Benedetto XVI, la morte e il suo testamento profetico

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Nella lettera dello scorso 6 febbraio: l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte una intensa riflessione sulla propria morte dello stesso Papa emerito: si tratta dell’ultimo passaggio della lunga lettera che scrisse ai fedeli il 6 febbraio 2022 quando il suo nome fu tirato in ballo nell’inchiesta sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Friburgo.

È morto il Papa emerito Benedetto XVI, aveva 95 anni, e si era dimesso nel 2013 dopo un pontificato durato 8 anni. La Sala Stampa vaticana ha annunciato che la morte è sopravvenuta alle 9.34 nella residenza del Monastero Mater Ecclesiae, che il Papa emerito aveva scelto come sua residenza dopo la rinuncia al ministero petrino avvenuta nel 2013.

Con queste parole Benedetto XV concludeva la lettera lo scorso 6 febbraio circa il rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, reso pubblico il 20 gennaio 2022.

Una lettera che nelle frasi finali assume un sapore profetico perché assomiglia a un vero e proprio testamento spirituale.

Questo è il passaggio profetico a firma del papa emerito, una sua intensa riflessione sulla morte:
«Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte. In proposito mi ritorna di continuo in mente quello che Giovanni racconta all’inizio dell’Apocalisse: egli vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma Egli, posando su di lui la destra, gli dice: “Non temere! Sono io…” (cfr. Ap 1,12-17).

Cari amici, con questi sentimenti vi benedico tutti.

Benedetto XVI»