San Giovannni Maria Vianney: ecco chi era il “curato d’Ars”

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“Egli riuscì a toccare il cuore della gente non in forza delle proprie doti umane, né facendo leva esclusivamente su un pur lodevole impegno della volontà; conquistò le anime, anche le più refrattarie, comunicando loro ciò che intimamente viveva, e cioè la sua amicizia con Cristo”. Lo ha detto Benedetto XVI in un’udienza generale nella quale parla di San Giovanni Maria Vianney, nato nel 1786 a Dardilly, vicino Lione.

I suoi genitori sono persone di sentimenti e di vita profondamente cristiani. Maria, la madre, mentre lo porta ancora in seno, lo offre spesso al Signore e alla Santa Vergine. Ecco spiegato il motivo per cui viene battezzato coi nomi di Giovani Battista e di Maria. “La virtù – affermerà San Giovanni Maria – passa dal cuore delle madri nel cuore dei figli, i quali fanno volentieri ciò che vedono fare”. E riguardo alla Madonna: “L’amai prima di conoscerla, la Vergine Santa è il mio più vecchio affetto”. Conosciuto come “il Curato d’Ars”, sin da piccolo lavora nei campi, tanto che arriva all’età di 17 anni ancora analfabeta.

La più nota biografia del santo racconta che la casa dei Vianney è un asilo aperto a tutti gli infelici; vi si danno appuntamento al cader della notte, e non di rado la soffitta ne accoglie fino a venti alla volta. Nella cattiva stagione nel mezzo della cucina si accende un fuoco di fascine per riscaldarli e cucinare una pentola di patate.

Mangiano tutti insieme e per Giovanni Maria non c’è gioia più grande di condurre a casa tutti i mendicanti che incontra sul suo cammino. In Francia soffiano i venti della rivoluzione: Giovanni si accosta al sacramento della confessione in casa, non in chiesa, grazie a un sacerdote che non ha giurato fedeltà ai rivoluzionari. Lo stesso avviene per la prima Comunione, ricevuta in un granaio, durante una Messa “clandestina”.

A 17 anni, Giovanni avverte la chiamata al sacerdozio: “Se fossi prete, vorrei conquistare molte anime”, spiega. Ma la strada non è facile, considerate le poche conoscenze culturali. Solo grazie all’aiuto di sacerdoti sapienti, tra cui l’Abbé Balley, parroco d’Écully, viene ordinato presbitero il 13 agosto 1815, all’età di 29 anni.

Tre anni dopo, nel 1818, viene mandato ad Ars, piccolo villaggio nel sudest della Francia, abitato da 230 persone. Lì coltiva ed insegna una pietà semplice, immersa nell’amore di Dio, e prodiga nei confronti del prossimo. Passa gran parte della sua vita in confessionale al quale ogni anno accorrono migliaia di pellegrini da tutta l’Europa che restano colpiti dalla sua misericordia e dolcezza.

Infatti, il Curato d’Ars li accoglie paternamente piangendo per primo dinanzi ai loro peccati. Quanti lo conoscono rimangono stupiti dalla sua generosità in quanto dà tutto ai poveri. Fonda un istituto chiamato la Casa della Provvidenza nel quale accoglie ragazze orfane e disagiate. In quella casa, per istruire le ragazze, comincia a predicare i suoi catechismi che diventano famosi e ai quali partecipa un numero sempre crescente di persone. Il suo modo di parlare è semplice e diretto, ma riesce ad edificare persone di qualsiasi ceto e cultura; sono soprattutto gli intellettuali a rimanere colpiti dall’efficacia dei suoi discorsi perché privi di ogni ornamento: è la sua stessa vita a parlare.

Molti rimangono turbati dal suo aspetto dimesso e dalla sua ignoranza, anche gli stessi confratelli sacerdoti che per molto tempo gli rendono amara la vita cercando di allontanarlo dalla parrocchia. Il Santo Curato d’Ars mostra in ogni circostanza un’umiltà così profonda che lo accredita agli occhi dei fratelli aiutandolo a superare le difficoltà. Donato interamente a Dio e ai suoi parrocchiani, muore il 4 agosto 1859, all’età di 73 anni.

Beatificato nel 1905 da Pio X, Giovanni Maria Vianney viene canonizzato nel 1925 da Pio XI che nel 1929 lo proclama “patrono di tutti i parroci del mondo”. Nel 1959, nel centenario della sua morte, San Giovanni XXIII gli dedica l’Enciclica Sacerdotii Nostri Primordia, additandolo a modello dei sacerdoti mentre nel 2009, per il 150esimo anniversario dalla sua scomparsa, Benedetto XVI indice un “Anno sacerdotale”, per “contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti, per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”.