FINANZA VATICANA: QUANTO STA AVVENENDO E QUANTO DEVE ANCORA AVVENIRE NEL SOLCO DEL CAMBIAMENTO

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Lo scorso mercoledì 4 novembre Papa Francesco, nel segno di una collegialità operativa, ha presieduto una riunione alla quale hanno partecipato il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il Sostituto della Segreteria di Stato mons. Edgar Peña Parra, il Segretario generale del Governatorato dello Stato Città del Vaticano mons. Fernando Vergez, il Presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa) mons. Nunzio Galantino, il Prefetto della Segreteria per l’Economia (SPE) padre Juan Antonio Guerrero Alves.

Viene quindi costituita una ‘Commissione di passaggio e controllo’ per portare a compimento, nei prossimi tre mesi, quanto richiesto direttamente dal Santo Padre al Segretario di Stato con una lettera dello scorso agosto. Il cuore della comunicazione è incentrato sulla promozione di un modello di gestione integrata in grado di proporre un alto livello di sinergia con la finalità di evitare sovrapposizioni e favorire la trasparenza. Tutto questo senza trascurare la chiarezza nell’esercizio delle indispensabili funzioni di controllo e vigilanza sulle operazioni. Papa Francesco ha quindi stabilito che la Segreteria di Stato “trasferisca all’Apsa la gestione e l’amministrazione di tutti i fondi finanziari e del patrimonio immobiliare, i quali manterranno in ogni caso la propria finalità attuale. Una particolare attenzione – si legge nella lettera – meritano gli investimenti operati a Londra e il fondo Centurion, dai quali occorre uscire al più presto, o almeno, disporne in maniera tale da eliminarne tutti i rischi reputazionali”.

Francesco ha disposto, inoltre, che “tutti i fondi che finora sono stati amministrati dalla Segreteria di Stato siano incorporati nel bilancio consolidato della Santa Sede”. Dalla lettera del Papa al cardinal Parolin si evince quanto sia importante continuare “nella linea di una gestione che sia, secondo i desideri di tutti, più evangelica”.

CHE COSA MANCA ANCORA?

La riconosciuta qualità etica degli investimenti e la trasparente gestione dei patrimoni devono essere lo specchio dove sarà possibile ammirare la bellezza dei principi della Dottrina sociale della Chiesa cattolica. Si dovrebbe evitare che possa emergere, in un futuro non troppo lontano, quel modello delle 3c – volutamente riportate in minuscolo – che hanno riempito le cronache dei giornali: corruzione, clientelismo e clericalismo. Questa positiva funzione di carattere preventivo dovrà essere messa in primo piano per dare armonia ed equilibrio ai cambiamenti. In questo senso, non sarà possibile escludere “Propaganda Fide” dalla brillante riorganizzazione in corso. Ci riferiamo proprio alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli che è una delle nove Congregazioni della Curia romana.

“Propaganda Fide” gestisce legittimamente un proprio patrimonio autonomo finalizzato all’attività missionaria. La Congregazione è attualmente costituita da 61 membri tra cardinali, arcivescovi e vescovi: il prefetto, nominato l’8 dicembre 2019 da Papa Francesco, è il cardinale Luis Antonio Tagle. L’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici incoraggia i positivi cambiamenti proposti dal Santo Padre chiedendo di aumentare la trasparenza ed inserire, senza indugio, anche “Propaganda Fide” nella riforma in corso.

DA DOVE RIPRENDERE IL LAVORO?

Ad oggi, non c’è l’elencazione di una serie di necessari criteri – estremamente chiari e che lascino poco spazio alla discrezionalità – ispirati a standard internazionalmente riconosciuti negli investimenti etici e nella gestione dei patrimoni ecclesiastici. Dovranno inoltre essere attivate procedure di verifica interna di eventuali casi di clientelismo clericale. Assisteremo ad un fisiologico aumento di quegli anticorpi – tanto cari proprio a Papa Francesco – che permetteranno di isolare e prevenire – dall’interno – eventuali problematiche relative alla gestione del patrimonio. “Propaganda Fide” non potrà essere esclusa dalla necessaria prevenzione di eventuali e dolorosi scandali che, in un tempo tanto delicato, possono e devono essere evitati con tutte le forze. Nel percorso di cambiamento si dovrà quindi coinvolgere pienamente anche la Congregazione in parola. Lasciare che “Propaganda Fide” sia spettatore passivo di questi cambiamenti è un sicuro errore strategico che potrebbe costare molto – anche per quel che concerne quei rischi reputazionali citati dal Papa – alla futura efficacia dell’intera operazione.

La Segreteria per l’Economia (SPA) dovrà attuare il controllo e la vigilanza in materia amministrativa e finanziaria anche su “Propaganda Fide” assicurando criteri di trasparenza nell’edificare quella “casa di vetro” voluta dal Santo Padre. L’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici conferma il suo impegno attivo nella prevenzione e nel contrasto degli episodi che hanno creato confusione e smarrimento nel Popolo di Dio. Auspica altresì che la positiva azione di Papa Francesco possa essere applicata con uniformità ed indirizzata con equilibrio a tutti gli Enti appartenenti alla Chiesa cattolica con autonomia patrimoniale.