La grande sfida del tempo: la terza età

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Il tempo è galantuomo: è un proverbio nato dalla saggezza popolare. Mette tutto al suo posto, al posto giusto. Aspetta, non ha fretta perché ogni parola è fatta per la verità, non per la menzogna. Restituisce alla verità il suo valore, alle persone il maltolto, agli avvenimenti autenticità e rispetto. «Sine ira ac studio» (“Senza animosità e parzialità”) è una espressione latina con la quale lo storico di Roma Tacito espone i fatti accaduti con assoluta imparzialità e obiettività. Il tempo ordina, illumina e trasforma lo spazio in una catena in costante crescita, senza retromarce, senza ansietà. «Il tempo è superiore allo spazio», afferma papa Francesco. In nessun luogo troviamo la verità, perché è sempre in cammino. Avviare processi, non occupare spazi. Il tempo è disponibilità a incontri veri per fare un pezzo di strada insieme. La vita è piena di dettagli che si rivelano a chi è sensibile al tempo. Basta mettersi a fianco, non al centro, per camminare. L’amore è l’unica strada, l’unico motore, la scintilla che custodisce il cuore.

Conoscere la propria storia è indispensabile per sfidare il tempo con sano discernimento. La nostra vita è il libro più prezioso che ci è stato consegnato. Vincere la tristezza e la desolazione, saper leggere questi stati d’animo con discernimento, perché hanno qualcosa di importante da dirci. Sono un campanello indispensabile di allarme per la vita, che invita ad esplorare paesaggi più ricchi e più fertili, che la fugacità e l’evasione del tempo non consentono. Gli anziani sono i testimoni di quella memoria che può aiutare le nuove generazioni a costruire un futuro più umano e più cristiano. Agostino di Ippona, filosofo e grande ricercatore della verità, lo aveva compreso rileggendo la propria vita, e Invita a rileggere ogni pagina della propria esistenza. Ha notato i passi silenziosi e discreti, ma incisivi, della presenza di Dio.

«Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Rientra in te stesso. Nell’uomo interiore abita la verità» è un invito da accogliere con serenità. Rileggere la propria vita educa lo sguardo, rasserena la mente, affina il cuore. L’uomo che non conosce il proprio passato è condannato a ripeterlo. «Il discernimento – afferma Papa Francesco – è la lettura narrativa dei momenti belli e bui, delle consolazioni e delle desolazioni che sperimentiamo nel corso della nostra vita».

Il tempo costituisce la qualifica specifica dell’uomo, è forse la categoria in assoluto più umana, la componente che più qualifica l’uomo, è una esperienza interiore. È necessario distinguere nettamente, come ha fatto la lingua greca, tra tempo Kronos e Cairòs. Kronos misura il tempo come un orologio: giorni, mesi, anni, secoli si misurano in senso lineare calendaristico, indicano lo scorrere del tempo in modo quantitativo che passa tra un prima e un dopo. Cairòs indica la misura qualitativa, tempo di Dio, tempo favorevole, di grazia, di semina, di speranza. È un estendersi e un dilatarsi dello spirito, attraverso la memoria che si allarga sul passato, mette a fuoco il presente, attraversa l’attesa che si prolunga nel futuro. Il tempo è anche durata (secondo la riflessione filosofica), fluire della coscienza e della vita, che segna gli avvenimenti ma anche l’esistenza personale. Ricordare è il verbo della fede e della vita, dimenticare è il vocabolo dell’esclusione e della morte. Esistere, dal verbo latino ex-sisto, è un verbo importantissimo, vuol dire stare in, stare dentro la storia.

Accettare la sfida del tempo oggi è una necessità e una prova per chi è avanti negli anni. L’emarginazione dei vecchi è un dato di fatto che è impossibile ignorare. Il vecchio racchiude in se stesso il patrimonio culturale della comunità. Il mutamento rapido dei costumi ha capovolto il rapporto tra chi sa e chi non sa. Non si è spenta la curiosità del sapere. È un atto di saggezza, peculiare virtù attribuita a chi è giunto alla fine della corsa della vita, guardare senza indulgenza al proprio passato. L’elogio del dialogo e della mitezza possono essere considerati buone disposizioni. La sfida del tempo va sempre considerata. La vecchiaia non è separata dal resto della vita precedente, è la continuazione della adolescenza, giovinezza, maturità. Rispecchia la visione della vita e cambia l’atteggiamento verso di essa. C’è il vecchio sereno e quello inquieto, il soddisfatto e il lamentoso. La dimensione in cui vive prevalentemente è il passato, il mondo della memoria. Richiamarla alla mente, farla rivivere è un modo di continuare a vivere. La malinconia, che si accende, è temperata dalla costanza degli affetti che il tempo non ha consumato.

La scuola degli affetti deve essere positivamente frequentata da tutti. Solo il cuore fa vivere umanamente la vita. Solo attraverso il cuore «lo spirito diventa anima, e la materia diventa corpo, solo attraverso di esso esiste la vita dell’uomo come tale, con le sue gioie e i suoi dolori, le sue fatiche e le sue lotte, misera e grande insieme» (Diego Fares, teologo recentemente scomparso). Non esistono due cuori uguali, ogni cuore è co-cuore, cioè un cuore che esiste con gli altri, con la memoria degli altri, in dialogo con gli altri che lo amano. Non ci sono cuori soli, ecco perché bisogna conoscere quello di chi ci ama, ci segue e conosce i tempi e i luoghi dell’aiuto e del sostegno. «Ascoltare con l’orecchio del cuore, parlare col cuore» sono temi della giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Vuol dire creare ponti e non muri, con uno stile di apertura e di misericordia, di confidenza e di dialogo. L’altro è sempre un bene e lo spazio di dialogo è vitale, l’incontro con l’altro fa nascere e fa rinascere, rende attendi al valore unico e irripetibile di ogni persona, attraverso relazioni sane e costruttive.

Invecchiare con grazia, con esercizio fisico e plasticità mentale, è uno stile di vita che può rivelarsi un fattore protettivo. Gli effetti positivi dell’attività fisica sul mantenimento di un buon stato cognitivo e sulla riduzione dell’incidenza della demenza, sono confermati e sottolineati dalle ricerche attuali. La plasticità mentale diminuisce con l’invecchiamento, è evidente, ma l’attività fisica volontaria migliora lo stato cognitivo agendo su diversi processi e fattori. La combinazione di una dieta corretta, l’esercizio fisico, training cognitivo e monitoraggio del rischio cardiovascolare, mostrano che lo stato cognitivo globale migliora significativamente. Una semplice passeggiata comporta non solo attività fisica, ma anche stimolazione cognitiva e interazioni sociali. Le più aggiornate scienze della mente insegnano che le azioni sono parte dei nostri processi cognitivi, descrivono la mente umana come un sistema integrato con l’ambiente in cui si vive. Le neuroscienze, insieme all’ascolto attivo della persona, attraverso il suo vissuto, aiutano a vivere positivamente il momento delicato e fragile della vecchiaia.

Per vivere serenamente e meglio è necessario capire le emozioni. Le emozioni sono una parte fondamentale della nostra vita. Imparare ad esserne maggiormente consapevoli consente di raggiungere un equilibrio psicologico con sé stessi e con gli altri. Le emozioni guidano attivamente le nostre azioni e sono fondamentali per scegliere, valutare, determinare, in modo flessibile, la migliore risposta comportamentale. I sentimenti sono il fondo vitale della persona. Sono considerati le forze propulsive più significative dei comportamenti che accompagnano le spinte cognitive, i valori acquisiti da parte della persona. Vivere è sentire. Una vita vera è una vita senziente. L’empatia è proprio la capacità di sentire con, ponendosi alla distanza giusta, compartecipando senza lasciarsi sommergere dalla emotività altrui, conservando la propria autonomia e chiarezza.

È la simpatia benevola e ottimistica con cui ci sintonizziamo sulle frequenze della personalità dell’altro, duttili nei confronti di ciò che l’altro potrà dire e testimoniare. Un aspetto rilevante è l’importanza per l’interazione sociale, perché consente di entrare in rapporto positivo con gli altri, empaticamente appunto. L’empatia è l’arte di comprendere le emozioni. «La capacità di mettersi nei panni degli altri è una delle funzioni più importanti dell’intelligenza. Dimostra il grado di maturità dell’essere umano». Le emozioni positive producono un ampliamento dell’attenzione, aumentando la capacità di prestare attenzione e di memorizzare le informazioni. Conoscere le proprie emozioni in profondità. prenderne confidenza e accettarle, ottengono una più efficace regolazione delle emozioni stesse. Imparare ad essere maggiormente consapevoli delle emozioni, positive o negative, per vivere meglio, per raggiungere un equilibrio psicologico migliore con gli altri e con se stessi.

Potenziare le capacità cognitive per un invecchiamento attivo è un altro consiglio da seguire. Le ricerche degli ultimi anni hanno mostrato che, anche in tarda età, gli allenamenti della mente consentono di modificare alcune funzioni cognitive e possono avere un impatto rilevante sulle politiche di promozione della salute. L’aumento dell’aspettativa di vita e la progressiva crescita degli anziani rappresentano una delle sfide più importanti per le istituzioni e per le comunità, per promuovere e favorire l’invecchiamento attivo e garantire una buona qualità di vita anche in età avanzata. Chi ha mantenuto uno stile di vita attivo, ha un declino cognitivo più lento e una ridotta incidenza di casi di demenza. Il livello di istruzione avanza, la formazione continua, l’impegno in attività intellettualmente stimolanti crea una riserva di risorse per mitigare il decadimento cognitivo associato all’invecchiamento. Coinvolgimento, partecipazione attiva, relazioni positive sono le parole chiave degli interventi di potenziamento cognitivo. Imparare a pensare è fondamentale per acquisire il significato del tempo e il senso della storia, aiuta a capire come sono andate le cose, le conseguenze che ne sono derivate, la nostra parte di responsabiltà. Il pensiero è l’orizzonte entro cui l’accadere diventa esperienza, perché è un accadere osservato, interiorizzato, personalizzato. Non si tratta di sapere molte cose ma di coglierne il significato e di collocarle al posto giusto.

Anche l’esperienza del bello e la percezione della bellezza non è solo piacere estetico, ma esperienza conoscitiva che passa attraverso un’attivazione di specifiche aree cerebrali. Il bello non è solo ciò che piace: oltre ad essere una festa per gli occhui, il bello nutre lo spirito e lo illumina. Quando guardiamo qualcosa che troviamo bello stimoliamo un circuito della ricompensa o del piacere. Nella visione di un’opera di Michelangelo o nell’ascolto di una sinfonia di Beethoven o di Mahler, il cervello risponde rapidamente e automaticamente alla bellezza. Il nostro cervello dedica alla bellezza un’area specifica che si attiva quando sperimentiamo piacere. La musicalità è un’abilità naturale del cervello umano. Il cervello dei neonati, ad esempio, è già predisposto ad elaborare una struttura musicale.

Per Platone e per la società della Grecia antica, la bellezza è un valore che si avvicina più al bene che all’arte. L’attrazione estetica si associa ad una idea morale di bontà complessiva. Il pensiero occidentale concorda nell’attribuire alla bellezza i caratteri dell’equilibrio, della proporzione e della misura. Aristotele nella Poetica connetteva il bello agli ideali di grandezza e disposizione regolare tra le parti. «Le supreme forme del bello sono: disposizione, simmetria, il definito e le matematiche le fanno conoscere più di tutte le altre scienze». Possiamo dire che «nell’esperienza del bello non sono in gioco un valore astratto, un piacere raffinato», ma una traccia di ciò che si sottrae per essenza ad ogni riduzione: il proprium della dignità dell’essere umano. Il bello dà qualità alla vita e unità al nostro essere e agire, e si esprime in quei valori come la sobrietà, l’essenzialità, la libertà, la disciplina interiore, l’eleganza del tratto e il senso del mistero. È la «purificazione di ogni superfluo», perché risulti l’unicità della relazione costitutiva che dà verità allo «splendore della bellezza».

Parlare del bene e dell’etica in termini di desiderio e di bellezza motiva il tempo speso in una vita virtuosa. «In un mondo senza bellezza anche il bene ha perduto la sua forza di attrazione, l’evidenza dl suo dover-essere-adempiuto. In un mondo che non si crede più capace di affermare il bello, gli argomenti in favore della verità hanno esaurito la loro forza di conclusione logica». Così concludeva il suo libro “Gloria. Una estetica teologica”, Hans Urs von Balthasar, uno dei pensatori più noti della filosofia e della teologia contemporanea. L’etica delle virtù è così diventata oggetto di trattazione da parte della filosofia, che riprende gli approcci della filosofia analitica e della prassi umana, messi a confronto con le neuroscienze e le scienze umane, che hanno rilevato il loro contributo cognitivo e il loro influsso sul ragionamento e sui processi decisionali in ordine alla felicità. Una delle fonti migliori per la filosofia morale è Tommaso d’Aquino, sia per l’ateo che per il cattolico o per un altro credente cristiano.

Viviamo tutti tempi duri, non vi è dubbio, non solo per la terza età bisogna accettare la grande sfida dei tempi. Se è vero che viviamo «vite che non possiamo più permetterci» le riflessioni proposte non sono un lusso insostenibile. Restano una possibilità alla portata della libertà umana. Dipende da essa la qualità de nostro oggi e soprattutto del domani, sempre aperto alla speranza.

Osman Antonio Di Lorenzo