Dopo poche settimane dall’inizio della seconda presidenza Trump, era già chiaro che la Chiesa cattolica negli Usa era diventata ostaggio del governo.
I vari provvedimenti presi dal governo federale hanno ridisegnato – in una forma che ricorda quella dei regimi autoritari e dei Paesi del socialismo reale – i contenuti da insegnare nelle scuole e nelle università, hanno limitato o fermato le attività delle istituzioni caritative religiose.
La presa di mira di studenti e docenti, specialmente musulmani o da Paesi a maggioranza musulmana, con arresti e deportazioni hanno mandato un segnale intimidatorio anche a quei milioni di persone legalmente residenti ai quali però ora non si riconosce la libertà di espressione garantita dalla Costituzione.
A coloro in possesso di visto di studio o lavoro e ai residenti permanenti con “carta verde” è già stato sconsigliato di uscire dal Paese o di preparare accorgimenti particolari per il momento del rientro.
Di fronte a tutto questo, la Chiesa ha reagito in gran parte con il silenzio per paura di essere presi di mira dal governo, in un sistema che non è più lo Stato di diritto che diceva di essere.
Nel suo famoso discorso del 5 marzo 1946 dal Westminster College a Fulton (Missouri), Winston Churchill disse che una cortina di ferro era scesa attraverso il continente europeo. Allora l’Europa contava sugli Stati Uniti. Oggi non solo l’Europa non può contare sugli Usa. Nel 2025 una nuova cortina di ferro è scesa, questa volta attorno agli Stati Uniti. E la Chiesa in questo Paese è diventata, a suo modo, una Chiesa del silenzio.