Ser non c i si accorge di nulla come si potrà cogliere la venuta del Figlio dell’uomo?

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Il Vangelo della prima Domenica di Avvento ·

Agli occhi del Signore siamo gente che “non si accorge di nulla” (Mt 24,39). Stessa caratteristica rilevata nell’umanità dei tempi di Noè; come a dire: di generazione in generazione “non ci si accorge di nulla”. Forse è il giudizio più severo uscito dalla sua bocca. Indica una totale anestesia, la chiusura complessiva di tutti i sensi. Come quando si sta sul letto della sala operatoria, o mentre si dorme. “Non accorgersi di nulla” significa che niente attira l’attenzione: né il bene né il male; né il bello né il brutto. Nulla è in grado di distoglierci da quanto solitamente compiamo. Magari si tratta di azioni assolutamente necessarie e onorabili: “mangiare, bere, prendere moglie e prendere marito” (Mt 24,28), eppure vissute come un sonnifero, un anestetico, appunto. I bisogni e i legami motivano la vita, risvegliando l’attenzione verso la ricchezza della realtà; tuttavia agli occhi di Gesù possono essere praticati come un ipnotico, un sedativo che tranquillizza, ma spegne; calma, ma non pacifica.

Se “non ci si accorge di nulla” come si potrà cogliere la venuta del Figlio dell’uomo? Se non ci si accorge di quanto potremmo vedere, come riusciremo ad accorgerci di Dio che non si vede?

Siffatto torpore che tiene l’anima al caldo rendendola inerte parrebbe una situazione invincibile… se non arrivasse “il ladro”. La buona notizia dell’inizio di questo Avvento è che il Figlio di Dio viene “come un ladro” (Mt 24,43). Il Signore si descrive non solo ricorrendo alle immagini rassicuranti del buon pastore o del buon samaritano, ma anche a quella per nulla amicale del ladro. Egli è un ladro che viene a scassinare la casa della nostra vita (Mt 24,43). Come tale, arriva all’improvviso, eludendo ogni difesa del padrone di casa, compresa la chiusura totale che “non fa accorgere di nulla”. Il ladro ha un fiuto speciale per le cose preziose. Sa dove trovarle, nonostante gli stratagemmi per nasconderle alla vista di tutti. Per fortuna il Signore possiede anche le capacità del ladro; perciò riuscirà a portare alla luce i tesori che per paura abbiamo nascosto e nemmeno ricordiamo di possedere, tanto sonnolenza e anestesia hanno fatto sprofondare nella nostra anima. Egli riuscirà a raggiungere lo scrigno del nostro bene il cui accesso impediamo agli altri e a noi stessi. Come l’amico più gentile, Cristo sta alla porta e bussa, aspettando che gli si apra (Ap 3,20). Ma se intuisce che la nostra casa sta diventando impenetrabile, egli entra come un ladro, abile nello scansare allarmi e scassinare serrature; sicuro di trovare un tesoro prezioso e necessario, meritevole d’esser portato alla luce a beneficio di tutti.

di Giovanni Cesare Pagazzi