SINODO DELLA CHIESA ITALIANA, SI SCALDANO I MOTORI

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Nel messaggio all’Assemblea generale dell’Azione Cattolica, il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, lo indica chiaramente come una «prospettiva» del futuro prossimo e come «una nuova via da percorrere». Quanto ipotizzato da papa Francesco a Firenze, nel 2015, e caldeggiato dai gesuiti de La Civiltà Cattolica, sta diventando realtà

Tutto pigiato in poche righe. «È assolutamente necessario annunciare al mondo la bellezza del Vangelo ed è doveroso testimoniare, con la propria vita, la presenza cristiana nella società», ha scritto il cardinale Gualtiero Bassetti alla XVII Assemblea generale dell’Azione Cattolica, in un messaggio caldo, per nulla formale, sollecitando la collaborazione intelligente e creativa della più antica e diffusa associazione di credenti laici dell’Italia per plasmare insieme un «futuro che si annuncia ricco di aspettative e di strade nuove da percorrere». «Ne indico solo due», ha precisato il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei): «il prossimo incontro sul Mediterraneo che si svolgerà nella primavera del 2022 e l’ inizio di un cammino sinodale che rappresenta un’ autentica novità per la nostra Chiesa e il nostro Paese». Già, il Sinodo Ne aveva parlato papa Francesco intervenendo al Convegno ecclesiale di Firenze (In Gesù Cristo il nuovo umanesimo) il 10 novembre 2015.  «Mi piace una Chiesa italiana inquieta», aveva detto Jorge Mario Bergoglio, «sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà. L’ umanesimo cristiano che siete chiamati a vivere afferma radicalmente la dignità di ogni persona come figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’ allegria e l’ umorismo, anche nel mezzo di una vita tante volte molto dura. Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi un’ indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni».

C’è voluto del tempo perché la Chiesa italiana facesse suo questo invito. Tanto tempo. Vuoi per inerzia (della serie “s’è sempre fatto così”). Vuoi per difendere piccole o grandi rendite di posizione. Vuoi per timore: un Sinodo comporta dibattito, scontro, anche; significa sciogliere le vele per navigare in mare aperto…. Pochi vescovi hanno parlato di sinodo italiano, nonostante la chiara sollecitazione di Francesco. Lo ha fatto esplicitamente  monsignor Domenico Pompili, intervistato il 2 febbraio 2019 dallOsservatore Romano diretto da Andrea Mondamonsingor Pompili ha svolto un lungo servizio in Cei come sottosegretario e direttore dell’ Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, ed è sicuramente uno dei pastori  italiani più vicini a papa Francesco. Nel dicembre del 2020 lo ha fatto anche il cardinale Marcello Semeraro, a colloquio con il condirettore di Famiglia Cristiana, Luciano Regolo. 

Al Sinodo della Chiesa italiana hanno dedicato sicuramente spazio, energia e idee La Civiltà Cattolica e il suo direttore, il gesuita padre Antonio Spadaro.  Almeno tre gli interventi di rilievo. Il 2 febbraio 2019, padre Spadaro affermò che «soltanto un esercizio effettivo di sinodalità all’ interno della Chiesa potrà aiutarci a leggere la nostra storia d’ oggi e a fare discernimento. Che cos’ è la sinodalità? Consiste nel coinvolgimento e nella partecipazione attiva di tutto il popolo di Dio alla vita e alla missione della Chiesa attraverso la discussione e il discernimento. Essa respinge ogni forma di clericalismo, incluso quello politico. La crisi della funzione storica delle élites – che fino a poco fa era riuscita a far dare alle democrazie occidentali il meglio di sé – deve aprirci gli occhi. La sinodalità è radicata nella natura popolare della Chiesa, “popolo di Dio”». E ancora: «Il “nemico”,  non è più solamente la secolarizzazione, come spesso abbiamo detto, ma è la paura, l’ ostilità, il sentirsi minacciati, la frattura dei legami sociali e la perdita del senso di fratellanza umana e di solidarietà. Nella società sta venendo meno la fiducia: nei medici, negli insegnanti, nei politici, negli intellettuali, nei giornalisti, negli uomini del sacro… Risuonano su questa situazione confusa le parole che il Papa a Firenze ha rivolto alla Chiesa italiana: “Sia una Chiesa libera e aperta alle sfide del presente, mai in difensiva per timore di perdere qualcosa”. E aveva chiesto alla Chiesa: “discutere insieme, oserei dire arrabbiarsi insieme, pensare alle soluzioni migliori per tutti”».

Nell’estate 2019, padre Spadaro chiese a padre Bartolomeo Sorge di scrivere un saggio su questo auspicato “probabile sinodo”.  «Una difficile sfida da affrontare in un Sinodo sarebbe la crisi che oggi rischia di incrinare il rapporto di fede e di amore che lega strettamente la Chiesa italiana al Vescovo di Roma», osservò padre Bartolomeo Sorge. «Si tace su questo problema essenziale della vita ecclesiale. Possibile che la nostra comunità cristiana non sappia che cosa fare dinanzi agli attacchi, violenti e frequenti, contro papa Francesco, provenienti in gran parte dal suo stesso interno, che giungono persino all’ assurda richiesta delle sue dimissioni? Quale iniziativa è necessario intraprendere, che coinvolga l’ intero popolo di Dio? A poco servono le dichiarazioni formali di filiale attaccamento e adesione: c’ è bisogno, piuttosto, di rassicurare i fedeli, con un atto ufficiale e solenne, che l’ essenza evangelica del servizio petrino nella Chiesa rimane sempre immutata, anche se cambia il modo di esercitarlo, come fa papa Francesco. Non si può far finta che non esista nella Chiesa italiana il grave problema che i fedeli acquisiscano una fede più cosciente e matura nella missione del Successore di Pietro». 

«Un’ altra difficile sfida – richiamata dal Papa anche a Firenze – meritevole di essere affrontata in un autorevole dibattito sinodale riguarda le implicazioni etiche e comportamentali dei fedeli, all’ interno della crisi spirituale e culturale senza precedenti in cui si dibatte l’ Italia», scrisse inoltre su La Civiltà Cattolica padre Sorge: «”La Chiesa – ha detto papa Francesco – sappia anche dare una risposta chiara davanti alle minacce che emergono all’ interno del dibattito pubblico: è questa una delle forme del contributo specifico dei credenti alla costruzione della società comune. I credenti sono cittadini”. Ci chiediamo: quale intervento autorevole la Chiesa italiana potrà pronunciare, alla luce del Vangelo e del magistero, sul fatto che milioni di fedeli – non esclusi sacerdoti e consacrati – condividano, o quanto meno appoggino, concezioni antropologiche e politiche inconciliabili con la visione evangelica dell’ uomo e della società?»S

Terzo intervento de La Civiltà Cattolica  da segnalare fu l’intervista al professor Giuseppe De Rita (19 settembre 2020) che fece una profonda riflessione al riguardo. «Resto convinto che la Chiesa italiana ha un futuro solo se scarica sul terreno la sua potenza di mobilitazione e partecipazione collettiva», disse il ricercatore, ex presidente del Censis. «Non ci salveranno ambizioni progressiste, ma rituali; e non ci preserverà dal maligno il rinserramento nella deresponsabilizzata delega ai nostri vertici. Solo il vigore delle diverse realtà socioculturali, da troppo tempo in letargo, può chiamare le Chiese che vivono in Italia a farsi loro carico del faticoso cammino che dobbiamo intraprendere. E mi permetto di dire che quel vigore può essere chiamato a esprimersi nel richiamo a osare, a fare storia di “promozione umana” e di risposta alle attese di giustizia delle nostre singole comunità ecclesiali».

Le recentissime parole (25 aprile 2021) del cardinale Bassetti sono un sigillo. Il tempo del Sinodo è maturo. La Chiesa cammina nella storia, e in questo tempo di pandemia la prospettiva sinodale, posta quasi sei anni fa dal Papa con il discorso che pronunciò al Convegno ecclesiale di Firenze, diventa un’ esigenza ineludibile.