Specialmente per un cristiano-apostolo–consacrato risulta un guaio serio condurre una esistenza senza senso, cioè senza un senso unico e unificante tutte le varie scelte. Attenti che una esistenza senza senso non è solo l’esistenza completamente disordinata e disorganizzata… ma anche quella (forse esteriormente ben ordinata con tutti gli orari e programmi e ruoli) nella quale manca un’“anima”, un’“unità’’, un “amore che spinge”: quando tu per esempio non vivi, ma ti lasci vivere, quando ti manca una profonda consapevolezza di ciò che fai e sei… E quando non ci preoccupiamo di programmare la nostra crescita, di ridare sempre più validamente un significato vero alla nostra vita perché presumiamo di aver raggiunto la nostra vera identità; questa illusione che abbiamo già raggiunto la nostra vera identità e che siamo già persone deriva dal confondere tra ciò che viviamo e siamo con quello che possediamo, quello che abbiamo esteriormente o dal lavoro che svolgiamo.
La persona (soprattutto un apostolo o consacrato) non è costituita per la sua realizzazione dal suo ruolo e dalle sue azioni (anche se queste sono necessarie per crescere e per la missione); e nemmeno sono sufficienti i ricchi rapporti che può avere con molteplici persone (anche se questi sono necessari per la missione da svolgere), ma dalla sua identità vera, cioè da ciò che è e vive profondamente. Per la nostra vera identità non conta ciò che possediamo e ciò che facciamo e nemmeno, tanto, ciò che sappiamo (la “zona del sapere”), ma quel che viviamo (la “zona del vissuto”): i messaggi di vita che riusciamo a trasmettere. Ma attenti perché possiamo vivere a varie dimensioni:
- vivere “alienati”, cioè “centrati su altri” senza coinvolgimento e responsabilità;
- oppure vivere centrati sul nostro superficiale–egoistico;
- oppure VIVERE A LIVELLO PROFONDO, MISTICO GUIDATI DALLO SPIRITO…