LA TENDA DEI GIOVANI, UNA VELA TESA AL VENTO DELLO SPIRITO.(di PAOLO SCARAFONI E FILOMENA RIZZO).

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Papa Francesco nella continuità profetica ha accolto l’invito di frère Alois, attuale priore di Taizé, di condividere un sogno, «che un giorno, nel corso del processo sinodale, non solo i delegati ma il popolo di Dio, non solo i cattolici ma i credenti delle varie Chiese siano invitati a un grande incontro ecumenico. Perché attraverso il battesimo siamo fratelli e sorelle in Cristo, uniti in una comunione ancora imperfetta ma reale, anche quando le domande teologiche rimangono senza risposta».

La profezia di Giovanni XXIII sembra concretizzarsi oggi. Nel marzo del 1960, durante la fase preparatoria del Concilio, diede al Segretariato per l’Unità dei Cristiani il compito di prendere contatti con le altre comunità cristiane non cattoliche. Accanto agli osservatori delegati «ufficiali» rappresentati delle chiese non cattoliche, c’erano tra gli «ospiti», guardati con sospetto, frère Roger e Max Thurian della comunità monastica di Taizé. Da ospiti a protagonisti, organizzatori della veglia di preghiera ecumenica in San Pietro «Together – Raduno del popolo di Dio», coinvolgendo una cinquantina di realtà ecclesiali.

La diocesi di Roma incarnando il logo di questo evento che richiama il versetto di Is. 54,2 «allarga lo spazio della tua tenda», ha invitato a fare posto a questi giovani nella città e ben ottanta parrocchie hanno risposto con generosità, accogliendo circa quaranta giovani ciascuna di varie confessioni cristiane, provenienti dai quattro punti cardinali del mondo. Tante famiglie romane ospitanti accudiscono con amore i giovani durante questo fine settima e incarnano la Chiesa «famiglia di famiglie», come auspicava il magistero di Giovanni Paolo II: «famiglia, diventa ciò che sei! […] la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore» (Familiaris Consortio 17). Famiglie accoglienti e festose, che allietano la Chiesa di Roma. Papa Francesco dice che «la gioia dell’amore della famiglia è anche il giubilo della Chiesa» (Amoris laetitia 1).

Il simbolo della tenda è tanto caro a Papa Francesco, che ha definito la Chiesa «un ospedale da campo». Per lui la tenda è molto legata alle esperienze sinodali. Vengono alla mente «la tenda dei martiri» ad Aparecida e «la tenda della Casa comune» al sinodo sull’Amazzonia. La tenda rappresenta la gioia di stare insieme con il Signore, il luogo della famiglia e dell’accoglienza. La tenda si sposta, si modifica, è un divenire. Gesù «ha messo la sua tenda in mezzo a noi» (Gv 1,14) per camminare con noi verso il paradiso. La tenda è anche il segno dell’umanità che vive in modo precario e in pericolo, è un simbolo drammatico che ci interroga: le tende degli studenti che non trovano alloggio, le tende dei profughi e dei migranti, dei soldati al fronte, degli sfollati a causa delle guerre e dei disastri naturali, le tende dei malati per le epidemie e le calamità, le tende dei medici e degli ospedali da campo.

L’incontro di preghiera Together risponde a due grandi principi ecumenici, basati sul fare, nel senso nobile della parola, sul camminare insieme: «fare insieme quello che si può fare insieme» (principio di Lund), e la cosa più importante che possiamo fare insieme è pregare; e l’ecumenismo «ricettivo», ovvero la disponibilità a farsi aiutare e correggersi nelle cose che gli altri fanno meglio di noi.

La preghiera di ieri sera era una preghiera di corresponsabilità per sostenere i padri sinodali e tutti i partecipanti al sinodo, affinché nella libertà e nell’amore sappiano trasformare quella tenda intessuta con le preghiere di tanti giovani in una vela tesa al vento dello Spirito Santo, per avviare processi di una Chiesa sempre più trasparente, che promuova il Vangelo, in una comunione che si irradia, che protegge e consola le persone vulnerabili, gli ultimi, gli scartati, gli abusati, e va incontro agli uomini e alle donne che soffrono nel mondo.