L’ardire di «combattere» con il Signore, esprimendo «obiezioni» e «dubbi», non per spirito di scontro, ma per comprendere la Sua volontà e attuarla con audacia e senza timore, in tempi «non facili» e situazioni «sfidanti». È questo l’aspetto più «attuale e giovane» della Vergine Maria che il cardinale Mario Grech, segretario generale della Segreteria Generale del Sinodo, ha posto al centro della veglia presieduta sabato sera, 25 ottobre, in piazza San Pietro, nell’ambito del Giubileo delle équipe sinodali e degli organismi di partecipazione.
«Che cosa significa vivere l’Anno Santo?» — da questa domanda il porporato ha preso le mosse per la sua omelia, trovando la risposta nella scoperta di un tempo in cui «ritornare in possesso» di ciò che di più «autentico e profondo» appartiene a ciascuno. Un cammino che guarda al passato, alle «radici dell’essere Chiesa» e della sua vocazione, ma che al tempo stesso si apre al futuro, con «rinnovata speranza» per una comunità «in missione». L’Anno Santo, ha spiegato, è anche un tempo per guardare al presente «dinamismo evangelico», che rifugge forme di «ripiegamento» per aprirsi «alle strade del mondo», promuovendo la «cultura dell’incontro».
Lo stile sinodale, secondo il cardinale Grech, è proprio ciò che di più «autentico e profondo» appartiene alla Chiesa. Riprenderne possesso non è, tuttavia, una conquista umana, ma un «dono di Dio»: una porta aperta dal Signore stesso «che noi possiamo attraversare per ritornare nella nostra casa». In questa ricerca, Maria è guida, in quanto, come affermato dal Documento finale dell’ultimo Sinodo, rappresenta la piena realizzazione dei tratti di una Chiesa «sinodale, missionaria e misericordiosa».
Il brano dell’Annunciazione, proclamato durante la veglia, presentava la Vergine come immagine di una comunità ecclesiale che «ascolta, prega, medita, dialoga, accompagna, discerne, decide e agisce».
Maria, innanzitutto, ascolta il Signore, vedendo aprirsi davanti a sé «strade inedite» che fanno «fiorire il deserto». Prega — e «quanto abbiamo bisogno di ritornare a una preghiera autentica», ha sottolineato il cardinale.
Poi medita e dialoga, confrontando nel suo cuore le vicende della vita, discernendo la volontà di Dio e mettendola in pratica. Maria dialoga, e non da interlocutrice «passiva»: come racconta l’Annunciazione, non teme di confrontarsi con Dio, di esporgli perplessità, per attuare il suo volere con «coraggio e determinazione».
Nella Vergine si riflette anche l’immagine della Chiesa che si mette in azione, attraverso — come si legge ancora nel Documento finale — «la capacità di cogliere il bisogno dei poveri, il coraggio di mettersi in cammino, l’amore che aiuta, il canto di lode e l’esultanza nello Spirito».
Il cardinale ha ricordato come san Paolo VI, nell’Esortazione apostolica Marialis Cultus, vedesse nell’agire della Chiesa il «prolungamento della sollecitudine di Maria». Un esempio eloquente è la sua premura nell’accorrere in aiuto della cugina Elisabetta, incamminandosi verso le montagne della Giudea: gesto che la rende imitatrice di Dio, il quale — come scrive Leone XIV nell’Esortazione apostolica Dilexi te — «si mostra sempre sollecito verso le necessità dei poveri: “Gridarono al Signore ed egli fece sorgere per loro un salvatore”».
Il segretario generale del Sinodo ha quindi esortato a mettersi alla scuola di Maria, che — come afferma la Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium — è «immagine e inizio» della comunità ecclesiale, affinché continui il suo «risveglio» nelle «anime», rendendola «sinodale e missionaria». Riuscirci, in fondo, significa «offrire casa e voce a ogni vocazione», poiché ciascuna è dono alla comunità ed elemento imprescindibile per generare un «tessuto ecclesiale vivo, aperto e generativo».
La veglia è stata introdotta dalle Litanie della Beata Vergine Maria, cui ha fatto seguito la monizione del cardinale, che ha pregato affinché la Chiesa non tema e si fidi «dell’iniziativa di Dio che sempre dà origine a una storia nuova». La Prima Lettura è stata tratta dal Libro del Profeta Isaia. Dopo l’omelia, è stato recitato un Omaggio alla Madre di Dio, seguito dalla Preghiera dei fedeli. Il Padre Nostro e l’orazione finale hanno concluso la celebrazione.