Vivendo la comunione mistica apostolica con Cristo sperimentiamo la capacità di rapportarci in modo nuovo con ogni persona con la quale abbiamo a che fare: Riusciremo a declinare tutti i verbi che costituiscono lo sviluppo della libertà altrui: accogliere, ascoltare, saper vedere le diversità, entrare in storie personali diverse dalle proprie, aspettare, avere pazienza, promuovere le doti, cercare di capire, perdonare, arricchirsi attraverso l’esperienza altrui, imparare a correggersi, a chiedere, a credere, a fidarsi degli altri…
E’ un esercizio difficile perché la tentazione immediata è quella di ricondurre l’altro a me, di capire dell’altro solo ciò che è assimilabile al mio; i miei pensieri, i miei gusti, la mia esperienza, la mia tradizione, i miei progetti, le mie aspettative, il mio Dio, il quale dice più di me che di Dio… Si tratta anche qui di operare un certo rinnegamento di se stessi così da instaurare una vera vita differente cristiana…
Cioè sostanzialmente preferire la comunione alla contrapposizione, fidandosi del Signore e rischiando e pagando anche di persona, mettendo in gioco la propria vita… Nella vita quotidiana ci sono sempre continue provocazioni, contrattempi, incontri tra personalità diverse, esasperate richieste di interventi, continui inviti a prendere la parola, sollecitazioni per decisioni immediate…
Più che peccatori siamo prigionieri di noi stessi, di tante paure che ci bloccano e paralizzano… e anche se abbiamo fede Cristo lo teniamo bloccato, dentro di noi… gli diamo poco spazio… Come liberarci? E’ osservando la vicenda di morte e risurrezione vissuta da Gesù che il cristiano comprende come vanno le cose in profondità. Oggi l’esigenza di autenticità si è fatta molto viva e si fa sempre più critica verso forme disimpegnate di culto. Una pastorale illuminata deve avere sempre davanti questo obiettivo: l’altare su cui la celebrazione deve consumarsi è il cuore dell’uomo… La nostra vita deve diventare una epifania del risorto che si deve esplicitare in uno sguardo nuovo sulla vita e sul mondo; un rapporto nuovo con gli altri; una sapienza e un clima nuovo che impregna tutta la nostra esperienza e che si chiama gioia.
«Soltanto attraverso uomini toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini» ha detto Benedetto XVI nel discorso tenuto a Subiaco il 1 aprile 2005, poco tempo prima di essere eletto Papa.
E’ bene confrontarsi anche con la metodologia usata dal Cristo per animare e formare i suoi discepoli (cfr. Mc 7, 17; 9, 28-33; 10, 10. 41-45): Gesù assieme agli apostoli dedica molto tempo all’attività missionaria; i suoi discepoli trascorrono molto tempo “sulla strada” e si trovano ad affrontare molte prove… Gesù è molto attento alle stanchezze e alle difficoltà che incontrano. Infatti, li chiama continuamente “in casa” o “in disparte”; e una volta “rientrati in casa”, cura molto il dialogo, risponde alle loro domande e li aiuta a discernere in profondità… Noi preti, se siamo sinceri, dovremmo ammettere che viviamo solo “sulla strada”, immersi quasi completamente nelle problematiche delle varie nostre attività pastorali: non sappiamo curare il momento molto importante del “rientrare in casa”; cioè il “ritirarci in disparte”, dialogando e interrogando il Maestro Divino per lasciarsi da Lui illuminare, per discernere più in in profondità la realtà. E’ chiaro che, per noi, questo può avvenire tramite la meditazione della Parola di Dio, la fedeltà alla visita eucaristica, l’attenzione ai “segni dei tempi” e tramite anche il dialogo-confronto con i i collaboratori, con altri presbiteri, con il Vescovo, con una guida spirituale.…
Per vivere e annunciare Cristo e il suo Vangelo non basta puntare solo sul codice verbale-esteriore perché incide solo per una minima parte; mentre il codice non verbale (l’insieme del nostro essere-comunicare e la grazia di Dio: se l’abbiamo o meno), incide sulla fecondità dei nostri vari servizi apostolici per una percentuale molto alta; basta un moto del viso, uno stato d’animo, varie “comunicazioni inavvertite”, a rendere il nostro apostolato fecondo o vano. Le persone, la gente hanno un sesto senso e avvertono se viviamo il Cristo o meno; e solo se lo viviamo e teniamo vivo il Vangelo, “passa” (pur sotto i segni della Kenosi); e porterà vita nuova e grazia agli altri…