Superare la tentazione di criticare, pretendere dalla Chiesa che invece deve essere fecondata di impegno gratuito e di comunione (Pierangelo Sequeri)

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La Chiesa dei discepoli, per poter essere a disposizione di chi ha bisogno di avere gratuitamente, perché non ha soldi per procurarse­lo, deve essere fatta in prevalenza da coloro che sono disposti a met­terci qualcosa del proprio, anche prima di vedere che frutto ne darà, e quale risultato ne ricaveranno.

Se tutti vengono a poppare, se tutti i cristiani anche impegnati, appunto, continuano a lamentarsi, a pia­gnucolare su ciò che la Chiesa dovrebbe dare, e i laici lo dicono ai sacerdoti, i sacerdoti lo dicono ai Vescovi, i Vescovi lo dicono al Papa, tra un po’ la Chiesa diventerà come quelle divinità arcaiche con tutte le poppe estenuate. 

Bisogna che cresca un’esperienza spiri­tuale profonda dello spirito della dedizione: non soltanto nei con­fronti del prossimo che soffre e che ha bisogno – cosa che va da sé – ma anche nei confronti della Chiesa. Bisogna che cresca un’affezione per la Chiesa che inviti molti a sottoscrivere in anticipo. Si deve dire già in tenera età che la Chiesa è un esercizio anche duro della dedi­zione; non avendo una base contrattuale, qui si dà anche prima di sapere che cosa si riceverà in cambio, e se si riceverà. Perché di que­sto è fatta, la Chiesa. Se no, chi arriva e veramente ha bisogno, non trova niente, perché questi sono qua da vent’anni, trent’anni a pop­pare e non smettono; e mentre nel resto della vita si danno da fare per organizzarsi in proprio, qua aspettano solo di poppare.  

Ecco che cosa significa ironia – e quindi autoironia – che mette alla prova il fondamento dell’appartenenza ecclesiale: che è appunto la disponibilità a fare proprio, per conto terzi, lo spirito della dedizione. Affettuosamente, ma ironicamente, ci scuoteremo a vicenda, quando ci accorgeremo che diventiamo complici nella poppata. 

La Chiesa c’è per terzi e la vitalità della comunicazione cristiana richiede che noi nelle retrovie possiamo disporre di relazioni che non sono complici nel dissanguare la Chiesa per la propria autorealizzazione, ma solidali e fraterne per mettere in comune beni che, per quanto piccoli siano, una volta resi disponibili, il Signore li moltiplica per noi e per gli altri