Il sacerdote, l’apostolo deve essere un uomo che conosce Gesù nell’intimo che lo ha incontrato imparato ad amarlo…perciò deve essere soprattutto un uomo di preghiera, un uomo veramente religioso secondo la sapienza del Vangelo… altrimenti non regge…

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La santità è sobrietà, equilibrio, adattabilità, disponibilità, educazione, apertura agli altri, rispetto e trepidazione verso tutti, capacità di dialogo e ecumenismo, riflessività… per i sacerdoti sviluppo di tutte le potenzialità della persona umana (mente volontà, sentimentalità, forze fisiche…).

La santità non postula una fuga dalla storia o dal mondo, ma trasformazione  e qualità nei rapporti con la realtà, la storia, soprattutto con gli altri.

La santità si sviluppa e si manifesta in uno stile evangelico di relazioni con i fratelli e tutti gli uomini fondato non solo sulla correttezza, rispetto, accoglienza, ma con umiltà, spirito di servizio, capacità di prendere su di se i mali altrui donando la vita con amore e gratuità…

Solo attraverso la relazione con il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che il credente può accedere alla santità. Il Cristo è diventato per noi: giustizia, santificazione, redenzione” (1Cor 1,30).

La santificazione del cristiano si configura come evento trinitario (dinamica del DF)… a questo evento trinitario bisogna corrispondere con impegno e vigilanza: la santificazione richiede una lotta da parte dell’uomo. E’ la lotta della fede, la lotta spirituale per opporsi alla mondanità…

Vigilare su se stessi e sugli altri, sulle comunità perché non si verifichi, il trasferimento della mentalità, dei modelli degli atteggiamenti mondani: presunzione, arroganza, ambizione, ricerca di privilegi, cercare solo i propri interessi, pretende i diritti e non impegnarsi nei doveri…

Il presbitero può vivere la sua reale santificazione, cominciando ad impegnarsi di essere uomo e che la sua vita deve essere prima di tutto umana e umanizzata.

“Il giusto deve essere umano” (Sap 12, 19). Nulla si oppone con maggiore forza alla santificazione quanto il ritenersi già arrivati alla meta, o superiore agli altri, non umile, sprezzante e tendente al pregiudizio o al giudizio facile…

Per questa santificazione molto vera e concreta, vitale e feconda è indispensabile curare una disciplina del tempo: occorre santificare, nel senso etimologico di separare, riservare del tempo della propria giornata per ascoltare la Parola, per pregare, per riflettere, per ascoltare e dialogare con i fratelli, per leggere i giornali, per pensare, per contemplare, curando anche spazi di tempo per la bellezza della natura e dell’arte…