L’ intento, si legge sul sito web appositamente creato, è di:
• far conoscere e condividere il patrimonio di contributi religiosi, culturali e sociali delle donne all’interno delle singole diocesi;
• favorire l’approfondimento del testo sacro secondo una prospettiva offerta dagli studi sulle donne e dall’esegesi femminista;
• promuovere la ricerca e lo studio attraverso adeguati corsi di formazione di teologia delle donne;
• potenziare ministeri e servizi pastorali affidati anche ufficialmente alle donne sul territorio;
• incrementare il dialogo interreligioso in un percorso che getti i ponti sulle altre rive del Mediterraneo con le donne di altri Paesi e culture. ;
• attivare pratiche e moltiplicare percorsi formativi per combattere l’emarginazione delle donne, la loro discriminazione, le violenze che subiscono, il non riconoscimento dei loro diritti;
• coltivare e verificare a ogni livello della formazione una seria attitudine nei ministri ordinati a rapporti trasparenti, paritari e cooperativi con le donne in ambito ecclesiale e civile.
Sfida bella, ambiziosa, e coraggiosa. L’idea è partita da Napoli, su impulso dell’arcivescovo Domenico Battaglia, poi si sono aggiunte le Chiese locali di Cassano allo Ionio (provincia di Cosenza), Catania, Mantova, Palermo, Reggio Calabria-Bova e Verona. Sono rette da vescovi che riconoscono «il contributo necessario ed essenziale delle donne che possono rinnovare la Chiesa, in un confronto e dialogo aperto su ambiti di pensiero, metodi e pratiche nuove ancora da esplorare e approfondire», come ha dichiarato Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo
Tutti insieme — Battaglia per Napoli, Francesco Savino per Cassano allo Jonio, Luigi Renna per Catania, Domenico Pompili per Verona, Corrado Lorefice per Palermo, Fortunato Morrone per Reggio Calabria-Bova e Gianmarco Busca per Mantova — in una lettera alle comunità hanno comunicato «pieno sostegno e apprezzamento alla rete», promossa anche attraverso le pagine web delle diverse diocesi.
Per la Chiesa di Napoli questa iniziativa si inserisce all’interno di un progetto pastorale che punta a riconoscere il protagonismo femminile e a fornire gli strumenti perché possa essere esercitato.
Un decreto dell’arcivescovo Domenico Battaglia, entrato in vigore il 7 gennaio, recepisce un documento del sinodo diocesano, «Donne al servizio del Vangelo», con lo scopo di «superare l’asimmetria di genere» e «assumere la differenza tra donna e uomo nella pari dignità personale per una piena attuazione dei principi di uguaglianza e comunione che hanno la loro origine nel Battesimo». In concreto si stabilisce che «una donna (o una famiglia) potrà amministrare parrocchie e rettorie, essere incaricata di servizi di Curia solitamente riservati ai presbiteri, animare le cappellanie ospedaliere… una donna potrà presiedere la Lectio divina, la Liturgia delle Ore, alcune parti del rito delle Esequie, le liturgie penitenziali comunitarie». Si punta a promuovere «i ministeri istituiti del lettorato e dell’accolitato», «cicli biblici e azioni educative tematiche, l’attenzione a un linguaggio inclusivo, la presenza corresponsabile negli organismi diocesani di partecipazione». Ai teologi la richiesta di approfondire «la dimensione teologica della valorizzazione della donna attraverso proposte di sensibilizzazione territoriale e di formazione spirituale nei seminari».
Come illustra il sito «Donne in dialogo nella Chiesa di Napoli», molteplici iniziative sono già in atto. Con una serie di percorsi inclusivi, interreligiosi e interculturali, che raccontano di sinergie e alleanze tra una pluralità di realtà. Come «Donne e religioni nel dialogo della solidarietà», osservatorio permanente per incontri di culture, diritti e solidarietà, con rappresentanti di comunità cattolica, ortodossa, valdese-metodista, luterana, dell’esercito della salvezza, ebraica, musulmana.
Sul filo della riscoperta della memoria nascosta vanno gli appuntamenti sulla Bibbia, interpretata da studiose di fede cattolica, protestante ed ebrea. «La Parola alle donne. Letture e interpretazioni inclusive», è un ciclo di 15 lezioni che ha «oltre mille iscritte on line, anche dall’estero, e oltre cento in presenza, dai 20 agli 80 anni. Si collegano più di duemila persone e intere comunità di religiose», dice la storica e teologa Adriana Valerio, delegata diocesana per le donne a Napoli. E su questa scia l’istituto di Scienze religiose di Napoli ha lanciato a tutti gli istituti del Sud la proposta di istituire un corso di Teologia e cultura di genere.
L’organizzazione di Sorelle Diocesi è semplice e funzionale.
«Ogni diocesi ha una sua delegata», spiega Arianna Rotondo, docente di storia del Cristianesimo, scelta per Catania. «E ogni diocesi condivide le iniziative con le altre, lavorando a partire dalla propria situazione», aggiunge la psicologa Carla Bonifati, di Cassano allo Jonio. A Reggio Calabria-Bova la referente è Annarita Ferrato, avvocato patrocinante in Cassazione e rotale, docente di diritto canonico e direttora dell’Istituto di Scienze Religiose; a Mantova Antonella Madella, che fa parte dell’Ordine della sororità, associazione privata di fedeli, dell’associazione di volontariato nel Giardino delle beghine e del consiglio pastorale diocesano.
A Palermo l’idea è stata quella di far “partire” nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, un vocabolario scritto o meglio, riscritto, proprio dalle donne. «Il presupposto di base», dice Anna Staropoli, sociologa dell’istituto Pedro Arrupe, docente presso la Facoltà Teologica di Sicilia, e referente del progetto in diocesi, «è che la violenza spesso coincide con una mancanza di parole. Il lavoro che stiamo portando avanti consiste nel risignificare alcune parole partendo dalla sensibilità delle donne. Parole come anima, maternità, bellezza, allattamento, e termini più ‘pesanti’, come gerarchia, potere, denaro, sofferenza, ferita. Non può esserci vera democrazia senza giustizia di genere e giustizia sociale».
L’obiettivo è creare una sorta di percorso itinerante nel territorio, «la rivoluzione del bene e della pace delle Rosalie invisibili del Mediterraneo: santa Rosalia, la patrona di Palermo, è una donna capace di unire popoli diversi, su di sé ha dovuto fare un lavoro di riscatto da un destino precostituito, ha dovuto prendersi la propria autonomia ed essere responsabile delle sue scelte, anche nella sofferenza, nella fragilità, nella solitudine dell’eremitaggio». Il percorso itinerante del Vocabolario delle Donne si articola in alcuni quartieri di Palermo, quattro tappe sono condivise con l’arcivescovo Corrado Lorefice e il preside della Facoltà Teologica di Sicilia, don Vito Impellizzeri.
A Verona, infine, dove si muovono da anni realtà di pratiche femminili, sia laiche che ecclesiali, a mettersi in rete condividendo le iniziative sono associazioni femministe e culturali. «Alle attività già in essere si sono aggiunte poche ma belle iniziative: una lettura con musica di Lucciola, una rivista tutta scritta a mano, dal 1906 al 1926, da ragazze che facevano una specie di blog, inviandola attraverso le Regie Poste in tutta Italia, da Caltanissetta a Aosta. Il prezioso manufatto si trova adesso presso la Società Letteraria. Incontri su donne e ambiente, approfondimenti biblici», racconta la teologa Cristina Simonelli.
Certo siamo agli inizi. Non basta uno spazio nel Portale e una Lettera del Vescovo per fare diventare questa rete un patrimonio comune e condiviso. «Comunque», dice Simonelli, «al di là delle iniziative mi sembra importante la rete di fiducia che si è creata. E poi la tenacia fa parte dell’impresa, della scommessa di una Chiesa, come dicevamo nel nostro Sinodo ormai tanti anni fa, “discepola, sinodale, compagna di viaggio e solidale”. Sono convinta di quell’orizzonte, so che potremo continuare a essere compagni nello stesso viaggio».
di Vittoria Prisciandaro
Giornalista «Credere» e «Jesus» Periodici San Paolo