Un Dio che prima sposa e poi fidanza (Elena Bosetti e Nello Dell’Agli)

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E’ disponibile nelle librerie (quanto meno cattoliche) questo libro che fa parte di una nuova collana (“Tra Bibbia e Psicologia”) edita da Cittadella Editrice, scritta e diretta da Elena Bosetti e Nello Dell’Agli e di cui incidentalmente ho realizzato la copertina e la grafica (fatto certamente marginale…).

         Per conto mio posso solo aggiungere che mi ha fatto molto piacere il fatto che uno dei miei figli ventunenne, ha preso a leggere la copia che ho ricevuto in anteprima e mi ha poi detto: “Sai papà, ho iniziato a legger il libro di Suor Elena… e molto interessante…”.      (Mario Barbieri

            «Nel rotolo del libro di me è scritto» (Sal 40). Nelle Sacre Scritture c’è la possibilità di leggere noi stessi e la nostra vita. Nei personaggi biblici la possibilità di ritrovare parti del nostro cuore. In un dialogo circolare tra Bibbia e Psicologia, testi utili per tutti coloro che sono interessati a un cammino  di illuminazione e trasformazione tra lectio divina e lectio humana.

         Perché questo libro? Come è nato, per chi è stato pensato e cosa vorrebbe portare in dono a chi lo legge? Dietro un libro c’è (quasi) sempre una storia, un incontro, un’esperienza… Nel nostro caso c’è un’esperienza intrigante attorno al Cantico dei cantici, tra Bibbia e Psicologia. Un’esperienza fiorita a Ragusa, nella Fraternità di Nazareth, in compagnia di un gruppo di amici e di amiche che hanno interagito creativamente e sapientemente.

         Abbiamo affrontato una duplice la sfida: da un lato sensibilità diverse (femminile e maschile) e, d’altro lato, competenze e approcci diversi. Abbiamo scommesso sulla fecondità di un reciproco ascolto, della Parola e della Vita. «Nel rotolo del libro di me è scritto» (Sal 40,8). La Parola parla non solo di Dio ma di noi, di te, di me. Rivela noi a noi stessi. Illumina le zone oscure di noi, le ferite, le parti malate. Non per giudicare e deprimere, ma per curare e sanare. Rivela la pienezza cui siamo chiamati, il nostro futuro, il compimento.

         L’Amore di cui parla il Cantico è una «fiamma divina» (Ct 8,6) che non può fare a meno di lasciare un segno bruciante nella carne della Chiesa. E chi ne ha fatto l’esperienza non può fare a meno di raccontarla.

 UN DIO CHE PRIMA SPOSA E POI FIDANZA

         Quando lei s’innamora follemente non si accontenta di domandare a lui: «mi vuoi bene?», chiede di più: «mi vuoi bene proprio tanto, e per sempre?». L’amore vuole novitas e nondimeno stabilitas. L’amore ha bisogno del per-sempre. E però mai come oggi il per-sempre fa paura (non solo ai giovani chiamati al matrimonio, ma anche a quanti/e si sentono chiamati alla vita consacrata). Cresce vertiginosamente il timore di non reggere al per-sempre, e forse più sottilmente c’è anche la paura che il per sempre si trasformi nella tomba dell’amore. Mentre l’innamoramento è un tempo magico, un continuo batticuore che traspare da tutti i pori della pelle, dagli occhi e dalla voce, il matrimonio per molti appare piuttosto connotato di logorante monotonia. E dunque perché amare per-sempre (anche nella forma della consacrazione)?

         Tra il bisogno e la paura del «per sempre» ecco la strategia del Dio della Bibbia, decisamente innovativa: prima sposa e poi fidanza! Prima assicura il per-sempre (eterna alleanza) e poi non si stanca di corteggiare l’amata, di parlare al suo cuore, di sedurla come incurabile innamorato. È ciò che traspare dalla storia narrata dal profeta Osea che per primo, nell’ottavo secolo avanti Cristo, descrive la relazione di Dio con il suo popolo in chiave sponsale.

         Dio non si rassegna al naufragio dell’amore, come non si rassegna facilmente un vero amante. Perciò dispiega tutte le strategie pur di salvare la relazione di amore, dispiega creatività e fantasia, tenerezza e gelosia, lamento e seduzione… Al profeta tocca l’ardito compito di farsi interprete, attraverso la sua stessa vicenda personale, della straordinaria sinfonia dei sentimenti divini. È chiamato, infatti, a vivere la relazione d’amore sposando una prostituta che tale rimane, che gli scappa di casa per inseguire gli amanti, una prostituta che Osea deve sempre nuovamente cercare e continuare ad amare. Come Dio, che prima sposa («per sempre») e poi fidanza («ti fidanzerò con me»):

Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.

Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto…

Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore

(Os 2,16-17; 21-22).

         Il per sempre di Dio, l’eternità del suo amore – «Ti ho amato di amore eterno» (Ger 31,3) – è sorgente di inesauribile gioia e creatività, di tenerezza, desiderio e intimità.

         Lasciandoci guidare dall’esperienza di Osea e dal Cantico dei cantici che dell’amore è poema drammatico per eccellenza, entriamo anche noi nel paradosso di un Dio che prima sposa e poi fidanza. Dentro la stabilitas la novitas. Perché l’amore non degeneri in routine, non perda di grinta nella vita quotidiana, non si vesta di noia e di monotonia, non si appesantisca, ma rinnovi passione e giovinezza come canta il salmista: «E tu rinnovi come aquila la tua giovinezza» (Sal 103,5).