Il Papa a San Giuseppe è arrivato un minuto prima delle 16, partendo una decina di minuti prima da Casa Santa Marta. Subito il saluto al vescovo vicegerente della diocesi di Roma, monsignor Baldo Reina, al vescovo Michele Di Tolve, delegato per la cura del diaconato, del clero e della vita religiosa, e al parroco don Tommaso Gigliola, poi quello a un gruppo di giornalisti dietro le transenne con la consueta richiesta: «Pregate per me, a favore eh! Non contro…». «Perché lo chiede sempre?», ha domandato una cronista. «Perché ne ho bisogno!», ha risposto il Papa. Che ha voluto anche benedire il pancione della collega di Rai News, Valentina Dello Russo, incinta del secondo figlio: «Quando arriva? Avanti, coraggio!».
Entrato in parrocchia il Papa è stato accolto da tre suore che lo hanno salutato con un bacio sulla guancia: «Grazie, Santo Padre… Che emozione». In un salone della canonica ad attendere Francesco c’era il gruppo di sacerdoti anziani: tre file di teste canute, alcuni con bastoni e stampelle, che si sono alzati in piedi per applaudirlo. Tra loro, don Antonio Ciamei, 94 anni, 70 di ministero sacerdotale. «Preghiamo la Madonna e poi parliamo!», ha detto il Papa. Quindi la preghiera, il canto dell’invocazione allo Spirito, una breve presentazione di monsignor Di Tolve della realtà di San Giuseppe al Trionfale e il dialogo a porte chiuse, scandito — come negli altri incontri in giro per Roma — da domande e risposte.
Prima il Papa ha voluto ringraziare i presenti per l’accoglienza, esortandoli ad essere «testimoni della memoria», da unire al coraggio giovanile e alla forza per andare avanti insieme. Nel corso della conversazione tra i preti e il Papa, riferisce la Sala stampa della Santa Sede, si è parlato di temi pastorali, dell’impegno nella diocesi e nelle parrocchie della capitale. Il Papa ha sottolineato il valore del lavoro del parroco e del prete sulla strada, l’importanza di usare dolcezza per condurre il gregge: «La gente quando vede la dolcezza del pastore si avvicina». Un dialogo paterno, quindi, che ha toccato i temi dell’accoglienza, del sacramento della confessione, dell’ascolto e del perdono, come pure dell’impegno nei santuari.
Nel colloquio sono emerse anche alcune delle difficoltà che i preti più anziani vivono in questa fase della vita: la solitudine dopo anni in mezzo alla gente, la fatica ad affrontare il cambiamento, l’amarezza, talvolta, da vincere con la preghiera, il ricordo dell’amore del Signore e il senso di figliolanza con la Madonna. In più occasioni Papa Francesco ha sottolineato il valore del rapporto tra sacerdoti vecchi e giovani: «Che discutano, è vita, e vadano avanti insieme», ha detto, «i nonni devono rimanere in famiglia».
L’incontro è durato quasi due ore e si è concluso con parole ancora di ringraziamento da parte del Papa che ha esortato i preti a non stancarsi, a pregare e accompagnare le chiese. Infine il baciamano da ognuno dei presenti, tra foto, regali di Rosari, doni e lettere.
«L’incontro è andato davvero molto bene», commenta il vescovo Reina. «È stato l’abbraccio di un padre nei confronti di pastori che hanno dato generosamente la vita per le nostre parrocchie, per la nostra diocesi. Davvero un momento commovente. Si sono raccontati, hanno raccontato al Papa il loro presente, con le fatiche e qualche esperienza bella o dolorosa. Davvero un padre che ha parlato a dei figli grandi». «Il Papa — aggiunge il vicegerente — è ritornato più volte sul valore della memoria. Penso che sia una lezione sulla quale dovremmo soffermarci in questo momento della nostra Chiesa: recuperare la nostra storia, fare tesoro di tutto quello che ci lasciamo alle spalle e soprattutto valorizzare questi sacerdoti anziani che non sono un peso o persone da dimenticare ma le radici di un grande albero che è la diocesi di Roma».
Intanto, poco dopo che il Papa aveva iniziato il dialogo riservato con i preti, dalla vicina scuola elementare San Giuseppe al Trionfale, attaccata alla parrocchia, erano usciti in fila indiana 110 bambini dalla prima alla quinta elementare, con indosso le felpe dell’istituto e un cappellino giallo. Un desiderio del Papa stesso quello di aggiungere un breve momento di saluto con i bimbi che hanno da poco celebrato la prima Comunione; l’occasione però era troppo speciale e quindi si sono aggregati anche altri 70 allievi insieme al gruppo del catechismo che hanno preparato un pacco di disegni e lettere per il Papa, insieme ad alcuni striscioni appesi sul campetto sportivo.
In totale erano quasi 200. Scalpitavano mentre attendevano Papa Francesco, con le suore che provavano a tenerli a bada facendoli cantare. Sono esplosi in gridate roboanti quando il parroco al microfono ha annunciato l’ingresso del Papa che, entrato da una porta laterale — dopo aver salutato alcune collaboratrici parrocchiali tra cui una ragazza anche lei incinta —, ha scandito: «Buon pomeriggio!». È seguito un breve dialogo tipico degli incontri di Francesco con i più piccoli: «Siete contenti?». «Siiii». «E studiate il catechismo?». «Siiii», ma anche qualche «Noooo».
Sorridendo il Papa ha chiesto ai bambini di pregare insieme prima di dare la sua benedizione. Dopo un’Ave Maria, quindi il passaggio nel corridoio centrale coi bimbi che si accalcavano per stringergli la mano o consegnargli disegni, lettere o catturare un video con gli smartphone. Le ragazzine più grandi hanno urlato fortissimo: «L’ho fatto!», i compagni facevano il giro dalle panche per ritrovarsi di nuovo davanti al Papa e risalutarlo.
Ancora bambini, però neonati, sono stati l’ultimo incontro di Francesco nella parrocchia del Trionfale. Due mamme hanno avvicinato i loro figli e il Papa li ha accarezzati; un bambino è stato mandato avanti dal papà da dietro le transenne e, salito sulle gambe del Pontefice, è scoppiato in un pianto tra le risate dei presenti. Tutta intorno, intanto, la gente salutava e urlava: «Santo Padre, di qua!», «Santo Padre, la benedizione». Lui, divertito, rispondeva con cenni della mano. Poi, prima di salire sulla Fiat, si è fermato con un ragazzo gravemente malato in sedia a rotelle. Pochi istanti, che quasi stridevano con il contesto gioioso circostante, con Jorge Mario Bergoglio in silenzio, con la mano sulla fronte del giovane, assorto come a contemplare la sua sofferenza.