La vocazione è sempre una sorpresa, sorge da una parola che nel Battesimo il Signore ha seminato nel cuore di ogni credente e prende avvio da un evento inatteso che sempre meraviglia. Somiglia, la vocazione, ad una reazione a catena una «fissione nucleare portata nel più intimo dell’essere capace di suscitare una catena di trasfor-mazioni che a poco a poco cambieranno il cuore e trasformeranno il mondo» (cf. Benedetto XVI, Omelia in occasione della XX Giornata mondiale della gioventù, Colonia 21 agosto 2005). Fare memoria dell’opera creatrice di Dio nella propria vita, riconoscere il suo sguardo amorevole e creativo che ci ha raggiunto in Gesù e trovare uno spazio per raccontarne la forza e la semplicità è occasione per rinverdire le radici della propria vocazione e contemplare la meravigliosa e sobria fantasia dello Spirito che opera nella vita degli altri. In questi anni, la Chiesa ci invita a riscoprire quel tratto essenziale del nostro essere credenti che è il camminare insieme, che la strada della salvezza – della santità, della felicità, della vita che è vita semplicemente (cf. Benedetto XVI, Spe salvi, 11) – è una via che non si percorre da soli. In questo andare siamo pellegrini e non vagabondi, invitati a tenere fisso lo sguardo alla meta del Regno dei Cieli che ci attende e che abbiamo da costruire, insieme al Signore, in questo mondo della Creazione.
Così, tutto diventa dialogo vocazionale, occasione per intuire, riconoscere e acconsentire alla spinta dello Spirito che chiama alla vita ogni cosa e ogni persona e nelle quali scorre non alla superficie ma in profondità; «è una presenza percepibile in ogni creatura: nell’aria che respiriamo, nella luce che vediamo e che ci scalda, nell’erba, nelle pietre… Dio, Creator omnium, attraversa ogni cosa, ma è oltre, e proprio per questo è il fondamento di tutto » (Benedetto XVI, Omelia alla Certosa di Serra san Bruno, 9 ottobre 2011). Il pellegrinaggio sinodale della vocazione trova la sua radice nella contemplazione della Pasqua di Cristo della quale è intrisa tutta la Creazione e la storia di ogni persona. Mors et vita duello conflixere mirando, «la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1,5). Non si tratta, primariamente, di cose da fare ma anzitutto di narrarsi a vicenda i semplici e quotidiani prodigi della vita che sconfigge la morte. « Animati da questo spirito, potremo procedere verso una Chiesa partecipativa e corresponsabile, capace di valorizzare la ricchezza delle varietà di cui si compone […].
In questo modo, imparando gli uni dagli altri, potremo riflettere meglio quel meraviglioso poliedro che dev’essere la Chiesa di Gesù Cristo. Essa può attrarre i giovani proprio perché non è un’unità monolitica, ma una rete di svariati doni che lo Spirito riversa incessantemente in essa, rendendola sempre nuova, nonostante le sue miserie» (Francesco, Christus vivit, 206-207).