«LA LIBERTÀ CRISTIANA NON È LIBERTINAGGIO. NON STANCATEVI DI FARE IL BENE»

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Francesco all’udienza generale elogia il “coraggio” di San Paolo: «La tentazione è sempre quella di tornare indietro perché è più sicuro tornare alla legge. L’Apostolo ci ricorda che non possiamo permetterci alcuna stanchezza nel fare il bene». E cita Wojtyla: «La Polonia ha bisogno di uomini dal cuore grande»

Avverte che i «cristiani liberi» non sono «attaccati al passato» o «incatenati a pratiche» e invita a invocare lo Spirito Santo grazie al quale «noi salvaguardiamo la libertà, quella che ci fa maturare». Poi ricorda che domani in Polonia ricorre la festa nazionale dell’indipendenza e cita San Giovanni Paolo II che nel 1999 diceva: «Oggi il mondo e la Polonia hanno bisogno di uomini dal cuore grande, che servono con umiltà e amore, che benedicono e non maledicono, che conquistano la terra con la benedizione». Parole che risuonano attuali in questi giorni in cui il Paese sta affrontando una grave emergenza legata ai migranti che arrivano dalla Bielorussia e vengono sistematicamente respinti in quella che è una guerra ibrida tra i due Paesi e che rischia di provocare un’escalation.

Papa Francesco all’udienza generale prosegue la catechesi sulla Lettera di San Paolo ai Galati dove, precisa, «l’Apostolo ci ha parlato come evangelizzatore, come teologo e come pastore», incentrando la meditazione sul tema: “Non lasciamoci prendere dalla stanchezza” e spiega che per i cristiani c’è sempre «la tentazione ad andare indietro perché è più sicuro tornare alla legge» ma «la vita nello Spirito vuole essere vissuta nella libertà, la libertà cristiana».

Paolo, ricorda il Pontefice, «ha ribadito con parresia, cioè con coraggio, ai credenti che la libertà non equivale affatto a libertinaggio. In questo cammino impegnativo ma affascinante, l’Apostolo ci ricorda che non possiamo permetterci alcuna stanchezza nel fare il bene. Non stancatevi di fare il bene». Nei momenti di difficoltà della vita, occorre «scuotere la fede, risvegliare Cristo» per poter vedere oltre la tempesta e non far «sopraggiungere la stanchezza che frena l’entusiasmo» ha detto ancora il Papa, «nei momenti di difficoltà – ha aggiunto a braccio – siamo come dice Sant’Agostino nella barca, nel momento della tempesta. E che hanno fatto gli Apostoli? Hanno svegliato Cristo. Sveglia Cristo che dorme e tu sei nella tempesta, ma lui è presente. L’unica cosa che possiamo fare nei momenti brutti. Svegliare Cristo che è dentro di noi ma dorme, come nella barca».

Paolo, spiega Bergoglio, «non ha mai pensato a un cristianesimo dai tratti irenici, privo di mordente e di energia, al contrario. Ha difeso la libertà portata da Cristo con una passione che fino ad oggi commuove, soprattutto se pensiamo alle sofferenze e alla solitudine che ha dovuto subire. Era convinto di avere ricevuto una chiamata a cui solo lui poteva rispondere; e ha voluto spiegare ai Galati che erano anch’essi chiamati a quella libertà, che li affrancava da ogni forma di schiavitù, perché li rendeva eredi della promessa antica e, in Cristo, figli di Dio. E consapevole dei rischi che questa concezione della libertà portava, non ha mai minimizzato le conseguenze».

Francesco ricorda quanto l’Apostolo delle genti fosse «consapevole dei rischi che porta la libertà cristiana, ma non ha minimizzato le conseguenze. Ha ribadito con parresia, cioè con coraggio, ai credenti che la libertà non equivale affatto a libertinaggio, né conduce a forme di presuntuosa autosufficienza. Al contrario, Paolo ha posto la libertà all’ombra dell’amore e ha stabilito il suo coerente esercizio nel servizio della carità. Tutta questa visione è stata posta nell’orizzonte della vita secondo lo Spirito Santo, che porta a compimento la Legge donata da Dio a Israele e impedisce di ricadere sotto la schiavitù del peccato. La tentazione è sempre quella di tornare indietro. Una definizione dei cristiani, che è nella Scrittura, dice che noi cristiani non siamo gente che va indietro, che torna indietro. Una bella definizione. E la tentazione è questa di andare indietro per essere più sicuri; tornare soltanto alla Legge, trascurando la vita nuova dello Spirito. È questo che Paolo ci insegna: la vera Legge ha la sua pienezza in questa vita dello Spirito che Gesù ci ha dato. E questa vita dello Spirito può essere vissuta soltanto nella libertà, la libertà cristiana. E questa è una delle cose più belle».

Francesco sottolinea che «siamo consapevoli dei nostri limiti perché tocchiamo con mano ogni giorno quanto facciamo fatica ad essere docili allo Spirito, ad assecondare la sua benefica azione. Allora può sopraggiungere la stanchezza che frena l’entusiasmo. Ci si sente scoraggiati, deboli, a volte emarginati rispetto allo stile di vita secondo la mentalità mondana». Ecco quindi come suggerisce Sant’Agostino, «Risveglia Cristo, scuoti la tua fede! Persino nel turbamento sei in grado di fare qualcosa. Scuoti la tua fede. Cristo si desti e ti parli. Perciò risveglia Cristo. Credi ciò che è stato detto, e si fa grande bonaccia nel tuo cuore. È proprio così. Dobbiamo risvegliare Cristo nel nostro cuore e solo allora potremo contemplare le cose con il suo sguardo, perché Lui vede oltre la tempesta. Attraverso quel suo sguardo sereno, possiamo vedere un panorama che, da soli, non è neppure pensabile scorgere».

Come combattere questa stanchezza che a volte ci impedisce di fare il bene? Il Papa ha suggerito di «invocare più spesso lo Spirito Santo! Qualcuno può dire: “E come si invoca lo Spirito Santo? Perché io so pregare il Padre, con il Padre Nostro; so pregare la Madonna con l’Ave Maria; so pregare Gesù con la Preghiera delle Piaghe, ma lo Spirito? Quale è la preghiera dello Spirito Santo?», ha chiesto il Papa, «la preghiera allo Spirito Santo è spontanea: deve nascere dal tuo cuore. Tu devi dire nei momenti di difficoltà: “Santo Spirito, vieni”. La parola chiave è questa: “vieni”. Ma devi dirlo tu con il tuo linguaggio, con le tue parole. Vieni, perché sono in difficoltà, vieni perché sono nell’oscurità, nel buio; vieni perché non so cosa fare; vieni perché sto per cadere. Vieni. Vieni. È la parola dello Spirito per chiamare lo Spirito. Impariamo a invocare più spesso lo Spirito Santo. Possiamo farlo con parole semplici, nei vari momenti della giornata. E possiamo portare con noi, magari dentro il nostro Vangelo tascabile, la bella preghiera che la Chiesa recita a Pentecoste: “Vieni, Santo Spirito, / manda a noi dal cielo / un raggio della tua luce! / Vieni, padre dei poveri, / vieni, datore dei doni, / vieni, luce dei cuori! / Consolatore perfetto, / ospite dolce dell’anima / dolcissimo sollievo…”. Vieni. E così prosegue, è una preghiera bellissima. Il nocciolo della preghiera è “vieni”, così la Madonna e gli Apostoli pregavano dopo che Gesù era salito in Cielo; erano soli nel Cenacolo e invocavano lo Spirito».

Al termine dell’udienza, il Papa ha salutato i rappresentanti della Polizia Penitenziaria, dei Vigili del Fuoco e di altre realtà sindacali del comparto Sicurezza e difesa presenti nell’Aula Paolo VI: «Auspico che la vostra professione sia intesa come “missione”, da svolgere con competenza e responsabilità morale», ha detto. Infine, c’è stato un piccolo fuoriprogramma.

Dopo i saluti ai pellegrini di lingua inglese, un gruppo di Neocatecumenali si è alzato in piedi intonando un lungo canto e di fatto ha interrotto l’udienza del Papa. Bergoglio li ha ascoltati, con il volto serio, forse preso un po’ alla sprovvista, ma alla fine li ha applauditi e ha poi ripreso normalmente l’udienza.