Noi presbiteri per svolgere con autorevolezza il ministero della consolazione biblica, per risultare ministri dello Spirito… non basta elaborare e proporre discorsi sapienti; non basta annunciare e informare (un primo livello); e nemmeno un forte coinvolgimento emotivo (un secondo livello importante), ma bisogna favorire che tutti coloro che dobbiamo evangelizzare raggiungano il terzo livello. Questo si identifica non solo con la decisione che sarebbe opportuno prendere, ma soprattutto favorisce il mettere in atto, in modo costante e nella gioia, comportamenti nuovi che siano coerenti con la sapienza del Vangelo di Cristo e di San Paolo (Cfr. Rom 12)). Perché l’animazione risulti feconda in questo modo, non basta dire “convertitevi”, ma è importante come lo si dice, la coerenza di vita e la grazia: la “spada” della Parola non va usata-proclamata “di piatto”, ma di “taglio” e deve aver trapassato-cambiato, prima, la vita del predicatore.
Spero che in tutti noi preti sia cresciuta la consapevolezza che abbiamo poco potere nel cambiare gli altri: possiamo, invece puntare molto sul grande potere di cambiare noi stessi con la grazia del Signore, acquistando l’autorevolezza nella fede, nella dedizione gratuita verso gli altri e nella missione. E solo con questo “potere della coerenza”, che si esprime in evangelica sensibilità, santità operosa, preghiera costante, apostolato generoso… possiamo incidere fortemente e in modo fecondo sulle anime.
Le “predicazioni” basate sul presupposto che l’essere umano sia un essere razionale, che una volta compreso il messaggio lo attuerà, e tutto dipende solo dalla sua personale responsabilità… hanno fallito. Cfr. messaggio Parabola del Seminatore: Mc 4, 1-20.
La grazia divina non opera in situazioni di fantasia, ideali o da sogno. Agisce nella realtà concreta, nella nostra esistenza quotidiana, normale. La persona che Dio ama con la tenerezza di un padre, la persona di cui egli si interessa e mediante il suo amore vuole trasformare, non è la persona che avrei voluto essere, o che avrei dovuto essere, ma è, assai banalmente, la persona che sono. Dio non ama delle persone “ideali”, delle persone “virtuali”. Non ha amore che per delle persone reali; e oggi. Non gli interessano i santi da vetrata, ma i peccatori che noi siamo.
- Alla luce di tutto il N.T. si richiede “contemplare, sperimentare l’amore di Cristo, vivendo in Lui, con Lui, per Lui”: 2Cor 5, 14; 1Pt 1, 8; Fil 3, 7-14.
- E per amarlo bisogna conoscerlo: “questa è la vita eterna conoscere te e colui che hai mandato, Cristo Cristo” (cfr Gv 17,3); o meglio “essere da Lui conosciuti” (Ga 4, 9): stupore per il dono del suo amore-elezione (cfr. la mia lettera del 30/6), ricerca sincera di Dio e conoscenza profonda di se stessi.
- Questa conoscenza non è di tipo intellettuale, ma contemplativo e avviene per rivelazione: “nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale lo voglia rivelare, “se il Padre non vi attira…” ( Mt 11, 27; Gv 6, 44; 2Cor 5, 18).
Senza questa conoscenza mistica di Cristo (comunione profonda con Lui) continueremo a rinnegarlo anche noi, come Pietro che “seguiva Gesù da lontano” e non si era lasciato coinvolgere, non era entrato nel suo “mistero”, “non aveva tenuto il capo sul petto di Cristo” come il discepolo prediletto (Gv 13,25); e per questo non riusciva a capire; e aveva ragione, con la sua mentalità umana, ad affermare: “non conosco quest’uomo” (Mc 14,71); solo con lo Spirito capirà: cfr. messaggio di 1Pt.
Per comprendere in profondità e disporre meglio il nostro cuore all’ascolto della Parola e alla illuminazione e conversione evangelica, ricordiamo l’immagine usata da san Domenico “prima l’arco si piega nello studio e poi la freccia viene scoccata nella predicazione”. Attualizziamo per noi: se l’arco (la nostra vita di chiamati) non si piega e non si rafforza nella preghiera (ascolto della Parola, impegno spirituale di cristificazione)… la freccia non potrà essere scoccata per svolgere un apostolato fecondo secondo lo spirito di san Paolo… Se l’arciere si limita ad andare in giro con una freccia nell’arco, ma non tende la corda (oppure la vuole tendere, ma è molto –troppo- lenta), non prende nulla: Sl 78 (79), 57… E così anche noi: possiamo risultare insignificanti e sterili nella missione, quando ci ritroviamo spenti, privi della forza-grazia di Dio e dello spirito di Paolo.