Il documento che raccoglie quattro anni di ascolto e confronto è stato votato a larga maggioranza dagli 800 delegati. La parola ora passa ai vescovi. Dissensi per i paragrafi su iniziative Lgbt, donne, stipendi dei collaboratori e nuovo ministero della cura
Centoventiquattro proposte per rinnovare la Chiesa italiana. Tutte approvate. Così come l’intero Documento di sintesi che le contiene: quello intitolato “Lievito di pace e di speranza” che raccoglie i quattro anni del Cammino sinodale della Penisola. Testo ratificato con più del 95% dei consensi dagli oltre ottocento delegati delle diocesi del Paese riuniti oggi a Roma per la terza Assemblea sinodale. Terza e ultima, dopo la prima di novembre convocata con l’obiettivo di individuare principi e criteri per elaborare le indicazioni di “cambiamento”; e dopo la seconda di aprile dove la votazione era stata rinviata e il documento finale ritirato per il dissenso sui contenuti scaturito dal dibattito. «Davvero possiamo dire che la logica del “si è sempre fatto così” non ha avuto la meglio», ripercorre il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, nelle conclusioni di questa mattina. E spiega che l’intero percorso «ci aiuta a proteggere la Chiesa dal penoso protagonismo individuale, dall’esibizione delle proprie originalità, da un pensiero stantio ridotto a ideologia, ben diverso dal mettere a servizio tutto se stessi e dal camminare con responsabilità e passione assieme». Al termine dei lavori, l’Assemblea ha inviato un messaggio al Papa: «Il Cammino sinodale, ritmato dalla preghiera, dall’ascolto e dalla partecipazione, ci ha aiutato a riscoprire lo stile della vita e della missione della Chiesa. Padre Santo, crediamo che questa sia la bellezza dell’annuncio del Vangelo: una bellezza che chiede di essere incarnata nelle nostre vite e annunciata alle donne e agli uomini di oggi».
Il testo appena approvato non è «un documento dottrinale» e contiene le direttrici «pastorali per essere una comunità ecclesiale missionaria», afferma l’arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, nella conferenza stampa che segue all’Assemblea. Tre quelle che condensano il testo: la «corresponsabilità», intesa come «rinnovo degli organismi di partecipazione» in diocesi e parrocchie, «guida maggiormente condivisa delle comunità», valorizzazione delle «donne» e dei «laici», sottolinea Castellucci riassumendo le proposte presenti nel documento; la «formazione», inclusa una revisione dell’Iniziazione cristiana in modo che ciascuno «possa attingere alla ricchezza del Vangelo rimettendo al centro la Parola anche con gruppi di base o di ascolto nei luoghi della vita quotidiana»; e la «pace» che richiama a una «Dottrina sociale attenta alle problematiche attuali».
Con un’“operazione trasparenza” capillare, la Cei ha reso noti tutti i voti. «Per non lasciare l’esclusiva a qualche sito…», scherza Castellucci. Gli oltre cento suggerimenti hanno avuto il via libera con un consenso medio di oltre il 90% dell’Assemblea sinodale. Salvo poche eccezioni. La proposizione con il maggior numero di voti “non favorevoli”, circa il 23% (pari a 188 voti su 813), è stata una di quelle sulla presenza femminile nella Chiesa: in particolare, dove si indica di proporre contributi sul diaconato alle donne nell’approfondimento avviato dalla Santa Sede. «Un voto sulle donne che non ho capito», ammette monsignor Valentino Bulgarelli, segretario del Comitato nazionale. L’altra proposta nel mirino è il paragrafo su Lgbt, convivenze e unioni civili: il 20% dell’Assemblea (185 voti su 822) si è detta contraria al sostegno Cei alle Giornate contro ogni forma di violenza e discriminazione, compresa quella contro l’omofobia e la transfobia. «Un invito che è stato equivocato, come se la Cei avallasse il Gay Pride – fa sapere Castellucci –. Invece la Chiesa aderisce già con il suo stile, ossia con la preghiera, a Giornate contro il femminicidio o gli abusi». E Bulgarelli aggiunge: «Tutte le proposte hanno al centro la persona. L’unica nostra preoccupazione è incontrare come comunità cristiana la gente e stare dentro gli snodi della loro vita».
Non troppo apprezzata anche la proposta per un’«equa remunerazione» di quanti sono «impegnati regolarmente in un ministero ecclesiale»: i voti di dissenso sono stati 174 su 810, il 21%. Si dice «dispiaciuto» il segretario del Comitato nazionale. «Poteva essere un salto di qualità, fermo restando il dono della gratuità», precisa. «Sorpreso» lo stesso Castellucci per un’altra indicazione che è stata “bocciata” dal 18% dei votanti (144 in tutto): quella che chiede alla Santa Sede di avere anche in Italia il ministero istituito della cura, dell’ascolto, dell’accompagnamento. «Sono stupito – afferma l’arcivescovo –. Si tratta di una figura delineata dal Sinodo dei vescovi. Già una ventina di diocesi ha avviato il ministero della cura e della consolazione. Forse si avverte una certa allergia per i ministeri istituiti che vengono percepiti come esempi di clericalismo». Ne escono, invece, rafforzati gli organismi di partecipazione come scuola di sinodalità e dialogo: a cominciare dai Consigli pastorali. «La Cei potrà proporli alle diocesi come obbligatori, mentre adesso, secondo il diritto canonico, sono a discrezione del vescovo», annuncia Castellucci. E Pierpaolo Triani, membro della presidenza del Comitato nazionale, ricorda che «serviva una svolta perché tali organismi esistono da decenni ma spesso sulla carta».
In ogni caso, sottolinea Bulgarelli, i risultati delle votazioni sulle singole proposte «sono segnali da valutare». Come faranno i vescovi nelle cui mani finisce il Documento del Cammino sinodale. «È ora compito dei pastori assumere tutto, individuare priorità, coinvolgere forze vecchie e nuove per dare corpo alle parole – spiega il cardinale Zuppi –. Collegialità e sinodalità. La prossima Assemblea generale della Cei avrà proprio la discussione su questo documento come tema portante». È l’appuntamento in programma dal 17 al 20 novembre ad Assisi. Prima un gruppo di vescovi presenterà le linee guida sulla base del Documento approvato. «Una proposta che ha ricevuto più voti avrà maggiore peso – specifica Castellucci –. E dall’Assemblea generale Cei di maggio 2026 usciranno le tracce degli orientamento pastorali per i prossimi anni». È un «nuovo metodo: in passato c’erano gli orientamenti per il decennio; adesso la prima metà del decennio è stata dedicata all’ascolto grazie al Cammino sinodale, e la seconda metà verterà sulla recezione di quanto emerso».
Oltre 500mila le persone coinvolte in un percorso iniziato nel 2021 per volontà di papa Francesco. «Ci ha animato – osserva Castellucci – l’interrogativo su come essere Chiesa in un Paese dove assistiamo al tramonto della cristianità, dove non siamo più maggioranza, dove risultiamo una delle tante voci e nemmeno la più ascoltata. Tutto ciò avrebbe potuto portare a una depressione pastorale o, come sostengono alcune frange ultrafondamentaliste, al desiderio di rieditare forme del passato. Tutto ciò non ha riguardato il Cammino sinodale: sia perché chi ha queste convinzioni non partecipa al Cammino; sia perché si tratta di posizioni molto marginali nelle nostre comunità». E Zuppi sintetizza: sono stati anni di ascolto e dialogo per imparare a essere «credibili e più credenti».