Adorare e servire ( di Paolo Scarafoni e Filomena Rizzo).

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Cominciare e ricominciare dall’amore. Questo il messaggio a conclusione dell’assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi, riassunto da Papa Francesco nella duplice dimensione di adorare e servire.

La diocesi di Roma accoglie le parole profetiche del suo vescovo e si rimbocca subito le maniche. Ha davanti due anni di lavoro intenso e si sta preparando: il giubileo; il percorso sinodale con al centro l’attuazione della Ecclesiarum Communione, che è la riforma del Vicariato affinché sia sempre più evidente la partecipazione di tutto il popolo di Dio alla vita della Chiesa; il decimo anniversario della Evangelii gaudium, per una Chiesa in uscita che diventa la Chiesa bella del Concilio; e i 1700 anni del Concilio di Nicea, come opportunità di rimettere al centro la professione di fede nella Trinità, chiave di lettura relazionale del cristianesimo con tutti gli uomini e con il creato.

Il Papa in sintonia con l’assemblea sinodale, invita la Chiesa ad amare Dio con tutto il suo cuore. Dio Trinità provoca un cambio di orizzonte nella fede: l’immagine di un Dio potente e guerriero, simile ai forti del mondo, ha radici profonde difficili da estirpare. Il Dio di Gesù Cristo, la santa Trinità, è ritrovato con gioia dalla Diocesi di Roma in alcune esperienze autentiche di amore, nelle quali le relazioni umane diventano intense e significative, piene di rispetto e di considerazione.

L’onnipotenza è la discesa di Dio in mezzo a noi, l’immensità della sua misericordia per cercare la nostra collaborazione, per soccorrerci, per purificarci e per camminare con noi verso il pieno compimento nell’amore.

L’egoismo si insinua in tutte le cose, anche le più sante. Per egoismo è usata la Chiesa stessa, l’Eucaristia, i sacramenti, la pietà, la parrocchia, l’arte sacra … Tutto questo è compiuto contro il secondo comandamento: “non usare il nome di Dio invano”.

Si possono identificare bene tre elementi che aiutano contro il rischio sempre presente dell’egoismo: la relazionalità, il discernimento e l’imprevisto. Le tre cose insieme possono vincere l’egoismo. Il papa invita ad accogliere l’imprevisto che viene da Dio, perché significa lasciare spazio all’iniziativa di Dio e degli altri. È il correttivo ultimo contro ogni egoismo, proprio nella complicazione. La relazionalità è lo spazio nel quale si realizza l’imprevisto, la complessità; il discernimento è capace di cogliere proprio là l’azione di Dio. Il più grande imprevisto è stata l’incarnazione del Figlio di Dio, nel grembo di colei che gli ha lasciato spazio nel vero discernimento, in mezzo a tante incomprensioni e difficoltà.

La nostra stessa vita di cristiani deve dimostrare a tutti che Dio non è egoista, pieno di sé. Un poeta del medio oriente si lamentava: «I ricchi hanno Dio e la polizia, i poveri hanno le stelle e i poeti». I poveri di Roma grazie a tanti sforzi concreti di servizio nell’amore iniziano a percepire sempre più chiaramente che Dio sta dalla loro parte. «Chiesa adoratrice e chiesa del servizio, che lava i piedi all’umanità ferita, accompagna il cammino dei fragili, dei deboli e degli scartati, va con tenerezza incontro ai poveri. Dio lo ha comandato!».

La santità proposta da papa Francesco e dall’assemblea sinodale è per tutti, perché la chiamata al Regno di Dio è universale. «Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova» (Gaudete et esultate n. 14). Gesù ha detto che nella casa del Padre ci sono molti posti (Gv 14,2-4): il Paradiso non è “a metro quadro”, e vincendo l’egoismo possiamo comprendere che c’è spazio per tutti.

La Diocesi punta specialmente sui laici. Sta dando importanza alla loro formazione teologica, partendo dal kerygma per annunciare il Dio della misericordia e non dell’egoismo, «primereando» su quanto ha espresso papa Francesco con il Motu proprio «Ad Theologiam promovendam»: non riproporre schemi astratti e formule del passato ma privilegiare il sapere del senso comune della gente che è di fatto luogo teologico.

Che cosa chiede papa Francesco? Tutti, nel nostro piccolo, nella nostra famiglia, nella nostra parrocchia, tra la nostra gente cerchiamo di formarci per vivere la missione di essere Chiesa al servizio, mostrando il volto di un Dio premuroso, pieno di tenerezza, che si prende cura dei piccoli e dei poveri. L’egoismo si vince con l’amore. “Dove si vive l’amore, lì inizia il Paradiso”.