Gian Maria Zaccone, direttore del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone, commenta lo studio del designer brasiliano Cicero Moraes secondo il quale il lenzuolo che avrebbe avvolto il corpo di Gesù sarebbe un calco risalente al Medioevo
Molto rumore per nulla. Prendendo a prestito il titolo della celebre commedia shakespeariana, potremmo sintetizzare così la reazione più diffusa tra gli studiosi della Sindone di mezzo mondo.
Quando lo scorso 28 luglio è iniziato a circolare in rete un articolo della rivista “Archaeometry” dal titolo: “Image Formation on the Holy Shroud—A Digital 3D Approach” a firma di Cicero Moraes, un designer in 3D brasiliano, di 42 anni con una discreta fama nel campo della ricostruzione facciale forense, nessuno sospettava che la pallina di neve si sarebbe trasformata, in una settimana, in una valanga di discrete dimensioni.
Della Sindone di Torino, il telo di lino che, secondo la tradizione cristiana, avrebbe avvolto il corpo di Gesù Cristo dopo la sua sepoltura, sappiamo moltissimo. Manca qualche tassello, ma un secolo di studi scientifici di altissimo livello, delle risposte le hanno date.
Però non sappiamo ancora come si sia formata l’impronta sul telo e sulla datazione i dubbi restano significativi.
Almeno fino al 28 luglio, perché l’articolo di Cicero Moraes sostiene di avere, grazie ai suoi disegni tridimensionali, la prova che 1. quel telo non ha avvolto un corpo, ma un bassorilievo e 2. la datazione del telo è dunque con ogni probabilità di epoca medievale.
Senza nulla togliere al designer di Chapeco, cittadina dello Stato di Santa Catarina, il suo studio, agli esperti del ramo, è subito apparso un po’ debole. Eppure l’eco sui media è stato amplissimo. Com’è stato possibile?
“Ce lo stiamo chiedendo ancora anche noi, ma sappiamo che il tema Sindone attrae sempre – ci confida Gian Maria Zaccone, direttore del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone e uomo che da decenni si occupa di Sindone – pur se si fa fatica anche solo a capire quale fosse davvero il cuore della ricerca. Non appare esserci nulla di nuovo.”
Facciamo un piccolo passo indietro. La rivista, presentando lo studio di Moraes, scrive: “Questo studio indaga l’origine dell’immagine impressa sulla Sacra Sindone di Torino (…) utilizzando simulazioni digitali 3D. Attraverso software libero e open-source, sono stati eseguiti la modellazione parametrica di un corpo umano, la simulazione della dinamica del tessuto e la mappatura delle aree di contatto. Sono stati confrontati due scenari: la proiezione di un modello umano tridimensionale e quella di un modello a bassorilievo. I risultati dimostrano che il motivo di contatto generato dal modello a bassorilievo è più compatibile con l’immagine della Sindone, mostrando meno distorsioni anatomiche e maggiore fedeltà ai contorni osservati, mentre la proiezione di un corpo 3D risulta in un’immagine significativamente distorta. La metodologia accessibile e replicabile suggerisce che l’immagine della Sindone è più coerente con una rappresentazione artistica a bassorilievo che con l’impronta diretta di un corpo umano reale, supportando le ipotesi della sua origine come opera d’arte medievale.” Più coerente, tutto qui. Forse.
L’agenzia ANSA precisa che il designer ha aggiunto in una intervista: “Una matrice del genere avrebbe potuto essere fatta di legno, pietra o metallo e pigmentata, o persino riscaldata, solo nelle aree di contatto, producendo l’impronta osservata”. Ipotesi, ancora. Quindi? “Siamo di fronte a una non-notizia, l’ipotesi di formazione dell’immagine sindonica tramite contatto con un bassorilievo, da tempo è rigettata sulla base di indagini e misure delle caratteristiche fisico-chimiche dell’immagine, a partire dai risultati dello STuRP nel 1978 . – ribadisce Zaccone – Persino il professor Nello Balossino, che fa parte del nostro gruppo di studio e che tra i primi ha applicato l’informatica alle immagini della Sindone per approdare alla tridimensionalità, non ha trovato il bandolo della matassa. E non l’ha trovato per un motivo molto semplice: manca l’accordo con quanto emerso nelle analisi scientifiche sull’immagine sindonica.” Di nuovo. Eppure solo la scienza, la ricerca, la cura dell’analisi, la sua verificabilità, possono forse dare le risposta a quelle domande ancora sospese. Nel 1998 Giovanni Paolo II, in occasione della sua visita pastorale a Torino e Vercelli, ben consapevole del ruolo fondamentale delle scienze disse: “La Chiesa esorta ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono.”
Sia come sia, di fatto, il polverone si è alzato e si è resa necessaria una replica che, puntuale, è arrivata il 4 agosto dal Custode della Sindone, l’arcivescovo di Torino, Mons. Roberto Repole. Una replica, piuttosto netta, comparsa sul sito della Diocesi, che punta non tanto a focalizzarsi sulla questione dell’autenticità (o meno) della Sindone, quanto a chiedere il rispetto del metodo scientifico. “Ancora una volta assistiamo al lancio di nuove “rivelazioni” sulla Sindone e i suoi misteri. – scrive l’Arcivescovo- (…) Il Custode della Sindone non ha motivo di entrare nel merito delle ipotesi formulate liberamente da scienziati più o meno accreditati. (…) Se non ci si può stupire più di tanto del clamore che certe “notizie”, vere o verosimili, nuove o datate, possono suscitare in un circuito mediatico che ormai è globale e istantaneo, rimane la preoccupazione per la superficialità di certe conclusioni, che spesso non reggono a un esame più attento del lavoro presentato. E rimane da ribadire l’invito a non perdere mai di vista la necessaria attenzione critica a quanto viene così facilmente pubblicato.”
Difficile essere più chiari. Resta la perplessità del clamore che nasce da uno studio sicuramente interessante, ma debole, che ha già alle spalle una serie di analisi simili, ma già tutte sconfessate o fortemente ridimensionate.
“Non c’è da stupirsi – concludere il direttore del Centro – l’interesse sulla Sindone è enorme e globale. Provi a fare una semplice ricerca su Google e la sfido a arrivare alla fine delle pagine che il motore di ricerca le offre sul tema. La Sindone è uno degli argomenti di maggior interesse in ambito non solo religioso. Si tratta di una immagine sconvolgente, emotivamente fortissima, che ha, al di là della sua origine o datazione, un legame indissolubile con la storia di Cristo. Mi lasci però aggiungere una postilla, a titolo personale, una di quelle domande semplici che ogni tanto fanno capolino: perché mai un artista del medio evo avrebbe dovuto realizzare un oggetto tanto complesso e inconsueto che non poteva essere capito, come infatti puntualmente accadde da parte delle autorità religiose?”
Già, perché? A volte nelle domande più semplici è possibile trovare risposte inaspettate.