L’arcivescovo Delpini pronuncia il suo discorso alla città di Milano (6/12/21): “Virtù e stile per il Bene comune”. E conclude con una barzelletta

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Un discorso che richiama le parole del poeta Franco Arminio e una sorta di tenerezza del vivere in una città che invecchia e si intristisce
L’elogio della gentilezza nell’era della polemica e dell’aggressività. La difesa dell’ambiente e delle donne ai tempi del cambiamento climatico e dei femminicidi. E poi un appello agli amministratori perché governino con lungimiranza e responsabilità, ma anche ai cittadini perché tornino a votare e a interessarsi della politica. Nella basilica di Sant’Ambrogio gremita di autorità e di cittadini, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini pronuncia il suo discorso alla città, il tradizionale appuntamento alla vigilia della festa del santo patrono. Un discorso che richiama le parole del poeta Franco Arminio e una sorta di tenerezza del vivere in una città che invecchia e si intristisce, dove biosgna riscoprire “Virtù e stile per il Bene comune”, come si intitola il Discorso rivolto agli amministratori e agli abitanti della Diocesi più grande del mondo. Un discorso che chiede un’alleanza educativa e rivendica la capacità di sorridere mentre ci si parla, invece di attaccarsi e di mirare a distruggere chi la pensa diversamente da noi.

E poi alla fine, parlando di una delle tre virtù necessarie per chi amministra (lungimiranza, resistenza e fierezza) racconta una barzelletta che fa ridere tutta la chiesa: “C’è un americano che arriva a Milano e chiede al tassista: bella la vostra stazione, ma quanto ci avete messo per costruirla? E il tassista: Cinque anni. L’americano si vanta: da noi ne bastano due. Poi arrivato a Gae Aulenti, insiste: Bella, ma quanto avete impiegato per tirarla su? Il tassista: Due anni! E l’americano provoca: Da noi bastano sei mesi. Arrivato in Duomo, lo statunitense insiste: Bella la vostra cattedrale, ma quanto…? Il tassista lo previene: Guardi, ieri mattina non c’era”. In chiesa tutti ridono, mai era successo che un vescovo raccontasse una barzelletta durante il Discorso e Delpini, che ama molto l’umorismo, è soddisfatto di aver contaminato un poco la solennità dell’evento.

Dopo la pandemia, il tempo della ripartenza. “In un tempo di fatica esistenziale per tutti, per il crescere dell’ansia, a seguito della interminabile pandemia, occorre uno stile nell’esercizio dei ruoli di responsabilità che assicuri e rassicuri, che protegga e promuova, che offra orizzonti di speranza, anticipando, nella fermezza e nella gentilezza, il senso promettente e sorprendente della vita, con un agire non tanto e non solo solidale ma sinceramente fraterno”, dice l’arcivescovo. “In un tempo di suscettibilità intrattabile e di esplosioni di rabbie irrazionali, chi ha responsabilità deve tenere i nervi saldi, esercitare un saggio discernimento per distinguere i problemi gravi e i pretesti infondati” aggiunge. “L’esercizio della responsabilità richiede molte virtù: l’onestà, il discernimento, la prudenza, la fortezza, la mitezza, il senso dell’umorismo e alcune che mi sembrano particolarmente necessarie oggi”.

Difendere la famiglia per prevenire tragedie. “La promozione delle condizioni che rendano desiderabile e possibile la formazione delle famiglie è la priorità irrinunciabile. La famiglia è principio generativo della società se è stabile, se trova nella società condizioni di vita serene, sane, per la disponibilità di case accessibili, per occasioni di lavoro propizie, per il sostegno necessario alla paternità e alla maternità responsabili, per alleanze educative che rendano l’educazione l’impresa comune che semina in città un futuro desiderabile. Troppi drammi si consumano tra le mura domestiche per troppa solitudine, per troppa aggressività, per troppi problemi che non trovano una mano tesa ad aiutare”.

La politica che privilegia chi non fa figli. Delpini punta il dito: “La crisi demografica che minaccia di condannare all’estinzione la nostra popolazione non si risolve solo con l’investimento di risorse materiali in incentivi e forme di assistenza, ma certo se gli investimenti e i provvedimenti, la legislazione e le delibere sono orientati a favorire chi preferisce non farsi una famiglia, non avere figli, chi vorrebbe formarsi una famiglia e avere figli si sentirà più solo”. Il risultato? ” La città invecchia, popolata da troppi rapporti spezzati. La città intristisce senza la festosa voce di bambini che giocano. La città si innervosisce, intrappolata in un’eccessiva frenesia di risultati che non lascia tempo per le domande e per gli affetti”.

Aiutare i giovani depressi, fra disturbi alimentari, alcol e droga. L’emergenza rigurada i ragazzi che hanno sofferto didattica a distanza e lock down. “L’emergenza educativa deve richiamare l’attenzione di tutti non solo nello sconcerto di episodi di cronaca impressionanti per aggressività, degrado, depressione. La stagione indefinita del Covid-19 ha diffuso, soprattutto negli adolescenti e nei giovani, svariate forme depressive, con un aumento considerevole dei disturbi alimentari sino alle forme estreme della bulimia, dell’anoressia, del buttar via la vita nei rischi estremi e nel suicidio. È urgente consolidare un’alleanza per accompagnare le giovani generazioni verso il loro futuro. Sembra che non siamo in grado di dire verso dove convenga andare, non siamo in grado di dimostrare che vale la pena di diventare adulti”. Che fare? “Offrire una speranza. È inoltre necessario che le famiglie e le istituzioni siano alleate per contrastare le forze che insidiano e rovinano i giovani con le sostanze che creano dipendenza, con la pornografia, con la tolleranza per forme di bullismo, di abusi, di trasgressione delle regole del convivere”.

Il senso di Greta per l’ambiente. “La sensibilità diffusa tra le generazioni più giovani, i temi dell’ambiente trovano una sensibilità vivace, persi-no arrabbiata e risentita verso le generazioni adulte che hanno depredato e rovinato il pianeta”, constata il monsignore “I temi sono spesso affrontati con toni aspri e rivendicativi. La gentilezza fa immaginare percorsi più concordi, rispettosi, costruttivi”. E poi c’è “tensione tra la difesa dei posti di lavoro e delle attività produttive e la salvaguardia dell’ambiente”. Ma tra ambiente e lavoro c’è possibilità di dialogo: “La nostra terra è in grado di mostrare come i due beni da custodire e promuovere si possano conciliare. Le buone prassi diffuse chiedono di essere conosciute e valorizzate non come laboratori specifici e appartati, ma come una metodologia per bonificare l’intero sistema produttivo e una sollecitazione a stili di vita personali e comunitari adeguati”.

Non lasciamoci cadere le braccia. “La complessità delle situazioni, l’insistenza della comunicazione pubblica e dei social nel gridare la gravità dei problemi, nel mettere in evidenza fatti di cronaca orribili e sentimenti di rabbia inducono a un senso di scoraggiamento, di rinuncia, di sfiducia nel futuro e nell’umanità – ammette Delpini . Noi, però, celebriamo sant’Ambrogio come patrono e dichiariamo che fa parte della nostra identità ambrosiana il trovarsi a proprio agio nella storia. Non dobbiamo essere rinunciatari, non dobbiamo chiuderci in noi stessi. la vita è una missione”.

I milanesi “bauscia” “Non hanno bisogno dei miei complimenti, ma la speranza di questa nostra terra ospitale è che tutta la gente che vive a Milano faccia proprie le virtù dei milanesi e cerchi di evitare i loro difetti, perché questa terra vive per il contributo di tutti” sottolinea ringraziando sindaci e operatori di scuola, sanità, sindacati, volontari, forze dell’ordine.

Andate a votare. “La scarsa partecipazione degli elettori nelle elezioni amministrative da poco celebrate in alcuni comuni è un segnale allarmante e l’opera educativa e la sensibilità sociale di molti devono essere un invito, una sollecitazione per tutti.

“I cittadini non sono clienti” ammonisce l’arcivescovo “e nessuno deve solo essere aiutato o essere tollerato. L’attenzione alle persone fragili non è soltanto beneficienza: anche chi è fragile ha risorse da offrire e doni da condividere. L’accoglienza di persone che vengono da altri Paesi non è solamente accoglienza: ogni cultura, ogni persona, ogni tradizione offre un contributo per la società, la Chiesa e la comunità di domani”.

La violenza comincia dal linguaggio. “Urgente promuovere una capacità di apprezzamento reciproco della pluralità dei linguaggi gentili e contrastare con determinazione l’aggressività dei linguaggi prepotenti, sgarbati, offensivi. Lo scandalo della violenza, in particolare della violenza di cui le donne sono vittime, impone una reazione ferma e una conversione profonda di linguaggi e di comportamenti”.