Furono alcuno domestici del Palazzo apostolico a chiedere e ad ottenere dal Papa l’erezione di una Confraternita e di un piccolo ospedale per i malati più poveri accanto alla basilica vaticana. Papa Farnese acconsenti con una suo documento , un “breve” intitolato Ad Apostolicam dignitatis apicem, che prevedeva cappella, cimitero e ospedale.

Clemente VIII agli inizi del Seicento l’ampliò, ma poi le vicissitudini storiche portarono all’abbandono della struttura finché a metà del Settecento i padri Trinitari scalzi della Congregazione spagnola chiesero e ottennero da papa Benedetto XIII l’affidamento della struttura in abbandono per farne un “ospizio commune per li religiosi ospiti di qualunque natione dello stesso Ordine che verranno in questa città di Roma”. Insomma le origini di santa Marta come residenza temporanea, una sorta di albergo, risalgono a oltre due secoli fa. Nel 1733 vi dimoravano sei frati e Pio VI scelse tra essi i suoi confessori. Pio VI venne poi arrestato dai francesi e morì in esilio in Francia a Valence, accompagnato fino alla morte proprio dall’ultimo religioso trinitario di Santa Marta, padre Girolamo di San Giacomo. Eppure nonostante soppressioni degli ordini religiosi durante la Repubblica Romana tra Settecento e Ottocento a Santa Marta restò sempre un religioso trinitario, che permise da solo per 40 anni la continuità del culto nella piccola chiesa.

Nel 1819 di nuovo la chiesa e l’edificio annesso si trovarono ancora in condizioni drammatiche. I Trinitari spagnoli erano quasi del tutto scomparsi, ma il procuratore generale dei religiosi spagnoli ottenne l’amministrazione della casa e della chiesa e spese molti soldi per restaurarli. Finché Pio VIII nel 1830 diede il possesso della struttura ai Trinitari italiani. Per un periodo la casa passò alla suore Trinitarie italiane che dipendevano dal convento di Subiaco e ne fecero una scuola. Poi anche a loro finirono i soldi e la casa tornò ai frati trinitari. Con la costituzione dello Stato unitario italiano e la soppressione degli ordini religiosi nel 1873 i Trinitari lasciarono definitivamente Santa Marta che entrò a far parte delle proprietà “assolute” del Palazzo apostolico. Formalmente è una sorta di dependance del Palazzo Apostolico.

Dopo la partenza del Trinitari Leone XIII l’affidò alle suore di San Vincenzo, ancora per farne un ospizio per gli ammalati, di fronte al diffondersi del pericolo del colera. Roma fu preservata dal colera e nel 1891 il Papa destinava l’ospizio ai malati poveri del rioni attorno al Vaticano e alla cura dei pellegrini che arrivava a Roma. Insomma la Casa del Papa doveva essere una casa della carità e ancora oggi ospita lì accanto un ambulatorio per i bambini poveri. Durante l’ultima guerra la Casa ospitò gli ambasciatori presso la Santa Sede, che non potevano più vivere nelle loro residenze in Italia, perché i loro Paesi aveva rotto le relazioni diplomatiche con il governo di Mussolini. Per cinque anni abitarono lì i rappresenta i diplomatici in Vaticano di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Polonia, Belgio. Fu dopo la guerra che all’Ospizio di Santa Marta cominciarono ad essere anche ospitati sacerdoti di tutto il mondo che erano stati chiamati dal papa a collaborare con la Segretaria di Stato e con le altre congregazioni della Santa Sede.

La residenza nella forma attuale venne inaugurata nel 1996. Con l’ultima ristrutturazione venne innalzata anche di un piano e ciò provocò polemiche con Italia Nostra, che criticò la decisione perché l’innalzamento impediva la vista completa del Cupolone dalla strade italiane accanto al Vaticano. La polemica s’infuocò e dovette intervenire nel 1993 il Consiglio internazionale dei monumenti e dei siti e l’Unesco che diedero un parere favorevole alla ristrutturazione dell’edificio, che sostituiva quello precedente. I lavori si conclusero nel 1996. E’ stata destinata a residenza dei cardinali durante il Conclave dalla Costituzione apostolica di Giovanni Paolo II Universi dominici gregis promulgata il 22 febbraio 1996. La sicurezza e la riservatezza del luogo e del percorso tra Santa Marta e la Cappella Sistina sede del Conclave sono state poi definite nei particolari dal Motu proprio di Benedetto XVI Normas nonnullas il 22 febbraio 2013.