Ricerca negli Usa. I giovani preti? Sono più conservatori

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Ma sono anche più pronti a farsi carico delle ferite provocate dagli abusi. Coinvolti nell’indagine dell’Università Cattolica di Washington 3.500 sacerdoti per capire come cambia l’idea del ministero
L’Università Cattolica di Washington ha coinvolto più di 3.500 sacerdoti per indagare e capire i cambiamenti generazionali sull’idea che i presbiteri stessi hanno di sé e del proprio ministero La crisi legata agli scandali degli abusi sessuali che hanno colpito gli Stati Uniti nel 2002 ha avuto un profondo impatto sul modo in cui in cui i preti vedono se stessi e il loro sacerdozio. E anche la crescente polarizzazione politica della società ha avuto lo stesso tipo di effetto sui sacerdoti: tra quelli ordinati negli ultimi 50 anni i più giovani, infatti, tendono maggiormente a descriversi come conservatori, rispetto a quelli più anziani. Allo stesso tempo, però, oggi i sacerdoti si dicono più pronti a essere i «primi soccorritori» per le vittime di abusi che incontrano nel loro ministero. Inoltre, circa uno su dieci ammette di aver subito personalmente molestie o abusi sessuali. Sono i dati che emergono da una ricerca condotta dall’Università cattolica d’America (che ha sede a Washington DC), basata sulle risposte fornite da 3.516 preti statunitensi (sui 10mila totali) in 191 tra diocesi ed eparchie, affiancate a 100 interviste qualitative di approfondimento.

Lo studio, che si inserisce nel più ampio «The Catholic project» – teso a promuovere la collaborazione tra clero e laici di fronte alla questione degli abusi sessuali –, è stato pubblicato in questi giorni. Scopo dell’approfondimento, come ha spiegato Stephen White, direttore esecutivo di «The Catholic Project», è quello di cercare di «capire veramente come stanno i nostri sacerdoti, in modo da poter fornire dati che possano aiutare i vescovi e gli stessi preti». Per quanto riguarda l’orientamento teologico e dottrinale «più della metà dei sacerdoti ordinati dal 2010 si pongono sul lato conservatore della bilancia », spiega il rapporto: «Nessun prete intervistato che è stato ordinato dopo il 2020 si è descritto, invece, come “molto progressista”».

Il dato più interessante, però, riguarda forse la questione degli abusi. Molti intervistati ordinati dopo il 2002, l’anno più pesante dal punto degli scandali in America, hanno detto di essere consapevoli che guarire le ferite provocate dagli abusi è essenziale per il loro ministero pastorale. « Il Signore intende usare me e il mio sacerdozio per contribuire a sanare questa situazione e ripristinare la fiducia e la credibilità del sacerdozio per le persone», ha sottolineato uno degli intervistati. E dalla ricerca emerge che «il 71% dei sacerdoti riferisce di conoscere almeno una vittima sopravvissuta agli abusi sessuali del clero, mentre l’11% ne conosce cinque o più». Purtroppo, anche gli stessi sacerdoti dichiarano di essere tra le vittime di abusi sessuali: il 9% dice di aver subito personalmente molestie e abusi sessuali o di essere stato vittima di una qualche cattiva condotta sessuale durante la formazione sacerdotale o il Seminario. A questa domanda, però, il 6% ha preferito non rispondere. Da notare che però la maggioranza dei sacerdoti intervistati (69%) «afferma di sentirsi ben preparata per assistere una vittima di abusi, e il 54% riferisce che lo sta già facendo». Un dato variegato arriva dalla fiducia posta nei vescovi, che cambia di molto da diocesi a diocesi, passando da un massimo del 100% a un minimo del 9%. Infine, la ricerca mette in luce una soddisfazione generalizzata riguardo al proprio ministero da parte dei sacerdoti: solo il 4% sta considerando la possibilità di abbandonare la tonaca.