Il Papa ai giovani di Ac: «Il nostro motto è “mi interessa”»

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L’occasione è l’incontro nazionale dei responsabili under 30 dell’Azione Cattolica, provenienti da tutte le diocesi italiane
Il ruolo della parrocchia è “essenziale” e “insostituibile” nella Chiesa. E i giovani devono avere come motto “mi interessa” e non “mene frego”, perché “è più pericolosa di un cancro la malattia del menefreghismo”. Papa Francesco parla ai giovani responsabili di Azione Cattolica riuniti a Roma in occasione del loro incontro nazionale. Tra i presenti nell’Aula Paolo VI, oltre ai vescovi Gualtiero Sigismondi, assistente ecclesiastico, e Ignazio Sanna, ci sono il presidente nazionale di AC Giuseppe Notarstefano che pronuncia il suo indirizzo di saluto al Pontefice, e anche Rosy Bindi, vice presidente nazionale di AC dal 1984 al 1989.

“Vi dico subito che apprezzo molto il fatto che a voi sta a cuore la parrocchia“, ha detto il Pontefice. “Anche a me sta a cuore. Ci sono i movimenti… ma la radice è nella parrocchia”. Certo, il contesto sociale ed ecclesiale è diverso da quando “la parrocchia – con il suo parroco – era un punto di riferimento centrale per la vita della gente”. Ma essa “rimane una cosa essenziale: per noi, per me e per voi, per il nostro cammino di fede e di crescita, l’esperienza parrocchiale è stata ed è importante, insostituibile”. E’ l’ambiente “normale” dove “abbiamo imparato ad ascoltare il Vangelo, a conoscere il Signore Gesù, ad offrire un servizio con gratuità, a pregare in comunità, a condividere progetti e iniziative, a sentirci parte del popolo santo di Dio”.

Rivolgendosi ai giovani il Papa spiega che è “molto importante” imparare “attraverso l’esperienza” che “nella Chiesa siamo tutti fratelli per il Battesimo”; che “tutti siamo protagonisti e responsabili”; che “abbiamo doni diversi e tutti per il bene della comunità”; che “la vita è vocazione, seguire Gesù”; che “la fede è un dono da donare, un dono da testimoniare”. “E poi, ancora – aggiunge -: che il cristiano si interessa alla realtà sociale e dà il proprio contributo; che il nostro motto non è ‘me ne frego’, no, ma ‘mi interessa!‘: state attenti voi che è più pericolosa di un cancro la malattia del menefreghismo tra i giovani, state attenti!”. Per Francesco “queste realtà di vita si imparano spesso in parrocchia e nell’Azione Cattolica”. Infatti “quanti giovani si sono formati a questa scuola!”. Quanti “hanno dato la loro testimonianza sia nella Chiesa sia nella società, nelle diverse vocazioni e soprattutto come fedeli laici, che hanno portato avanti da adulti e da anziani lo stile di vita maturato da giovani”.

Il Papa incoraggia i giovani nel loro voler “contribuire a far crescere la Chiesa nella fraternità“, e poi aggiunge: “prima di tutto, non spaventatevi se – come avete notato – nelle comunità vedete che è un po’ debole la dimensione comunitaria”. “È una cosa molto importante, – sottolinea – ma non spaventatevi, perché si tratta di un dato sociale, che si è aggravato con la pandemia”. “Oggi, specialmente i giovani, sono estremamente diversi rispetto a 50 anni fa – prosegue -: non c’è più la voglia di fare riunioni, dibattiti, assemblee…”. “Per un verso, è una cosa buona, anche per voi – osserva -: l’Azione Cattolica non dev’essere una ‘Sessione’ Cattolica!, e la Chiesa non va avanti con le riunioni“. “Ma, per altro verso – aggiunge -, l’individualismo, la chiusura nel privato o in piccoli gruppetti, la tendenza a relazionarsi ‘a distanza’ contagiano anche le comunità cristiane. Se ci verifichiamo, siamo tutti un po’ influenzati da questa cultura egoistica”. “Dunque bisogna reagire, e anche voi potete farlo incominciando con un lavoro su voi stessi”, esorta il Papa, consigliando “di rileggere quella parte dell’Esortazione Christus vivit intitolata ‘Percorsi di fraternità’ (nn. 163-167). Il punto di partenza è l’uscire da sé stessi per aprirsi agli altri e andare loro incontro”.

Francesco poi, parlando a braccio, invita a fuggire la tentazione del “chiacchiericcio”, che “è la malattia più grave in una comunità parrocchiale”. “Il chiacchiericcio che sempre si fa come strumento di arrampicamento, di auto-promozione – sottolinea -: sporcare l’altro perché io vada avanti”. “Per favore – avverte Francesco -, il chiacchiericcio non è cristiano, è diabolico, perché divide. Attenti, voi giovani, per favore no, lasciamo questo per le zitelle…”. “Mai chiacchierare di un altro – insiste, interrotto dagli applausi -, e se tu hai una cosa contro l’altro va’ a dirlo in faccia, sii uomo, sii donna, in faccia, sempre. A volte poi riceverai un pugno, ma hai detto la verità. l’hai detto in faccia con carità fraterna”. “Per favore – ribadisce il Pontefice -, le critiche nascoste sono cose del diavolo. Se volete criticare tutti insieme, criticate fra voi, ma non da fuori contro di voi”.

Ai giovani di Azione Cattolica Francesco spiega “in che senso i cristiani diventano ‘lievito’ nella società: se sono in Cristo, se sono fratelli in Lui, animati dal suo Spirito, non possono che essere lievito là dove vivono: lievito di umanità”. “Mi piace molto un’espressione che voi usate: ‘essere impastati in questo mondo'” – sottolinea – “portare la vita nuova dall’interno, non da fuori, no, da dentro”. Ma “a una condizione”, che “può sembrare ovvia ma non lo è”, e cioè che “il lievito sia lievito, che il sale sia sale, che la luce sia luce”. “Altrimenti – avverte il Pontefice -, se, stando nel mondo, ci mondanizziamo, perdiamo la novità di Cristo e non abbiamo più niente da dire o da dare”. E qui, aggiunge, “viene buona l’altra vostra espressione che mi ha colpito: ‘essere giovani credenti responsabili credibili'”. “Giovani credenti responsabili credibili – ribadisce il Papa -. Potrebbe diventare anche questa una formula, un ‘modo di dire’. Ma non è così, perché queste parole sono incarnate nei santi, nei giovani santi!”. Francesco ne richiama alcuni: Francesco e Chiara d’Assisi, Rosa da Viterbo, Gabriele dell’Addolorata, Domenico Savio, Gemma Galgani, Maria Goretti, Pier Giorgio Frassati, Chiara Badano, Carlo Acutis. “Loro – spiega -ci insegnano che cosa vuol dire essere lievito, essere nel mondo ma non del mondo”. Pier Giorgio Frassati, conclude, “è stato un membro attivo ed entusiasta dell’Azione Cattolica Italiana, in particolare della Fuci, e dimostra come si può essere giovani credenti responsabili credibili. Felici, sorridenti: guai ai giovani con la faccia di veglia funebre, hanno perso tutto”.

 

Il programma dell’Incontro nazionale giovani Ac

 

Più di 2.000 giovani si sono ritrovati da tutta Italia per l’Incontro nazionale dei giovani responsabili parrocchiali del Settore giovani di Azione Cattolica che si è aperto a Roma venerdì 28 ottobre, e proseguirà fino a domenica 30 ottobre. Il tema della tre giorni è «I segni del tempo». Al centro l’udienza con papa Francesco, stamani.

La mattinata è cominciata alle 8.30 in Aula Paolo VI con racconti sulle speranze e attese dei giovani. Per condividere storie di impegno e sfide da cogliere in attesa di incontrare e ascoltare papa Francesco per poi chiedergli qual è il contributo che la Chiesa si attende dai giovani, come giovani-responsabili e discepoli-missionari.

Dopo l’udienza con Francesco l’Incontro nazionale dei giovani responsabili parrocchiali del Settore giovani di Azione Cattolica prosegue alle 16 in diversi luoghi della città con 10 convegni tematici su: lavoro, scuola, ambiente, impegno civile, legalità, popoli, università, cultura pop, patrimonio culturale, sport. Più di 30 gli ospiti che interverranno, confrontandosi tra loro e con i giovani presenti, a partire dalla propria esperienza di vita. Tra questi: Antonella Palmisano, Eraldo Affinati, mons. Luigi Renna, Rosy Bindi, Marwa Mahmoud, don Mattia Ferrari, Paolo Andrei, Davide Mazzanti, Maurizio Gardini, Leoluca Orlando, don Giovanni Berti “Gioba”, Jody Cecchetto.

Alle 21.15 tutti i giovani e le giovani partecipanti si ritroveranno nel complesso della Domus Mariae per un unico grande spettacolo in compagnia degli Oblivion.

Domenica mattina (ore 9.00) è in programma la Messa presieduta dall’Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica italiana, monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi. Alle ore 10.30 insieme a padre Giacomo Costa, un momento di progettazione sinodale dedicato al come i giovani possono farsi protagonisti del cammino sinodale nei territori.
Domenica pomeriggio (ore 15.15) «Sguardi aperti»: le conclusioni dell’Incontro a cura di Emanuela Gitto e Lorenzo Zardi, vicepresidenti nazionali Ac per il Settore giovani.