Creativi e corresponsabili. I laici protagonisti dei «Cantieri di Betania» nelle diocesi italiane (don Paolo Scarafoni e Filomena Rizzo)

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Ferve il lavoro nelle diocesi italiane. Sono 12 le diocesi coinvolte nelle dinamiche dei sinodi diocesani, a metà percorso o in fase finale. In alcune si nota che il cammino locale oscura quello nazionale; ci sono altre che invece sono riuscite non soltanto ad integrare, ma a far fruttificare questo momento. Mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova ha affermato la ricchezza della sinergia tra «i tre sinodi: Padova, Italia, Mondo». Si sono colte sia le tempistiche che le modalità. «I quattordici temi del sinodo diocesano possono essere suddivisi nei tre Cantieri di Betania». Napoli sta vivendo il suo XXXI sinodo diocesano; nel cronoprogramma l’avvio dei Cantieri di Betania è previsto per questo mese di gennaio, anche se i temi già in discussione sono la sinodalità, la relazione, la sussidiarietà, la corresponsabilità e la partecipazione.

Di «scommessa apostolica» si parla nella Diocesi di Caltagirone, dove il quarto cantiere consiste nel mettere in movimento clero e laici insieme; non una pretesa vanitosa, ma la fedeltà a una promessa di costruire una Chiesa veramente sinodale. A Cagliari l’arcivescovo Giuseppe Baturi ha sottolineato che il ruolo dei sacerdoti è fondamentale, ma i laici devono diventare «corresponsabili» nella Chiesa, pronti ad avviare e vivere insieme «una nuova esperienza di Chiesa». Anche le comunità diocesane di Terni – Narni e di Frascati coinvolgono i laici e insieme al clero si impegnano ad «immaginare con creatività» una Chiesa sinodale, che significhi corresponsabilità e formazione degli operatori pastorali e uno «snellimento delle strutture ecclesiali», con la Eucaristia paradigma della sinodalità. Gli fa eco la Diocesi di Frosinone – Veroli – Ferentino, che sceglie come quarto cantiere l’assemblea eucaristica.

Si lavora tanto nella diocesi di Tricarico, in Basilicata, nel «Cantiere della Comunità»: il tentativo è quello di rifare il tessuto umano e cristiano delle comunità, indebolito dal covid e dalla cultura individualista.

Piazza Armerina punta sulle donne e sulle famiglie, e sul loro coinvolgimento nella formazione e nell’accompagnamento dei presbiteri. Similmente, sia Sorrento – Castellammare di Stabia sia Pesaro hanno scelto il cantiere della famiglia, alla ricerca dei passi necessari affinché la Chiesa sia sempre più missionaria. Quest’ultima diocesi ha cambiato recentemente il vescovo, e in questi giorni, nella sua persona, si è realizzato l’accorpamento con quella di Urbino, Urbania e Sant’Angelo in Vado, che ha concluso il suo sinodo diocesano.

Il confronto sul futuro, sui giovani, sul rapporto tra generazioni è attenzionato da tante diocesi, e una decina lo scelgono come quarto cantiere. A Lucca porta il titolo: «il futuro, l’interesse per le nuove generazioni». L’Arcidiocesi di Carpi – Modena – Nonantola sotto la guida di Mons. Erio Castellucci, membro del gruppo di coordinamento nazionale del Sinodo, elabora schede sinodali mensili per confrontare e condividere temi di pastorale ordinaria. Grande attenzione al Cantiere della formazione, in sinergia con il progetto nazionale «Seme diVento» promosso dal Servizio Nazionale per la pastorale giovanile. Le due diocesi, unite nel 2020, lavorano insieme in maniera coesa.

«La povertà educativa» è il cantiere scelto dalla diocesi di Civitavecchia – Tarquinia – Porto Santa Rufina, perché c’è la consapevolezza della difficoltà di comunicare con i giovani, e l’evidente distanza della Chiesa dai ragazzi. Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi, in Puglia, e Montepulciano – Chiusi – Pienza, in Toscana, hanno scelto il quarto cantiere: l’ascolto dei giovani e annunciare loro la gioia del Vangelo, con particolare cura al mondo virtuale, non solo strumento di comunicazione ma spazio di vita occupato. Anche in Sicilia la diocesi di Nicosia ha scelto come quarto cantiere «i giovani e le nuove povertà», un cantiere trasversale, inserito nei primi tre. «Portiamo lo stile di Betania in ogni realtà della nostra chiesa, dentro le mura e fuori le mura». Quella di Patti, come quella calabrese di San Marco Argentano – Scalea, punta su «le relazioni tra ragazzi – giovani e persone anziane, per coltivare il dialogo intergenerazionale, a partire dai luoghi che abitano: famiglia, scuola, parrocchia, strada». È stato bello registrare che in molte diocesi la preparazione del prossimo incontro mondiale della GMG di Lisbona è vissuta come esperienza sinodale.

Giovanili e attive sono le équipe di animatori che hanno accompagnato il grande lavoro svolto con messaggi simpatici, accattivanti e allo stesso tempo profondi. Si parte da Faenza con la frase che Gandalf dice a Bilbo Baggings nel libro di Tolkien, Lo Hobbit: «Il mondo non sta nei tuoi libri e nelle tue mappe. È là fuori». Varie diocesi utilizzano la citazione di Bonhoeffer nel cammino di formazione all’ascolto: «il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Come l’amore di Dio incomincia con l’ascoltare la sua Parola, così l’inizio dell’amore per il fratello sta nell’imparare ad ascoltarlo … Chi crede che il suo tempo è troppo prezioso per essere perso ad ascoltare il prossimo, non avrà mai veramente tempo per Dio e per il fratello». Matera – Irsina nel progettare in grande i cantieri e non lasciarsi sedurre da facili soluzioni, ricorre alla scrittrice ebrea vittima dell’olocausto Etty Hillesum: «ora sta a noi aiutare Dio ad essere vivo in questo mondo».

Non passa inosservato l’invito al dialogo e alle relazioni con le persone «fuori del giro» (i non credenti, i non praticanti, i fedeli di altre confessioni), che la diocesi di Pinerolo ha realizzato: una cartolina con l’immagine del famoso «urlo di Munch», dietro la quale ci sono domande su come percepiscono la Chiesa.

Alcune diocesi si lasciano ispirare nel loro cammino da testimoni credibili. A Palermo all’inizio della seconda fase Mons. Corrado Lorefice ha affermato: «i nostri passi procedano sulle orme lasciate dal Beato Pino Puglisi». Pompei ci ha meravigliato. Una piccola prelatura piena di spirito sinodale, con una equipe molto attiva. La figura di riferimento non poteva che essere il Beato Bartolo Longo, a cui si riferisce «il cantiere dell’accoglienza, da lui stesso aperto – come afferma Mons. Tommaso Caputo – e che oggi ha bisogno di nuova progettualità e nuovi operai». Prende spunto da una donna, la Beata Armida Barelli, il terzo cantiere di Catanzaro – Squillace, dedicato alla santità laicale. Interessante anche il quarto: la fede e le tradizioni: «ci aiuta a guardare con maggiore consapevolezza alla nostra realtà ecclesiale, fortemente segnata e connotata dalla pietà popolare. Si riconosce l’aspetto più genuino della fede, quello appunto del “popolo” che, nei secoli, ha cercato di manifestare nel modo più congeniale e, quindi, più semplice il suo essere cristiano». La valorizzazione della pietà popolare è condivisa dalla diocesi di Nocera Inferiore – Sarno, dove è stato allestito il cantiere delle feste e della pietà popolare, per riscoprire il vero senso «della festa e delle feste», il significato della domenica e il valore dell’anno liturgico.

Portiamo l’esempio di un cantiere aperto e già funzionante, come ce ne sono tanti altri in tutta Italia, che è stato messo in risalto anche dall’informazione nazionale, realizzato nella diocesi di Acireale ad Aci Catena: la comunità parrocchiale di Santa Maria della Consolazione, con il vicario Don Rosario Pappalardo, ha celebrato come preparazione al Natale, «la novena itinerante nelle vie del quartiere», per concretizzare il cantiere della strada e del villaggio, e così raggiungere anche le persone lontane. La parrocchia incontra i diversi mondi e può ascoltare gli ambiti che spesso restano «inascoltati». Qui siamo di fronte ad un chiaro esempio di creatività, dal cuore antico e sguardo aperto, che sa nutrire processi, coniugando la pietà popolare con la sinodalità. Grande è la potenzialità della pietà popolare nel percorso sinodale con i lontani che si lasciano avvicinare e coinvolgere con entusiasmo. Le celebrazioni della prossima settimana santa possono essere occasioni sinodali da non perdere.

La diocesi di Sassari ha scelto «il cantiere della sinodalità per edificare la nostra Chiesa-Casa tra la soglia e il focolare». Concludiamo questa panoramica con la diocesi di Ragusa che ha individuato il quarto cantiere trasversale a tutte le attività pastorali: il cantiere della metodologia sinodale, dove si potrà operare una «svolta metodologica», capace di rinnovare in modo sinodale la prassi pastorale, e in particolare, lo stile di guida e di partecipazione ai processi decisionali. Per il nostro interesse teologico questo è il «cantiere dei cantieri». Siamo sempre più convinti che per progredire nella carità attraverso processi di rigenerazione sul piano catechetico e formativo, la sfida per le diocesi e le parrocchie è di aprirsi ad una teologia «semplice», conciliare e sinodale, in chiave pastorale e missionaria, chiara ed essenziale, alla portata di tutti. In tal modo il popolo di Dio potrà diventare pienamente «corresponsabile» del cammino della Chiesa, farlo crescere, portarlo a pienezza.