Mons. Bruno Forte: «Papa Leone XIV ha esperienza e visione per affrontare le sfide e rilanciare la Chiesa. Si vede già dal nome, è quello che ci voleva»

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L’arcivescovo e teologo: «Leone, non solo come il Papa della dottrina sociale ma anche come Leone Magno che attraversò cambiamenti profondi. Trump? Sa di dover scendere a patti con Prevost»

Monsignor Bruno Forte cosa le piace di Papa Leone XIV?

«Nel villaggio globale che è oggi il pianeta, è il Papa che ci voleva: viene dal Nord America, è stato missionario in Sud America, ha operato a Roma al servizio della Chiesa in tutto il mondo. Sono molto grato a Dio per questo».

Perché è stato eletto lui?
«Ha una ricchissima esperienza e una visione cattolica, che unisce. Ha vissuto il suo percorso di fede prima nello studio, poi tra i poveri in Perù, e poi servendo la Chiesa universale. E questo spiega perché è stato eletto subito: ha esperienza pastorale, orizzonti vasti e la capacità di capire le sfide che ci attendono. Si vede già dal nome scelto».

Leone XIII: il papa della dottrina sociale?

«Sì, difese i diritti del lavoro nel tempo della grande rivoluzione industriale. Ma non solo lui: Leone Magno nel V secolo guidò con saggezza la Chiesa in una fase di cambiamenti profondi. E quindi quel nome ha un duplice significato: guida dei più deboli e rilancio della Chiesa in tempi difficili».

La Chiesa ha bisogno anche oggi di un rilancio?
«Certamente. È un’epoca di secolarizzazione spinta. Dopo il Covid c’è un allontanamento importante, di adulti e anziani, ma soprattutto dei ragazzi che sono completamente smarriti e non cercano più l’incontro persino tra loro. È una società che si sta trasformando in maniera radicale. Si riduce tutto alla ricerca del piacere e del denaro. E ciò che accade può svuotare tutto di significato. In questo contesto è importantissimo rilanciare la bellezza della proposta di Gesù».

Papa Leone invita a «sparire perché rimanga Cristo». Cosa intende?

«Una cosa bellissima: al centro non ci siamo noi. Ciò che conta non è il protagonismo del singolo. Chiunque nella Chiesa deve impegnarsi perché vada avanti non sé stesso o la propria parte, ma la giustizia e la verità che è Cristo».

Il Papa parla del Maligno e dice che non vincerà.

«Nella visione cristiana, la storia è segnata dall’azione del Maligno. E dalla voglia di usare Dio per proprio tornaconto. Il nazismo, ad esempio, si propose come religione. E il fascismo si presentò come difensore della fede. Persino il comunismo sovietico si era messo al posto di Dio. Ma dove si fa questo, prima o poi, si paga drammaticamente il prezzo».

A chi si riferisce il Papa? Chi strumentalizza Dio?
«Faccio un esempio. Quando il patriarca russo Kirill sposa la causa di Putin come “sacra”, usa Gesù per benedire violenza e armi. Papa Francesco lo definì “chierichetto di Putin”. Papa Leone XIV sta dicendo la stessa cosa. Non si può assoldare Dio a paladino delle nostre cause».

Il Papa mette in guardia sull’Ai. È un pericolo per la dignità umana?
«Sì se viene usata senza una regola etica: sapere scientifico e servizio alla promozione integrale dell’umanità devono andare di pari passo».

Papa Prevost dice che Gesù non è Superman. Perché?
«Il background culturale di questo Papa è profondo. Le sue parole sono estremamente serie e tali da dover essere applicate ai fatti. Egli intende dire che non ci sono soluzioni magiche».

Come?

«Ad esempio, “la pace sia con voi” è il saluto di Gesù. Ma attenzione, non è stato un saluto generico: con esso ci ha ricordato i tanti conflitti, dall’Ucraina alla Terrasanta in poi, e che occorre impegnarci tutti per la pace».

Per una “pace disarmata e disarmante”. Ma come si fa se il nemico è un massacratore?
«Mi sembra che il messaggio del Papa sia: è inutile pensare a patti di pace se non si accettano giustizia e verità. Guardiamo all’Ucraina, non si può pensare che la Russia non ottenga niente. Ma nemmeno si può pretendere che Putin stravinca. Bisogna trovare un equilibrio».

E come?

«Insieme. Esercitare una tale pressione, anche economica, che convenga anche alla Russia un compromesso. L’Ue non si può tirare indietro. E Trump se vuole fare la pace imponendo patti ingiusti fallirà. Vance si presentò a Francesco sulla stessa linea e con il dramma della cacciata dei migranti, deportati a migliaia con manette ai polsi. Non si vedeva una cosa del genere dal nazismo e analoghi. Da cardinale, il Papa ha attaccato duramente questi metodi».

Ma Trump si disporrà alla pace con chi lo attacca?
«Da esperto di scambi commerciali sa che quando il prezzo della merce è troppo alto e resta invenduta, si deve scendere a patti…».