Lo spirito di Dio si unisce allo spirito dell’uomo e lo spirito dell’uomo si unisce allo spirito di Dio. Si tratta del processo che porta all’accettazione piena del Vangelo.
Il Vangelo è la presentazione della morte e della risurrezione di Cristo che entra nella nostra vita. Ci viene offerta la realtà, la vitalità di Cristo risorto. Una volta che, attraverso l’accettazione della morte di Cristo, si è fatto in noi questo spazio di disponibilità, lo stato di risurrezione di Cristo diventa nostra vitalità propria: c’è una specie di osmosi tra noi e Lui.
Io mi apro a Cristo e il primo contatto è con la morte di Cristo che mi purifica, mi scioglie, mi disintossica. Una volta che la morte di Cristo ha fatto spazio, questo spazio viene occupato dalla vitalità tipica di Cristo risorto, il suo spirito. Scatta nell’uomo un dinamismo, una voglia di fare: lo spirito è vitalità, quindi vita da vivere, impulso vitale, dinamismo…
Le tappe del dinamismo dello Spirito dinamismo sono fondamentalmente 2:
1° Lo spirito di Dio in Cristo mi spinge a fare, ad aprirmi agli altri a donarmi (tutt’altro della tendenza dell’uomo carnale che tende a conservarsi…): Cristo come risorto non vive per se stesso, ma vive a Dio… vive per. Il dinamismo dello Spirito sposta subito la persona al di là della propria cerchia; fa sì che il baricentro degli interessi porti la persona fuori dello schema del proprio tornaconto
2° Questa spinta interessa la mia volontà: devo volerla, non basta avvertirla, devo farla mia, riscergliela. La proposta di essere spinti a dare la vita per gli altri dev’essere ripresa , personalizzata: la volontà deve organizzare, programmare, puntualizzare…
Interessa la coscienza: dev’esserci un impegno preciso di coscientizzazione dell’impulso che lo Spirito mi suggerisce…
- Nutrendomi della Parola…
- Facendo diventare la “memoria biblica” (sapienza e sentimenti di Cristo) “memoria affettiva” (atteggiamenti profondamente umani: manifestazione effettiva della logica del Vangelo)… Gustando e sperimentando sempre di più che c’è più gioia nel dare che nel ricevere… che nel perdere la vita la si guadagna davvero… Si acquista una sapienza, una mentalità operativa che rende capaci di testimoniare la vita nuova paradossale del Vangelo…
Se io accetto sempre di più i suggerimenti di Cristo e dello Spirito questa accettazione voluta, coscientizzata, pensata, produrrà una mentalità, una specie di atteggiamento per cui nella mia vita farò, non spontaneamente, ma in maniera sintetica, con un certo intuito, le scelte che sono sulla linea del dinamismo di Cristo.
Il dinamismo di Cristo mi dice: devi mettere fuori di te il centro dei tuoi interessi, la vita è dono. Voglio questa ispirazione dello Spirito, ne prendo coscienza, cerco di capirla. Una volta che sono in atteggiamento di accoglienza, di fronte ad una scelta concreta in cui si ponga il problema di scegliere tra me e gli altri, sceglierò gli altri, nella linea del dono. Farò una valutazione furba (ma secondo il vangelo) accorta, valida della situazione perché solo così attraverso questa scelta realizzo i valori di Cristo.
Esempio:
- il controllo della lingua tenendo conto del messaggio della Lettera di Giacomo
- le scelte del buon pastore diverse da quelle del mercenario (Gv 10)
- le scelte paradossali di Paolo in Fil 3, 7-14… di Pietro in 1Pt 2…
Il dinamismo della “carne” nella nostra vita quando non siamo animati dallo Spirito di Cristo:
Le tappe di questo dinamismo sono 4:
- L’uomo sente una certa spinta: è l’aspirazione della carne verso certi bisogni e segue questi bisogni; dall’essere segue un agire.
- La persona avverte questo impulso di azione e lo organizza con la sua volontà, coscienza, mentalità. L’impulso viene quindi raccolto, pensato, deciso e diventa una mentalità abituale.
- Una volta che la persona si mette su questa linea, si esprime in opere rilevabili anche all’esterno. Nelle opere della carne abbiamo il ritratto, la visualizzazione del tipo di vita che conduce una persona che si mette su questa linea.
- Si realizza in pieno nell’altra vita: è la tappa della morte eterna: l’uomo non realizza per nulla se stesso; anzi si perde e vive un’esperienza di morte…