Stati Uniti. Springsteen, il sogno americano ritrovato in una chiesa e nella fede

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Nella sua prima apparizione commerciale, la rock star tratteggia la sua idea di America: strada, fede e il valore dell’accoglienza. “La nostra luce ha sempre trovato la sua strada nell’oscurità”

L’idea di America di Springsteen è tutta qui: in una chiesa, nella strada e nel valore dell’accoglienza.

The Middle, realizzato per il marchio Jeep e andato in onda durante il Super Bowl – l’evento che tiene incollato alla tv l’intero Paese – è una summa visiva dell’intera produzione del cantante americano. Una piccola enciclopedia iconografica (e poetica) ricca di rimandi, attraverso la quale Springsteen, ancora una volta, si propone come il cantore di un’America che, orfana della sua identità, è chiamata ora a ritrovarla nell’unità.

La libertà. Il viaggio. I cavalli. La purezza perduta e da riconquistare. L’eroe solitario che entra ed esce dalla storia e dal mito. C’è tutto l’universo retorico che Springsteen ama e restituisce da anni. Il viaggio dei Joad, la strada desolata di Cormac McCarthy, i film di John Ford, l’eterna frontiera che lo stesso Springsteen non ha mai smesso di cantare.

“Il centro – recita la voce dell’artista durante lo spot – è stato un posto difficile da raggiungere ultimamente. Tra il rosso e il blu. Tra servo e cittadino. Tra la nostra libertà e la nostra paura. Ora, la paura non è mai stata la parte migliore di ciò che siamo. Quanto alla libertà, non è proprietà di pochi fortunati, appartiene a tutti noi. Chiunque tu sia, ovunque tu sia. È ciò che ci collega. E abbiamo bisogno di quella connessione. Abbiamo bisogno del centro”.

Quel centro – a cui Springsteen ha dato voce nello spettacolo a Broadway recitando il Padre Nostro – è qualcosa che, paradossalmente, l’America ha sempre declinato nel movimento. Un movimento assieme fisico, spirituale ed escatologico. Come nel brano Land of hope and dreams, che Springsteen ha eseguito in occasione della festa per l’inaugurazione della presidenza di Joe Biden. La canzone lega alcuni motivi tipici della sua produzione: un uomo e una donna, un viaggio, un treno, la redenzione. Che il brano abbia un’apertura escatologica lo conferma il verso conficcato nella seconda strofa: “Questo giorno sarà l’ultimo”. La luce che splenderà “domani”, “l’oscurità che retrocederà”, la fede che “sarà ricompensata” immettono in un territorio religioso, dentro una semantica religiosa. “La terra di sogni e speranza” verso le quale corrono le “grandi ruote di ferro”, non è appannaggio della sola coppia. “La terra della speranza e dei sogni” non ammette tagli o esclusioni, fratture o pedaggi. L’America, cantata da Springsteen, è inclusiva, chiama tutti, interpella tutti, accoglie tutti. L’America ha una “qualità” redentiva, l’idea stessa di America è religiosa.

In The Middle ritroviamo lo stesso linguaggio, le stesse polarità. Oscurità, luce, montagne, deserto, redenzione. Basta riascoltare le parole di Martin Luther King per capire quanto l’immaginario di Springsteen sia radicato nella visione americana: “Con questa fede – siamo nel 1963 – uscirò e scaverò un tunnel di speranza attraverso la montagna della disperazione. Con questa fede uscirò con te e trasformerò gli oscuri ieri in luminosi domani”. “La nostra luce – dice a sua volta Springsteen – ha sempre trovato la sua strada nell’oscurità. E c’è speranza sulla strada… più avanti”.

C’è sempre uno scarto, una distanza, una ferita che separa l’America dalla sua identità. La promessa dalla sua realizzazione. Il sogno dalla realtà. Springsteen ne è consapevole. Non c’è America senza fede.