SITUAZIONE VOCAZIONI IN ITALIA… NOMINA DI NUOVI VESCOVI IN MOLTE DIOCESI…

Articoli home page

“Vocazioni in crisi”, è un mantra che sentiamo ripetere da cinquant’anni. Eppure, non sembra essere un problema per molte diocesi che non hanno neppure dei piani per la pastorale vocazionale. I giovani diventano così, un problema quando arrivano in seminario con l’aspettativa di trovare delle realtà serie e ben strutturate. Di questo ne abbiamo già parlato. Ma se le vocazioni al presbiterato sono in crisi, anche quelle all’episcopato non scherzano affatto. Negli anni scorsi si intravedeva ancora qualche sacerdote con ambizioni, oggi le nunziature si vedono chiudere il telefono in faccia. “No grazie, eccellenza, rifiuto l’offerta e vado avanti”, ha detto un sacerdote del sud Italia al Nunzio Emil Paul Tscherrig nelle scorse settimane. E mentre il Papa se le inventa tutte per far parlare di sé, il Dicastero per i Vescovi non sa più dove pescare. Difatti, la necessità non era certo quella di inserire delle donne nel Dicastero che sceglie i pastori, realtà che ovviamente non possono comprendere perchè non vivono nè il sacerdozio nè l’episcopato. Piuttosto sarebbe il caso di iniziare a puntare su una formazione, anche dell’episcopato, e una chiara consapevolezza anche giuridica su quali sono i compiti dell’ordinario.

“Non voglio certo essere il parafulmini di chi commette crimini” ha spiegato a Silere non possum il sacerdote che ha rifiutato la nomina episcopale. “Oggi se un presbitero è accusato di aver abusato del suo potere, di aver rubato i soldi della parrocchia, di aver abusato di qualche minore, tutti verrebbero a chiederne conto a me. Se una badessa abusasse delle monache, io sarei chiamato in causa. Se un laico o una laica della curia rubano o truffano, suonano in episcopio. Questioni che, peraltro, a volte accadono quando neppure eri ancora il pastore di quella diocesi” sottolinea. Effettivamente, come dargli torto. Oggi, anche la Chiesa ha ceduto il passo alle pretese di chi cerca, a tutti i costi, un capro espiatorio. In sostanza, seppur indirettamente, si pretende che i vescovi abbiano gli occhi dentro le canoniche, le sagrestie o le auto dei preti, dei monasteri, ecc. Idee malsane che già qualcheduno ha messo in atto per via delle proprie fisime. Il reverendo non vuole tornare più sull’argomento: “Non vivrei più serenamente”, dice chiudendo il dicorso.

La situazione attuale

Le diocesi italiane sono, da tempo, sotto lo sguardo attento di Francesco che ha espresso, in più occasione, l’intento di accorparne alcune. Questa tecnica, come l’ordinazione di persone sposate o donne, può essere la risposta? Oppure si tratta di un modo per non morire? Le cose sono ben diverse ma la fine sarebbe la stessa. Ciò che non si vuole fare, guai a noi, è ritornare sui nostri passi e iniziare a ripensare la formazione sacerdotale aldilà delle ideologie. 

Nella pratica? Diamo uno sguardo alla realtà italiana. Qual è lo stato delle diocesi nel bel Paese? Sono nove le diocesi attualmente senza ordinario: Iglesias,, Rieti, San Miniato, Sessa Aurunca, Vallo della Lucania e Cosenza-Bisignano

Poi vi è l’abbazia territoriale di Montecassino (Non consideriamo l’Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata). Papa Francesco, lo scorso mese ha rispedito alla comunità monastica il nome che avevano proposto come abate ordinario. Uno dei tanti problemi dell’attuale Pontefice è quello di non riuscire a comprendere che la comunità monastica deve necessariamente scegliersi il proprio Abate, e possibilmente in tempi brevi, altrimenti gli equilibri si rompono. Difficile per un gestita comprendere la vita benedettina, ma i risultati si vedono eccome. Infine, dal 25 febbraio 2020 è vacante anche l’Eparchia di Piana degli Albanesi

Dieci, invece, sono le diocesi che hanno un vescovo che ha consegnato la lettera di rinuncia per raggiunti limiti di età. Si tratta delle Chiese di Anagni-Alatri, Brindisi-Ostuni, Civita Castellana, Firenze, Rimini, San Marco Argentano-Scalea, Tempio-Ampurias (da ben due anni), Trieste, Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado e, infine, l’Esarcato apostolico d’Italia.

E il futuro? 

L’anno che verrà, vedrà diversi presuli raggiungere l’età della rinuncia: a gennaio, S.E.R.Mons. Donato Negro, Arcivescovo di Otranto. A Febbraio S.E.R.Mons. Armando Trasarti, vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola. A marzo sarà il turno di S.E.R.Mons. Gennaro Pascarella il quale è vescovo di Pozzuoli ed Ischia.

S.E.R.Mons. Domenico Sorrentino, sarà chiamato a dare le dimissioni a maggio e bisognerà provvedere sia alla Chiesa di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino sia a quella di Foligno. A giugno raggiungeranno l’età della rinuncia gli Ecc.mi Monsignori Roberto Filippini, vescovo di Pescia e Raffaello Martinelli, vescovo di Frascati. A luglio: S.E.R.Mons. Salvatore Visco, vescovo di Capua; S.E.R.Mons. Francesco Milito, vescovo di Oppido Mamertina-Palmi e S.E.R.Mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, al quale Francesco ha già affidato un coadiutore.

Ad agosto sarà il momento di S.E.R.Mons. Giovanni Ricchiuti, vescovo Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti; S.E.R.Mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo metropolita di Foggia-Bovino e S.E.R.Mons. Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro. Sempre nello stesso mese anche il Cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo di L’Aquila, raggiungerà i 75 anni.

Ad, infine, a settembre, consegneranno le lettere di rinuncia: S.E.R.Mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo metropolita di Campobasso-Boiano; S.E.R.Mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo metropolita di Udine e abate di Rosazzo. Ad ottobre: S.E.R.Mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo.

Nel 2022 anche il Collegio Cardinalizio ha perso diversi porporati. Alcuni sono tornati alla casa del Padre ed altri hanno perso il diritto ad entrare in un futuro Conclave. Per fortuna, quest’anno, alla fine di dicembre, anche S.E.R. il Sig. Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga diventerà non elettore, raggiungendo gli ottanta anni.