Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro (Col 3,13)

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Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi.   (Colossesi 3:13)    –      

La legge dell’amore c’insegna a sopportarci vicendevolmente. Quest’insegnamento rappresenta anche una rivelazione della personalità umana: della nostra personalità e della personalità degli altri.   Dobbiamo sopportarci, quindi abbiamo tutti, inevitabilmente, delle imperfezioni che turbano o affliggono coloro che ci circondano. Se fossimo perfetti non avremmo bisogno di essere sopportati perché nella perfezione non esiste offesa ed anche se gli altri fossero perfetti non avrebbero ragione di chiedere sopportazione perché non ci recherebbe turbamento o pena, ma la nostra e l’altrui imperfezione reclama reciproca pazienza e reciproca tolleranza.

Ci sono alcuni illusi che anche oggi cercano la perfezione assoluta in loro stessi e negli altri; essi non sono disposti a sopportare le imperfezioni e perciò cercano e pretendono l’irreprensibilità nei senso totale della parola. Questi tali cadono di delusione in delusione e vengono presi da scoraggiamento per le cadute della propria vita e vengono colpiti da sconforto per i difetti che scoprono negli altri; perdono continuamente la fiducia di loro stessi e la fiducia dei propri fratelli.

La loro vita cristiana si tramuta in amarezza e in pessimismo e la loro attività si conclude inesorabilmente in una spietata critica negativa che distrugge tutto e tutti.

La legge dell’amore c’insegna invece a sopportare dopo averci dichiarato che non dobbiamo fondare le nostre speranze sulle perfezioni umane. Nei nostri fratelli 0 in noi stessi non dobbiamo essere ansiosi di scoprire la perfetta divinità, ma semplicemente la sincerità e l’onestà dei sentimenti. Noi e gli altri possiamo ancora essere afflitti del nostro carattere o della nostra personalità eppure essere sinceri figliuoli di Dio ardentemente desiderosi di onorare il Padre nell’ubbidienza dei suoi comandamenti.

In altre parole noi dobbiamo considerarci per quello che siamo nell’opera della Grazia di Dio, e non per quello che noi vorremmo che fossimo. Noi siamo piacevoli a Dio non perché siamo perfetti, ma perché siamo suoi figliuoli. Se Dio dovesse amarci soltanto dal momento che la nostra vita conseguisse una perfezione assoluta, non ci amerebbe mai, ma Egli ci ama come siamo ed è per la potenza del Suo amore che noi possiamo percorrere la via della perfezione.

Anche noi amiamo i nostri figliuoli non per la loro bellezza o per la loro perfezione, ma perché essi sono i nostri figliuoli. Noi anzi sopportiamo tutti i difetti dei nostri figliuoli ed esercitiamo il nostro amore in correzione per emendarli e perfezionarli.

Quindi la legge dell’amore c’insegna ad assumere la posizione che Dio stesso assume verso noi o che noi assumiamo verso i nostri figliuoli. E’ stabilito in modo categorico che non possiamo trovare la perfezione in nessuno e che non dobbiamo pretendere la perfezione da nessuno, dobbiamo considerare tutti i nostri fratelli o tutti i ministri di Dio in rapporto a quella che è la loro posizione di fronte a Dio.

I nostri fratelli ci devono essere cari anche con le loro imperfezioni, perché sono i nostri fratelli cioè i figliuoli del Padre. Ci devono essere cari perché sono stati redenti col sangue del Calvario; ci devono essere curi perché sono gli eredi del Regno, coeredi con noi dei tesori celesti.

Non dobbiamo pretendere da loro quello che neanche essi hanno diritto di pretendere da noi. Essi non sono perfetti e noi non siamo perfetti; dobbiamo sopportare le loro debolezze affinché essi sopportino le nostre; dobbiamo essere tolleranti verso i loro errori perché anche essi siano tolleranti verso i nostri.

E’ inutile sperare nella loro perfezione …sarebbe lo stesso che sperare nella nostra perfezione, non siamo perfetti e ci dobbiamo sopportare!

Debbiamo altresì amare e stimare i servitori di Dio non perché essi hanno raggiunto l’ultimo stadio della santità o della spiritualità, ma perché essi sono gli amministratori di Dio. Anche i servitori falliscono intorno a molte cose e sono imperfetti; ognuno di essi, immancabilmente, possiede lacune c imperfezioni, ma Iddio ha onoralo i Suoi servitori affidando U ro i suoi talenti. Essi amministrano i beni di Dio e compiono il servizio di Dio o perciò noi non dobbiamo cercare la loro perfezione ma amare e stimare il loro ministero esercitando anche verso i servitori un sentimento di sopportazione.

Alcuni credono che è possibile amare in un modo perfetto soltanto dove c’è la perfezione. Noi sosteniamo invece che è possibile amare ardentemente anche dove c’è l’imperfezione.

Frequentemente, anzi, abbiamo constatato che quel l’amore che aveva posto la pregiudiziale della perfezione si è esaurito e spento, mentre quello che si era dato in uno slancio di generosità cristiana si è ravvivato anche attraverso le circostanze più diverse. Per chiarire quanto sopra ripetiamo: Coloro che hanno offerto il proprio amore, ai fratelli o ai ministri soltanto quando li hanno creduti perfetti, sono venuti meno nel loro sentimento e si sono raffreddati quando hanno scoperto gli errori inevitabili dei propri cari. Coloro invece che hanno saputo amare in Dio e che hanno saputo amare in uno spirito dì sopportazione, non sono stati turbati o scoraggiati dalle debolezze di coloro verso i quali avevano volto il fuoco sincero del loro affetto. Essi non si aspettavano di trovare la perfezione, ma soltanto la sincerità e l’onestà dei sentimento.

Sopportatevi!

Non cerchiamo quindi di divinizzare gli uomini e tanto meno di chiuderci agli uomini; tutti sono e tutti siamo imperfetti, ma al di sopra delle nostre imperfezioni c’è l’opera della grazia e la ricchezza del ministero: cose queste che devono suscitare i sensi del più grande amore e della più assoluta stima gli uni per gli altri; fratelli amiamoci in Cristo!

Sopportazione, infine, non vuol dire complicità con il male; se essa è espressione di amore cristiano è immancabilmente anche azione cristiana e perciò sopportazione vuol anche dire: esortazione, consiglio, riprensione. Dove c’è l’amore l’esercizio della fraternità concreta e feconda diviene facile e tutti possono, in uno spirito di libertà e verità, esporre affettuosamente quel consiglio che rappresenta luce e giustizia per ogni figliuolo di Dio.