La sapienza della croce: segreto della gioia del cristiano e della fecondità apostolica

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La meraviglia umile del vero credente e la presunzione incredula dell’uomo diffidente: bisogna fare attenzione che Dio in Gesù sceglie, non un progetto di salvezza secondo categorie umane che non possono salvare, non sceglie una qualunque morte, ma la morte del Crocifisso.

Chi mai avrebbe creduto: anche noi l’avremmo considerato come un malfattore; anche noi siamo sempre tentati di pensare che Dio deve essere sempre trionfatore, deve essere il vincitore, deve essere colui che risolve in fretta tutti i problemi secondo le categorie umane.

L’atteggiamento di fede autentico è quello dell’intelligenza illuminata: persone umili e riflessive che si lasciano educare, sanno contemplare e poi comprendono in profondità e alla fine credono e sanno pregare: non avrei mai pensato che il nostro Dio si abbassasse così tanto per amarci e salvarci, ma confido in te, sempre in te, Signore: aumenta solo la mia fede e “non indurmi in tentazione”.

C’è, poi, un altro atteggiamento di chi si ritiene sapientone e che dice: devo misurare io le cose come sono e misurando e, prendendo me come metro della realtà, sono solito pensare e dire: o questa realtà della fede sta nel mio metro o non ci sta. E alla fine la rifiuta perché si tratta di una sapienza che supera la logica umana. Come alcuni scienziati che sono intelligenti, ma non sempre illuminati e ritenendosi solo sapientoni non sanno aprirsi alla fede…

La prima mentalità incredula è quella dei Giudei e dei Greci per i quali Cristo crocifisso è scandalo e pazzia. Perché queste persone, come tante altre incredule, anno concluso chi è Dio e hanno deciso chi deve essere Dio secondo le loro categorie e allora rifiutano il Dio di Gesù Cristo.

Da che cosa dipende la sempre crescente incredulità o indifferenza verso Dio: dalla fede che ha perso la sua capacità di entrare nella vita o dalla vita che è diventata impermeabile alla fede? Ambedue le cose. Il mondo è cambiato e si è diffusa l’idea dell’inutilità della fede. Da molto tempo è iniziato questo distacco: Illuminismo, rivoluzione francese, culto solo per il progresso tecnico-scientifico, fino alla nostra società che è stata dichiarata “liquida”, non più bisognosa di solidità, radici, certezze. Oggi poi, che siamo entrati nella cultura della post-modernità, addirittura la persona umana fa scelte e assume comportamenti secondo quello che sente in quel momento: predomina istintività, improvvisazione, passione per l’immediato, ripiegamento su se stessi.

Ma teniamo viva la consapevolezza che la vita umana, soprattutto nella cultura di oggi, ha bisogno del Vangelo. Anche il nostro tempo è un tempo benedetto. Un tempo propizio per la fede nel Vangelo di Gesù Cristo.

Dio, infatti, non entra nella pace (non si dà pace e continua ad operare e manifestarsi misericordioso, chiamando nuovi apostoli), se non quando ha castigato-vinto il peccato. Non lo castiga in noi ma lo fa cadere paradossalmente sul figlio. Ma perché Dio si comporta così, sfidando la nostra incomprensione? Per essere fedele a se stesso, perché non può essere secondo la nostra immagine: altrimenti come potrebbe essere nostro redentore, salvatore, liberatore?