Non è difficile accettare le centralità di Gesù nella storia, così avere la consapevolezza che è il senso della vita, l’Alfa e l’Omega… (come quando Pietro dice: “tu sei il Messia”…)… Difficile è invece accettare tutto quello che comporta la replica e la spiegazione che Gesù dà a Pietro; il Cristo di Dio, il Messia è sì al centro della storia, ma Lui:
- sceglie la via dell’umiltà,
- proclama le Beatitudini,
- le esprime nella sua vita povera
- accoglie la via dell’abbassamento e l’accoglie in se nell’essere riprovato dagli Anziani, dagli Scribi (persone importanti)
- e nell’essere messo a morte
- e vivendo così, facendo scelte secondo questa logica di kenosi, raggiungerà la risurrezione…
Il rischio anche per noi dell’atteggiamento di Babele (Gen 11, 1-9) e dei farisei (Gv 9, 13-34) nei confronti del mistero della croce e dell’Eucarestia… Possiamo celebrare l’Eucarestia, ma senza lasciare che sia l’Eucarestia a dare progetto alla nostra vita, ma celebrarla come un appoggio, come un sostegno al nostro progetto, al nostro punto di vista, alle nostre scelte già fatte… Rischio di utilizzare l’Eucarestia e il Vangelo come una forza generica che asseconda le nostre aspettative egocentriche… Ricordiamo che l’Eucaristia non è una cosa, ma una persona; è Gesù Cristo fatto Vangelo di cui noi siamo in umile ascolto che prende in mano i nostri progetti e li cambia e li indirizza, donando l’energia-sapienza contemplativa di trasformare in gioia-letizia evangelica le prove-fatiche-tribolazioni della vita quotidiana. Questa è l’unica via del Messia per salvarci ed anche l’unica via perché l’uomo possa diventare e vivere da figlio di Dio.
Celebrando bene l’Eucarestia, dato che nel segno del pane spezzato e donato ci siamo anche noi, il suo dinamismo ci aiuta ad accogliere e amare fino in fondo molti aspetti della nostra realtà:
- ci aiuta ad amare quello che noi siamo: quante cose di noi stessi facciamo fatica di accogliere e amare; Cristo ci chiede di consegnarle a lui e di amarle nel loro volto trasfigurato
- Ci aiuta ad amare il posto in cui siamo: quante volte vorremmo essere altrove, con altre persone, con altri impegni, in un contesto che a nostro modo di vedere ci sembra più consono. Questo è il mio corpo: qui non altrove.
- Ci aiuta ad amare il tempo in cui viviamo: quante volte ci rifugiamo nel passato; oppure ci estraniamo sognando un futuro che ha poche radici nel presente che ci è dato. Quante volte vorremmo saltare intere pagine di vita, annullandole, cancellandole, evitandole. Questo è il mio corpo: con tutte le particelle di storia da lui vissute
- Ci aiuta ad amare quello che facciamo: quante volte si giunse a sera con un senso di frustrazione, come se la giornata mancasse di un polo di unità. Dietro ogni piccola frustrazione c’è un pezzetto del mio io che non è stato consegnato, una tessera del mosaico che non ho voluto affidare alle mani di Dio
Nell’eucarestia di Gesù, nonostante l’amore e la gratuità, abbiamo anche il tradimento: il rinnegamento di Pietro, la fuga generale. Anche la contemplazione del mistero del tradimento deve portare non solo trepidazione, ma anche consolazione perché ci illumina che il no fa parte della logica dell’amore; l’amore vero, soprattutto quello divino lascia la possibilità all’altro di dire no e il Signore continua ad amarlo, aiutandolo a riprendersi e a rispondere di nuovo con fedeltà.
Ci deve consolare perché ancora una volta e più che mai sperimentiamo che la nostra forza consiste nella fedeltà e nell’amore di Dio, non dobbiamo scandalizzarci delle nostre fragilità. Inoltre ci responsabilizza perché ci fa discernere e ci indica i criteri di vita nuova e di scelte evangeliche, quando partecipiamo all’eucarestia: saremo anime eucaristiche trasfigurate quando accettiamo con umiltà i nostri limiti e anche i limiti degli altri e continuiamo a confidare nell’amore di Cristo, nella misericordia di Dio, facendola circolare con gratuità e perseveranza…