IL NATALE DI SANGUE DEI MARTIRI CRISTIANI

Articoli home page

Filippine, Egitto, Pakistan, Nigeria, Myanmar: durante l’Avvento e nei giorni in cui si ricorda la nascita di Cristo, per tutto il mese di dicembre, il terrorismo si accanisce durante le festività religiose con l’idea di fare strage di innocenti

L’attentato che, il 3 dicembre scorso, ha colpito la comunità cattolica di Marawi, nel Sud delle Filippine, non è accaduto in un giorno a caso. Era domenica e nella palestra della Mindanao State University si stava celebrando la Messa. L’esplosione di una bomba (rivendicata da gruppi legati allo Stato Islamico) ha provocato quattro morti e circa 40 feriti, ma avrebbe potuto lasciare sul terreno ancora più vittime. «Ci hanno colpito al cuore durante l’Avvento», ha commentato il vescovo locale, monsignor Edwin Angot de la Peña, interpellato dall’agenzia Fides.

Le Filippine sono il maggior Paese cattolico dell’Asia, ma sulla grande isola di Mindanao la situazione è completamente diversa da quella del resto del Paese. I circa 40mila cattolici delle Prelatura territoriale di Marawi, capoluogo della provincia di Lanao del Sur – teatro dell’attentato di domenica – si trovano immersi, infatti, nella Regione Autonoma di Mindanao Musulmana (ARMM), una zona a statuto speciale che include cinque province prevalentemente islamiche, dove i cristiani si ritrovano a vivere nella condizione di minoranza. Non di rado, specie in alcune zone più remote (chi scrive ha potuto testimoniarlo di persona per esservi stato), sperimentano un senso costante di insicurezza e pericolo.

È una triste constatazione, ma, purtroppo, ciclicamente, negli ultimi anni, i cristiani sono stati bersaglio di estremisti e fondamentalisti di varia ispirazione, proprio nei giorni in cui si celebra la nascita di Cristo. Nuove stragi di innocenti continuano ad essere perpetrate dagli Erode di oggi. Riavvolgendo il nastro della memoria, torniamo al 25 dicembre di 10 anni fa, nell’Iraq squassato dalla violenza. Quel giorno 35 persone perdono la vita e 56 vengono ferite in un attentato che colpisce l’affollato mercato di Athorien, nel quartiere di Dura, alla periferia sud di Baghdad, un’area dove viveva una comunità cristiana.

11 dicembre 2016: un kamikaze del Califfato si fa saltare in aria durante una celebrazione domenicale nella chiesetta di San Pietro al Cairo: le 29 vittime. Anche i cattolici dell’Egitto, dove rappresentano un’esigua minoranza (250mila fedeli, a fronte di 10 milioni di copti ortodossi su un totale di 95 milioni di abitanti, in stragrande maggioranza islamici), pagano così il loro tributo di sangue.

Nel 2017 è in Pakistan che la festa della nascita di Gesù è segnata dal sangue e dal dolore. Con un attacco kamikaze, anche in quel caso firmato dallo Stato Islamico, viene attaccata la chiesa cristiana metodista Bethel Memorial di Quetta. Oltre 400 fedeli sono riuniti per la liturgia domenicale quando i 4 attentatori, armati fino ai denti, vi fanno irruzione: uno di loro si fa saltare, provocando un’esplosione. Il bilancio parla di 13 morti e 56 feriti. Shafaat Rasol, noto predicatore musulmano sufi, raggiunto da Vatican Insider, ebbe a commentare: «Il terrorismo si accanisce durante le festività religiose con l’idea di fare strage di innocenti. È terribile e disumano».

Nel 2020 la furia estremista si scatena, sotto le feste natalizie, in Nigeria. Il 24 dicembre un attentato colpisce Pemi, un villaggio a maggioranza cristiana dello Stato nord-orientale del Borno. Gli uomini di Boko Haram, il gruppo islamista che da anni imperversa nella regione, sparano sulla folla, facendo 11 vittime, danno fuoco a una chiesa e se ne vanno dopo aver rapito un sacerdote.

24 dicembre 2021. Una quarantina di civili vengono uccisi in un’area – lo stato Kayah, nell’est del Myanmar – dove da lungo tempo una delle principali minoranze etniche del Paese (quella dei Karenni, in larga parte cattolici) rivendica una maggiore autonomia. I resti carbonizzati di sette veicoli, con a bordo i cadaveri, vengono ritrovati nella cittadina di Hpruso. A compiere l’ennesimo “massacro di Natale”, stavolta, è l’esercito birmano che dal 1° febbraio di quell’anno ha preso a spadroneggiare, dopo il golpe col quale i militari hanno assunto il potere nel Paese, sin lì guidato da Aung San Suu Kyi. La strage provoca un’ondata di sdegno sui social, poiché fra le vittime ci sono anche alcune donne e bambini.

Chiudiamo con l’India. Sebbene siano passati molti anni, è ancora vivo il ricordo del tragico Natale 2007, che nello Stato dell’Orissa si abbinò ad un’esplosione di violenza: 3 morti, decine di feriti, 13 chiese bruciate, 2 case parrocchiali distrutte e un orfanotrofio cristiano vandalizzato. Purtroppo l’attacco dei fondamentalisti indù non sarebbe stato l’ultimo.