Istituti secolari

Cosa sono gli Istituti Secolari

Gli Istituti Secolari, dono recente dello Spirito alla Chiesa, rappresentano una nuova e originale forma di vocazione e partecipazione all’espansione e alla crescita del Regno di Dio nel mondo.
Sorti all’inizio del secolo scorso, hanno avuto il riconoscimento ufficiale nel 1947 e sono entrati a pieno titolo nel nuovo Codice di Diritto Canonico nel 1983.
Gli Istituti Secolari si caratterizzano in: laicali (maschili e femminili) e sacerdotali (o presbiterali).

I loro membri sono uomini, donne e sacerdoti che, vivendo nel mondo la vita ordinaria di tutti, in risposta ad una chiamata di Cristo, s’impegnano ad incarnare il Vangelo in povertà, castità, obbedienza nello spirito delle Beatitudini.
I membri laici rimangono a pieno titolo nello stato laico: sono cioè semplici battezzati, ma che, in risposta ad una particolare chiamata, qualificano il loro stato di laici consacrandosi “interamente” a Dio con la professione dei consigli evangelici.
“Partecipano della funzione evangelizzatrice della Chiesa sia mediante la testimonianza di vita cristiana e di fedeltà alla propria consacrazione, sia attraverso l’aiuto che danno perché le realtà temporali siano ordinate secondo Dio e il mondo sia vivificato dalla forza del Vangelo”
(CDC 713-2).
“I membri chierici sono di aiuto ai confratelli con una peculiare carità apostolica, attraverso la testimonianza della vita consacrata, soprattutto nel presbiterio, ed in mezzo al popolo di Dio lavorano alla santificazione del mondo come proprio ministero sacro”. (CDC 713-3).

IL CARISMA: la consacrazione nella secolarità.

Consacrazione. La professione dei consigli evangelici radicalizza la consacrazione battesimale per una accresciuta esigenza di amore a Dio e ai fratelli, suscitata dallo Spirito Santo. Quella dei membri degli Istituti Secolari è quindi una forma di consacrazione vissuta in mezzo alle realtà temporali “per immettervi la forza dei consigli evangelici” (Paolo VI). Infatti essi, “vivendo nel mondo, tendono alla perfezione della carità e si impegnano per la santificazione del mondo soprattutto operando all’interno di esso” (CDC can. 710).
Secolarità. “Secolarità” indica il permanere dei membri degli Istituti Secolari nel mondo, fra gli uomini del loro tempo, dei quali condividono condizioni, istanze, professioni… Consapevoli di dover “cambiare il mondo dal di dentro” (Giovanni Paolo II), collaborano con lo Spirito ad illuminare e ordinare le cose temporali al progetto di Dio in Cristo, perché tutto sia a lode e gloria della sua grazia.

Lievito che fermenta, immerso nel mondo per la sua santificazione

La Chiesa è luce che deve illuminare visibilmente il mondo e il rapporto fra Chiesa e mondo è quello del lievito nella pasta: essa cioè è chiamata ad immergersi nel mondo, vivendo ed operando dove stanno gli uomini e dentro la loro storia, per farli fermentare secondo lo spirito del Vangelo.
Lo specifico degli Istituti Secolari è quello di richiamarsi a questa spiritualità del lievito che, pur essendo propria di tutta la Chiesa, è vissuta da essi in modo peculiare. Anche la secolarità è propria di tutta la Chiesa, ma la passione per il mondo e il totale impegno per il mondo dei membri degli Istituti Secolari intende esprimerla in modo specifico. Così essi costituiscono un segno vivente ed una sollecitazione permanente per tutta la Chiesa, perché tutta sia nel mondo e per il mondo.
I membri degli Istituti Secolari portano a pienezza la propria specifica vocazione laicale, collaborando con tutti gli uomini come operatori di storia e per la costruzione del Regno. Condividendo le ordinarie condizioni degli uomini del loro tempo, i laici consacrati, partecipano pienamente all’opera di evangelizzazione propria di tutti i laici. “Sono chiamati a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l’esercizio del proprio ufficio”(LG 31).
Per questo scopo fanno di tutta la loro esistenza una missione permanente ovunque vivono e ovunque siano inseriti: famiglia, professione, strutture socio-politiche. Il comune carisma è poi ulteriormente arricchito da quello tipico del proprio Istituto.

 

I CONSIGLI EVANGELICI: castità, povertà, obbedienza

I membri degli Istituti Secolari sono chiamati a vivere il radicalismo del Vangelo alla sequela di Cristo vergine, povero e obbediente, per essere nel mondo fermento e testimonianza dell’amore che Dio ha per esso.
La loro “castità dice al mondo che si può amare con il disinteresse e l’inesauribilità che attinge al cuore di Dio” (Paolo VI) e ci si può dedicare gioiosamente a tutti con cuore libero. Questa libertà trova la sua sorgente e la sua forza in uno stato permanente di preghiera, di unione intima con Dio, di centralità di Cristo da cui tutto deriva e a cui tutto ritorna nella concretezza degli incontri e dei rapporti con gli altri.
La loro “povertà dice al mondo che si può vivere tra i beni temporali e si può usare dei mezzi della civiltà del progresso senza farsi schiavi di nessuno di essi” (Paolo VI). Il laico consacrato usa dei beni che è chiamato ad amministrare, con distacco interiore, valorizzandoli quali doni di Dio in modo che diventino segni di carità e di giustizia tra i fratelli. La povertà del laico consacrato è condivisione di tutto ciò che “è” e che “ha” con ogni povertà degli uomini del suo tempo. Questo lo impegna anche ad una costante lettura dei segni dei tempi avendo come criterio il discernimento della fede.
La loro “obbedienza dice al mondo che si può essere felici restando pienamente disponibili alla volontà di Dio, come appare dalla vita quotidiana, dai segni dei tempi e dalle esigenze di salvezza del mondo d’oggi” (Paolo VI).
Il laico consacrato si verifica costantemente nei confronti del Regno di Dio, per fare solamente ciò che risponde al disegno di Dio su di lui. Si abitua perciò all’ascolto della voce dello Spirito che risuona nella Parola, nelle indicazioni del Magistero, nel cammino della Chiesa locale nella quale vive e alla cui missione collabora, nella verifica con il proprio gruppo e i responsabili dell’Istituto di appartenenza, nel dovere quotidiano, nella storia degli uomini.
Le costituzioni di ciascun Istituto stabiliscono i vincoli sacri con cui vengono assunti nell’istituto i consigli evangelici, definiscono gli obblighi che essi comportano, salva sempre, però, nello stile di vita, la secolarità propria dell’istituto (CDC, 712).

Comunione e fraternità

Responsabili degli istituti secolari paolini

Nel pluralismo delle forme, gli Istituti Secolari si sentono impegnati a testimoniare la vera comunione nella Chiesa e nel mondo.

I loro membri, proprio perché in “diaspora”, ossia in uno stato permanente di dispersione, alimentano nel loro spirito un vivo senso della comunione, che li faccia sentire appartenenti con i propri fratelli di ideale, ad una vera e propria comunità.
Attraverso un ricco pluralismo di forme e secondo la spiritualità propria, ogni Istituto promuove la crescita dei suoi membri nello spirito della fraternità evangelica. Accomuna però tutti, il quotidiano impegno a vivere la comunione, particolarmente con la testimonianza della carità e del servizio nella Chiesa e nel mondo. L’organizzazione dei tempi per stare insieme e la scelta dei modi per sentirsi comunità sono indicati nelle Costituzioni dei singoli Istituti e affidati anche alla creatività dei loro membri. Sono questi, momenti indispensabili per una formazione specifica e permanente, per la riflessione e la preghiera comune, per l’approfondimento della propria spiritualità, per la verifica con i responsabili e con il gruppo di appartenenza.

 

Dalla costituzione apostolica di Pio XII

PROVIDA MATER ECCLESIA

2 febbraio 1947

La Chiesa per i fedeli

  1. Nel corso dei secoli la Chiesa, sempre fedele al suo Sposo, Cristo, e coerente con se stessa, sotto la guida dello Spirito Santo, con passo ininterrotto e deciso, fino all’odierno Codice di Diritto Canonico, adattò ai tempi la dottrina dello “stato di perfezione”. Sempre maternamente premurosa verso coloro i quali con animo volenteroso, esternamente e pubblicamente, in diverse maniere professavano la perfezione della vita, non cessò mai di favorirli nel loro santo proposito; e ciò specialmente in due modi. Anzitutto la Chiesa non solo accettò e riconobbe una singolare professione di perfezione, fatta sempre davanti alla Chiesa pubblicamente, come la primitiva e veneranda “benedizione e consacrazione delle vergini” che si faceva con apposita funzione liturgica, ma la confermò pure con speciale sanzione, la difese fortemente, attribuendole inoltre diversi effetti canonici propri. Ma la maggior benevolenza della Chiesa ed una cura singolare, venne con ragione rivolta ed esercitata verso quella piena professione di perfezione più strettamente pubblica che, fin dai primi tempi, dopo la pace di Costantino, veniva emessa in società e collegi con l’autorizzazione, con l’approvazione e per ordine della Chiesa stessa.

 

Lo stato canonico di perfezione

  1. Tutti sanno bene quanto strettamente ed intimamente la storia della santità della Chiesa e dell’apostolato cattolico, sia connessa con la storia dei fasti della vita religiosa canonica, la quale con la grazia dello Spirito Santo, che incessantemente la vivifica, andava crescendo in una mirabile varietà, sempre più irrobustita da una unità ognor più stretta. Non vi è quindi da meravigliarsi se anche nel campo del diritto, seguendo fedelmente la condotta che la sapienza di Dio chiaramente indicava, la Chiesa organizzò e ordinò lo stato canonico di perfezione, cosicché su di esso edificò, come su una delle pietre miliari, l’edificio della disciplina ecclesiastica. Fu così che lo stato pubblico di perfezione venne riconosciuto come uno dei principali stati ecclesiastici, e di esso unicamente la Chiesa ne ha fatto il secondo ordine e grado delle persone canoniche (can. 107). E va attentamente considerato il fatto che mentre negli altri due ordini di persone canoniche, all’istituzione divina si aggiunge anche l’istituzione ecclesiastica, in quanto cioè la Chiesa è società gerarchicamente costituita e ordinata; questa classe dei religiosi, che costituisce un ordine intermedio tra i chierici ed i laici (can. 107), deriva totalmente dalla stretta e totale relazione che ha col fine della Chiesa, cioè la stessa santificazione, che con mezzi adeguati deve essere efficacemente conseguita.
  2. Né l’azione della Chiesa si fermò a questo. Ad evitare che la professione pubblica e solenne di santità fosse una cosa vana e non ottenesse il suo scopo, la Chiesa con sempre maggior rigore, non riconobbe mai questo stato di perfezione, se non nelle società da Lei erette ed ordinate, cioè nelle Religioni (can. 488, l ), la cui forma generale e modo di vivere fossero stati da Lei approvati dopo un lungo e maturo esame; e le cui regole fossero state più volte non solo esaminate e vagliate sotto l’aspetto dottrinale ed in astratto, ma anche realmente e di fatto sperimentate. Nel Codice attuale poi tutto questo è stato definito in maniera così severa e assoluta che mai, neppure per eccezione, può sussistere lo stato canonico di perfezione, se la professione dello stesso non è emessa in una Religione approvata dalla Chiesa. Infine la disciplina canonica dello stato di perfezione, in quanto stato pubblico, fu dalla Chiesa così sapientemente ordinata, che per le Religioni clericali, in ciò che in genere si riferisce alla vita clericale dei religiosi, le Religioni tengono le veci delle diocesi e l’iscrizione ad una religione tiene il luogo della incardinazione clericale alla diocesi (can. 111, § l; 115; 585).
  3. Dopo che il Codice Piano-Benedettino, nella parte seconda, libro II, dedicata ai religiosi, aveva diligentemente raccolta, riveduta e perfezionata la legislazione dei religiosi ed in molti modi confermato lo stato canonico di perfezione anche sotto l’aspetto pubblico; e, sapientemente portando a termine l’opera incominciata da Leone XIII di f.m. con la immortale costituzione Conditae a Christo aveva ammesso le Congregazioni di voti semplici fra le Religioni strettamente dette, sembrava che null’altro vi fosse da aggiungere nella disciplina dello stato canonico di perfezione. Tuttavia la Chiesa nella sua grande larghezza d’animo e di vedute, con tratto veramente materno, credette bene di aggiungere alla legislazione religiosa come complemento molto opportuno, un breve titolo. In esso (tit. XVII, lib. II) la Chiesa, allo stato canonico di perfezione, volle equiparare in modo abbastanza completo le Società. di essa e spesso anche della società civile molto benemerite, le quali sebbene siano prive di alcuni elementi giuridici necessari per lo stato canonico completo di perfezione, quali per es. i voti pubblici (can. 488, 1 e 7; 487), tuttavia, negli altri elementi che vengono ritenuti essenziali per la vita di perfezione, si avvicinano con somiglianza e relazione molto stretta alle vere Religioni.

 

Gli “Istituti Secolari”

  1. Ordinate così le cose con tanta sapienza, prudenza ed amore, era abbondantemente provveduto a quella moltitudine di anime che, lasciato il mondo, desideravano un nuovo stato canonico strettamente detto, unicamente ed interamente consacrato all’acquisto della perfezione. Ma il Signore infinitamente buono, il Quale, senza accettazione di persone, aveva ripetutamente invitato tutti i fedeli a seguire e praticare dappertutto la perfezione, per mirabile consiglio della sua Divina Provvidenza dispose che anche nel mondo depravato da tanti vizi, specialmente ai nostri giorni, fiorisse ed anche attualmente fioriscano gruppi di anime elette, le quali, accese dal desiderio non solo della perfezione individuale, ma anche per una speciale vocazione, rimanendo nel mondo, potessero trovare ottime forme nuove di associazioni, rispondenti alle necessità dei tempi, nelle quali potessero condurre una vita molto consona all’acquisto della perfezione.
  2. Raccomandando caldamente alla prudenza ed alla cura dei Direttori spirituali i nobili sforzi dei singoli nell’acquisto della perfezione per quanto riguarda il loro interno, Ci rivolgiamo ora a quelle Associazioni le quali intendono e si sforzano di guidare i loro soci nella via di una solida perfezione anche di fronte alla Chiesa, nel foro così detto esterno. Non intendiamo trattare ora di tutte le Associazioni che sinceramente tendono alla perfezione cristiana nel mondo; ma soltanto di quelle che, sia per la loro interna costituzione, sia per la loro ordinazione gerarchica, e per la totale dedizione che esigono dai loro membri propriamente detti e per la professione dei consigli evangelici, e nel modo di esercitare il ministero e l’apostolato, maggiormente si avvicinano, quanto alla sostanza, agli stati canonici di perfezione e specialmente alle Società senza voti pubblici (tit. XVII), pur senza la vita comune religiosa, ma usando altre forme esterne.
  3. Queste Associazioni, che d’ora in poi saranno chiamate “Istituti Secolari”, cominciarono a sorgere nella prima metà del secolo scorso non senza una speciale ispirazione della Divina Provvidenza, con lo scopo di osservare fedelmente nel mondo i consigli evangelici, e attendere con maggior libertà a quelle opere di carità che per la nequizia dei tempi le famiglie religiose erano del tutto o in parte impedite di compiere”.

E poiché i più antichi di questi Istituti diedero buona prova di sé e coi fatti e con le opere comprovarono che con una severa e prudente selezione dei membri, con una accurata e sufficientemente lunga formazione, con un adeguato, austero ed insieme agile regime di vita anche nel mondo, se vi è una speciale vocazione divina, con l’aiuto della grazia, si può con certezza conseguire una intima ed efficace consacrazione di se stesso al Signore, non solo interna, ma anche esterna e quasi come quella dei religiosi, e che si ha così un mezzo molto adatto di penetrazione e di apostolato, ne venne “che queste Associazioni di fedeli furono dalla Santa Sede più volte lodate, non altrimenti che le Congregazioni Religiose”.