Per una Chiesa sinodale. La festa liturgica di Santa Maria Maddalena (di Paolo Scarafoni e Filomena Rizzo)

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Il 22 luglio abbiamo celebrato la festa liturgica di Maria Maddalena, icona  di una «Chiesa Maddalena», dal cuore giovane, capace di accogliere la Pentecoste del Concilio Vaticano II. Questa santa «illumina il cammino che la Chiesa vuole compiere con e per i giovani … un cammino di risurrezione che conduce all’annuncio e alla missione. Abitata da un profondo desiderio del Signore, sfidando il buio della notte, la Maddalena corre da Pietro e dall’altro discepolo. Il suo movimento innesca il loro, la sua dedizione femminile anticipa il cammino degli apostoli e apre loro la strada. … La sorpresa dell’incontro: Maria ha cercato perché amava, ma trova perché è amata. … Il Risorto … non è un tesoro da imprigionare, ma un Mistero da condividere. Così ella diventa la prima discepola missionaria, l’apostola degli apostoli. Guarita dalle sue ferite è testimone della risurrezione, è l’immagine della Chiesa giovane che sogniamo» (Sinodo dei giovani, documento finale, 115).

In oriente Maria Maddalena è definita «portatrice di unguento», «mirofora», in riferimento al corpo di Cristo sepolto. In quella tradizione non ci sono state difficoltà a definirla discepola e apostola, «isoapostola», come gli altri dodici. Gregorio Antiocheno vescovo (VI secolo) attribuisce a Cristo queste parole per Maria Maddalena: «Proclamate ai miei discepoli i misteri che avete visto. Diventate le prime maestre dei maestri. Pietro, che mi ha negato, deve imparare che io posso anche scegliere donne come apostoli» (Oratio in mulieres unguentiferas, Patrologia Graeca 88, 11, p. 1863). («Nuntiate discipulis meis quae vos vidistis mysteria. Estote magistrorum primae magistrae. Discat Petrus qui me negavit, posse me etiam mulieres apostolas creare»).

Nella tradizione occidentale San Gregorio Magno nel 591 nella basilica di San Clemente a Roma, durante un sermone, identifica erroneamente Maria Maddalena con altre due donne, la peccatrice di Lc 7,36-50 e Maria di Betania sorella di Lazzaro e di Marta: «Crediamo che questa donna che Luca chiama peccatrice e Giovanni chiama Maria sia quella Maria dalla quale – afferma Marco – furono cacciati sette demoni» (Homiliarum in Evangelia 33, 1, Patrologia Latina 76, p.1239, n.1592-1593).

Non voleva disprezzarla: dobbiamo tenere presente la situazione storica in cui le omelie di Gregorio furono pronunciate e i fedeli ai quali si rivolgeva; più che della storicizzazione era preoccupato per l’attualizzazione del messaggio biblico. Lo stesso San Gregorio in un sermone precedente aveva messo in evidenza la bellezza del primo annuncio che nasce dall’amore: ella mossa dall’amore conobbe il Risorto; fu il suo amore a provocare il Risorto a mostrarsi (Homiliarum in Evangelia 25, 1-10, Patrologia Latina 76, p. 1188-1196, n. 1544-1553).

L’errore esegetico partito dal pulpito di San Clemente trovò l’humus del pregiudizio maschilista e patriarcale. Sarebbero bastate nozioni elementari di geografia per evitare la sovrapposizione di tre figure diverse: Betania si trova in Giudea e Magdala è una cittadina della Galilea. Inoltre la provenienza della terza donna, la peccatrice, non è chiarita.

L’elemento antropologico che caratterizza Maria di Magdala e le altre donne che seguono Gesù mette a dura prova il preconcetto della superiorità e forza maschile di fronte alla debolezza femminile. Davanti alla morte e resurrezione di Cristo i maschi tradiscono, scappano e spergiurano. Le donne sono fedeli, amano e annunciano il Salvatore.

Sarebbe bastato ricordare le parole di San Girolamo sul termine «magdal» che non designava tanto il paese di provenienza ma il soprannome di questa Maria: in aramaico significa «torre», ad indicare l’altezza e la robustezza della fede della donna che vide per prima Gesù risorto, risaltando le qualità di fortezza e grandezza. Egli sottolinea come i cristiani valutano le virtù non dal sesso ma dall’animo: «Posso ridere, lettore forse incredulo, per soffermarmi sulla lode delle donne, e ricordare le sante donne, compagne del Divin Salvatore, che lo assistevano con le loro sostanze, e le tre Marie che stanno davanti alla croce, e Maria Maddalena, la quale per la sua operosità e ardore di fede, ricevette il nome di “turrita” e prima degli apostoli meritò di vedere Cristo risorgere; ci condannerà alla superbia e alla stoltezza, noi che giudichiamo per virtù, non per sesso, ma per l’animo; consideriamo una gloria maggiore della nobiltà e della ricchezza» (Epistola Marcellae viduae epitaphium 127, 5, Patrologia Latina 22, p.1090, n.954-955) («Ridear forsan infidelis lector, me in muliercularum laudis immorari, qui, si recordetur sanctas feminas, comites Divini Salvatoris, quae ministrabant ei de sua substantia, et tres Marias stantes ante crucem, Mariamque proprie Magdalenen, quae ob sedulitatem et ardorem fidei, turritae nomen accepit, et prima ante Apostolos, Christum videre meruit resurgentem, si potius superbiae, quam nos condemnabit ineptiarum: qui virtute, non sexu, sed animo judicamus; contemptaeque nobilitatis ac divitiarum majorem gloriam ducimus»).

Così non fu: si stravolse la figura della santa, che passò da «apostola prima degli apostoli» a «grande peccatrice», modello cristiano della penitenza. Anche nell’arte la sua rappresentazione seguiva uno schema iconografico preciso di stampo maschilista che tanta presa fece nella pietà popolare: la nudità spudorata e seducente, il pianto di espiazione e l’atteggiamento di supplica. Ancora oggi Maria Maddalena rappresenta prevalentemente la peccatrice «penitente», nonostante l’opera di riforma liturgica del Concilio Vaticano II. In coerenza con i principi teologici e pastorali dell’ecclesiologia le figure dei santi furono sottoposte a esame critico. Paolo VI riscattò questa figura nella revisione del Calendario Romano generale del 1969 rigettando ufficialmente l’identificazione di Maria Maddalena con la peccatrice e con Maria di Betania sorella di Lazzaro e di Marta.

Il Calendarium Romanum generale 1969, nella sezione Commentarius historicus calendarii instaurati, p. 97-98, dice: «22 luglio. S. Maria Maddalena. Il Martirologio di Beda fa menzione, il 22 luglio, di Maria Maddalena. Nello stesso giorno la sua festa è celebrata presso i Siriani, i Bizantini e i Copti. Ma il culto di Santa Maria Maddalena in Occidente non è diffuso prima del secolo dodicesimo. Nella liturgia romana riformata non ci sarà più la memoria di Maria di Betania né della donna peccatrice di cui tratta Lc 7,36-50, ma soltanto di Maria Maddalena alla quale per prima Cristo apparve dopo la sua risurrezione». («Iulius 22: S. Mariae Magdalenae. Martyrologium Bedae mentionem facit, die 22 iulii, de S. Maria Magdalena. Eadem die eius festum celebratur apud Syros, Byzantinos et Coptos. Sed cultus S. Mariae Magdalenae in Occidente non est evulgatus ante saeculum XII. In liturgia romana instaurata iam non habebit memoria Mariae de Bethania neque mulieris peccatricis de qua agitur in Lc 7, 36-50, sed tantum de Maria Magdalena cui Christus post suam resurrectionem primae apparuit»).

Nella sezione Variationes in Calendarium Romanum Inductae ribadisce a p. 131: «22 luglio. S. Maria Maddalena: nulla cambia per il titolo della memoria di questo giorno, ma si tratta soltanto di S. Maria Maddalena alla quale Cristo apparve dopo la sua resurrezione, ma non della sorella di Santa Marta, né della peccatrice alla quale il Signore ha rimesso i peccati (Lc 7,36-50). («Iulius 22. S. Mariae Magdalenae: Nil mutatur in titulo memoriae huius diei, sed agitur tantummodo de S. Maria Magdalena cui Christus post suam resurrectionem apparuit, non vero de sorore S. Marthae neque de peccatrice cui Dominus remisit peccata [Lc 7, 36-50]»).

Santa Maria Maddalena è come un simbolo. Come è tuttora difficile farla passare da prostituta penitente ad apostola, così sembra ancora difficile che il Concilio si faccia strada nella Chiesa. Le donne sono il segno di questo passaggio ecclesiale, per mettere fine, come dice Papa Francesco, alla «perversione della Chiesa oggi [che] è il clericalismo» (La Civiltà Cattolica, 4040 [2018] 105-113). Non a caso il 22 luglio 2016 per volontà dello stesso Papa la memoria obbligatoria di Maria Maddalena è stata elevata al grado di Festa, al pari degli apostoli.

Questa santa ci può aiutare a sviluppare una spiritualità sinodale. Ecco perché è importante che venga conosciuta nella sua identità di «apostola» nelle Chiese locali. In lei si concretizzano i tre elementi chiave della comunione, della partecipazione e della missione. Ella è unita a Cristo con le altre donne e con i discepoli, superando ogni pregiudizio e separazione sociale; prende l’iniziativa mossa dall’amore intenso; annuncia la resurrezione del Signore con entusiasmo e «parresia», invitando alla speranza del Paradiso.

La sua figura è pienamente ecumenica, legittimata dai Vangeli, attenzionata sia nelle Chiese orientali, sia in quelle riformate. La guerra in Ucraina ha messo a nudo tante ipocrisie nelle comunità cristiane che siamo chiamati a superare per essere credibili: dobbiamo essere coraggiosi, e mostrare al mondo una Chiesa «Maddalena», una Chiesa sinodale che non dubita e non calcola, ma è testimone del bene e della pace e non teme.