La presentazione della dichiarazione «Dignitas infinita» del Dicastero per la dottrina della fede. Un pilastro fondamentale dell’insegnamento cristiano

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La dignità umana è «un pilastro fondamentale dell’insegnamento cristiano» e per questo la Dignitas infinita «è una dichiarazione che implica un testo di alto valore dottrinale ». Lo ha detto il cardinale prefetto Víctor Manuel Fernández sottolineando il senso e il valore del documento del Dicastero per la dottrina della fede, presentato ai giornalisti questa mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, attualmente in via dell’Ospedale.

La dichiarazione «circa la dignità umana», ha affermato il porporato, raccoglie e consolida quanto gli ultimi Pontefici «hanno detto su questo grande tema» e sintetizza «la novità offerta da Papa Francesco su una questione che è strutturante del pensiero cristiano classico e contemporaneo». Secondo il cardinale, oggi «il mondo ha bisogno di riscoprire le implicazioni dell’immensa dignità di ogni persona e ne ha bisogno per non perdere la strada».

Si tratta, ha evidenziato ancora il prefetto, di «una questione centrale nel pensiero cristiano», che ha avuto «un magnifico sviluppo negli ultimi due secoli insieme alla dottrina sociale della Chiesa; ed è un tema che mette in dialogo fruttuoso con la società a 75 anni della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo». Riguardo a quest’ultimo testo, Giovanni Paolo II lo definì «una pietra miliare nel cammino dell’umanità, una delle più alte espressioni della coscienza umana». Questo non significa che si tratta «di una nuova dottrina» ha precisato Fernández, ricordando che nella Bibbia questi principi vengono affermati «ma non con linguaggio filosofico, piuttosto con un linguaggio narrativo». In ogni caso, ha osservato, «ciò che ha che fare con la dignità umana non è qualcosa che la Chiesa abbia riconosciuto sempre con la stessa chiarezza, ma ha avuto la crescita nella sua comprensione». La verità non cambia, «non cresce, ma la nostra comprensione, anche la comprensione della Chiesa, si sviluppa, cresce, si approfondisce».

Il porporato ha fatto riferimento a Papa Nicolò , che nel 1452, con la bolla Dum diversas, concesse al re del Portogallo di assoggettare i saraceni e i pagani alla schiavitù. Tuttavia solo 80 anni dopo, nel 1537, Paolo III condannò con la scomunica coloro che sottoponevano gli altri a schiavitù, in quanto andava salvaguardata la loro dignità di essere umani. Dunque «su un tema così importante, un Papa ha detto praticamente il contrario di un Papa precedente». Si tratta di un esempio che mostra come la comprensione della verità «da parte della Chiesa si evolva e che essa non cresca sempre nella stessa direzione omogenea con i documenti precedenti»: ci sono «nel sottofondo criteri che rimangono, ma sul punto concreto, la schiavitù, due Papi hanno detto cose contrarie». Dunque anche oggi non si può ragionare «come se il magistero fosse stato definitivamente chiuso con i Papi precedenti».

Proprio questo documento chiarisce la «distinzione tra la dignità ontologica che esiste in ogni circostanza e non si perde mai» e quella che sarebbe «una dignità morale, sociale o esistenziale che può crescere o diminuire con le circostanze della vita». In tal senso, ha ragionato Fernández, «io posso condurre una vita indegna o più o meno degna, ma non perdo mai la inalienabile dignità umana che possiedo in virtù del fatto di essere umano. Gli altri possono sottopormi a una vita indegna, ma non potranno mai togliermi l’immensa dignità che possiedo come essere umano».

In proposito il cardinale ha ribadito la necessità di ricercare la pace in tutti i sensi, soprattutto in questo momento della storia, quando sembra che l’umanità, nonostante sia progredita in tanti ambiti, resti «incapace di evitare l’orrore della guerra». Perché, di fronte alla verità della dignità umana, «cadono tutte le maschere del presunto sviluppo delle nostre società illuminate».

L’ultima parte del documento, ha spiegato il porporato, affronta brevemente alcuni temi che permettono di contemplare in modo armonico la questione della dignità nella sua interezza. Si fa riferimento all’aborto, ma prima il documento «parla delle violenze contro le donne». Tutti gli argomenti sono importanti per comprendere «il tema in modo armonico». E a proposito delle «ideologie di genere» Fernández ha affermato che esse «invece di aiutare al riconoscimento della dignità impoveriscono una visione umanistica dove l’uomo e la donna fanno l’incontro più bello nella più grande differenza che l’umanità contiene». Il cardinale ha anche sottolineato che «è contrario alla dignità umana che una persona venga perseguitata, torturata, e anche uccisa» a causa del suo orientamento sessuale, come accade in diversi Paesi del mondo. In tal senso, il documento non manca di «sostenere una concezione sul matrimonio, sulla sessualità», ma afferma «prima di tutto la dignità di ogni essere umano, al di là di ogni circostanza».

Nel rimarcare la portata dottrinale di Dignitas infinita il prefetto del Dicastero per la dottrina della fede ha anche parlato di Fiducia supplicans, la dichiarazione “sul senso pastorale delle benedizioni” pubblicata nel dicembre scorso. Con quel documento, ha precisato Fernández, Papa Francesco «ha voluto allargare la comprensione delle benedizioni per sviluppare la sua ricchezza pastorale». Ciò aiuta a capire che «ci sono benedizioni che non confermano, non sanciscono, non consacrano, non giustificano niente, sono solo una preghiera del ministro per esprimere l’aiuto di Dio, per continuare a vivere». Come lo stesso Pontefice ha spiegato, ha rimarcato il porporato, «queste benedizioni pastorali, fuori da ogni contesto e carattere liturgico, non esigono una perfezione morale per essere ricevute». Quindi, se «l’applicazione pratica alle unioni irregolari può essere differente in contesti diversi, secondo il discernimento di ogni vescovo», ciò che «siamo chiamati a sostenere comunque è che ci sono questi tipi di benedizioni che non hanno gli stessi requisiti delle benedizioni in un contesto liturgico».

Successivamente Paola Scarcella, docente presso le Università romane di Tor Vergata e Lumsa, ha offerto la sua esperienza nella Comunità di Sant’Egidio come responsabile per la catechesi alle persone con disabilità, per illustrare la ricchezza del documento, evidenziando i numerosi spunti che esso offre soprattutto riguardo alla vicinanza e all’amicizia delle persone con disabilità. C’è, ha detto, una «dignità ontologica che compete a ogni persona in quanto tale». E dunque anche una persona con una disabilità gravissima «ha una dignità che non potrà mai essere cancellata». Davanti alla cultura dello scarto «la presenza delle persone con disabilità è una provocazione per rendere la nostra società accogliente». Nel documento Papa Francesco ha insistito che questa “inviolabile dignità” esiste «al di là di ogni circostanza», ha concluso la donna. Alla presentazione ha partecipato anche monsignor Armando Matteo, segretario per la Sezione dottrinale del Dicastero per la dottrina della fede.