COLMEGNA: «CIAO GINO, I TUOI “NO” ERANO SLANCI DI UMANITÀ»

Articoli home page

Il ricordo di Don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, che era legato al fondatore di Emergency Gino Strada scomparso il 13 agosto all’improvviso, da un legame di stima e amicizia

Coglie tutti impreparati la scomparsa improvvisa di Gino Strada, 73 anni, fondatore di Emergency in una calda giornata di agosto. Don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, l’ha voluto ricordare, lui che con Strada e la moglie Teresa ha condiviso le origini e le passioni a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano.

«La perdita di Gino Strada» scrive il sacerdote sul sito della Casa della Carità «segna un grande vuoto e mi lascia a riflettere su tanti interrogativi. Cittadino di Sesto San Giovanni, Gino era un amico con cui avevo un legame profondo e vissuto, più che con le parole, attraverso diverse esperienze condivise di solidarietà. Perché con lui ero abituato così: fatti concreti e poche parole. Mi ritrovavo molto in questo suo stile».

La sua scomparsa lo provoca: «La sua perdita mi interroga innanzitutto sulla sua passione. Il suo perentorio no alla guerra, con quella radicalità forte e quello slancio così umano, ha sempre sovvertito i classici schemi, razionali, che cercano di inquadrare le persone e gli avvenimenti. I suoi erano no impetuosi, non ideologici, ma con l’intensità di una persona che vuole, esige, fatti concreti. Penso a tutte le sue “imprese”, gli ospedali, l’Afghanistan, le guerre dimenticate».

Gino Strada è stato un modello di impegno civile per tanti: «La sua perdita mi fa poi riflettere su quella straordinaria cultura di volontariato di cui era portatore e che, anche qui, non si può ricondurre nei soliti schemi politici. La sua è una perdita immensa, che dovrebbe riconoscere anche chi non era d’accordo con alcune sue idee».

E conclude Colmegna: «Io, da credente, scorgevo in lui una sorta di fede nell’umanità, che era capace di alimentare con la fantasia, le invenzioni, la determinazione di ricercare sempre, inderogabilmente, la pace e il rifiuto della guerra».