Lo Spirito Santo impreziosisce la vita (di Tonino Lasconi)

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I doni dello Spirito Santo sono una ricarica di fede, di speranza, di carità.

Nel luogo dove i discepoli – che avevano visto il Signore salire verso il cielo, spinti fuori dalla casa dove stavano in attesa dello Spirito promesso – si incontrarono con la folla, richiamata da un rumore fragoroso, nacque la Chiesa: con il segno meraviglioso di una lingua nuova che tutti capivano come fosse la propria. Lì i discepoli cominciarono a realizzare la consegna di Gesù di andare a predicare il Vangelo dappertutto, avviandosi sulle strade del mondo e della storia, per arrivare fino a noi, senza tornare dietro alle porte chiuse per la paura del mondo.

La tentazione del chiuso

Da quella mattina alle nove, la Chiesa non ha mai smesso di invocare una Nuova Pentecoste, perché la tentazione e il pericolo di tornare a chiudersi sono sempre attivi e seducenti. È per questo che Papa Francesco, sulla scia dei Papi straordinari che lo Spirito Santo ci ha donato nel secolo scorso: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, ha deciso il Sinodo dei Vescovi in corso d’opera in tutte le diocesi del mondo. A questa operazione per una Nuova Pentecoste tutti i fedeli sono chiamati a partecipare, impegnandosi nelle iniziative promosse dalle diocesi, dalle parrocchie, dalle associazioni, e invocando con più convinzione e continuità i doni dello Spirito Santo ricevuti nel battesimo, affinché essi risveglino la fede sempre a rischio di chiudersi nell’assuefazione delle pratiche abitudinarie. Tutti i doni dello Spirito (Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timore di Dio) sono preziosi, necessari, e da chiedere con insistenza, ma alcuni sono più urgenti in questo tempo di cambiamenti epocali che possono indurre a chiudersi “dentro la casa” per paura di quello che si agita turbinosamente fuori.

Il dono della Sapienza

La Sapienza, dono dello Spirito, non è l’istruzione e i diplomi che l’attestano, ma la capacità di sentire il “sapore” della bellezza, della bontà, della verità di tutto ciò che avviene e ci circonda. Impegno sempre difficile, ma difficilissimo oggi per la molteplicità e la complessità degli stimoli che arrivano più dai canali virtuali (media, internet e social) che da esperienze reali. Ed ecco che i desideri diventano diritti; le cose futili essenziali, le brutture bellezze, le meraviglie della creazione (compresi i bambini!), operazioni di mercato, mentre la fatica della conoscenza e la ricerca della verità sono delegate all’intelligenza artificiale.
La Sapienza, dono dello Spirito è il criterio per conoscere «quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode» (Fil 4,8), e impegnarsi per realizzarlo.
I giovani che sono corsi in aiuto agli alluvionati dell’Emilia Romagna, anche che se non avessero fatto il catechismo hanno portato nel vissuto la Sapienza, dono dello Spirito Santo.

Il dono della Fortezza

Sempre la vita ha dovuto ricorrere alla Fortezza per superare le carestie, i fenomeni naturali, le guerre, le dittature, le epidemie… Oggi, oltre alle difficoltà di sempre, c’è bisogno della Fortezza per affrontare una fatica nuova, insidiosa e dannosa, consistente nel resistere a non affidare le verità, la bontà, la bellezza della vita al “fanno tutti così”, al “che male c’è”; alle suggestioni e agli interessi degli opinion leader e degli influencer.
La Fortezza, dono dello Spirito, è un argine contro il conformismo, la capacità di mettere in atto scelte coraggiose, anche rischiando di rimanere da soli.
I proprietari di una Coop agricola hanno permesso di allagare i loro campi per salvare Ravenna. Quei proprietari, anche se non avessero mai sentito parlare dei doni dello Spirito Santo, hanno trafficato quello della Fortezza. “Ma come?”. Lo ha detto Gesù: lo Spirito spira dove vuole (Gv 3, 8).

Il dono del Timore di Dio

Questo dono è quello da implorare con più insistenza e urgenza. Esso non è la paura di Dio, ma l’ammirazione trepidante e riconoscente della sua grandezza, bellezza, bontà, che si rivela nelle sue creature. Oggi ci si riempie di discorsi, di documentari, di convegni, di cortei, di eventi, di flashmob… per la salvaguardia della terra, degli animali, delle piante, dei mari, ma guai parlare del Creatore, dal quale tutto nasce e tutto procede. “Creatore? Macché! Tutto nasce così dal big bang”. Perdendo la sacralità e l’ammirazione per il Creatore, la terra diventa di chi ha i mezzi per prendersela.

Vieni, Spirito Santo!

Non siamo abituati a pregare lo Spirito, nonostante Gesù ci abbia avvertito che senza il suo dono non siamo in grado di capire il suo messaggio (Gv 14, 26). Dobbiamo recuperare. L’invocazione: «Vieni, Spirito Santo», deve inanellare tutti i momenti della vita. Essa è breve come un respiro, non sottrae tempo agli impegni, li impreziosisce con i doni che scendono dall’alto e portano in alto.