Una nuova stagione per la missione educativa della Chiesa

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In occasione dell’odierna pubblicazione — nel LX anniversario della Dichiarazione conciliare «Gravissimum educationis» — della Lettera apostolica di Leone XIV «Disegnare nuove mappe di speranza», diamo di seguito il testo di una riflessione di José Tolentino de Mendonça, Paul Tighe e Carlo Maria Polvani, rispettivamente cardinale prefetto e vescovo e arcivescovo segretari del Dicastero per la Cultura e l’Educazione.

Papa Leone XIV, nella Lettera Apostolica oggi pubblicata, celebra quella «stagione di fiducia» aperta sessant’anni fa con la Dichiarazione Conciliare Gravissimum educationis (GE) e, con gratitudine, ricorda che, «dalla sua ricezione, è nato un firmamento di opere e carismi che… hanno consolidato un patrimonio spirituale e pedagogico capace di attraversare il XXI secolo». Al tempo stesso, riconosce anche che, sebbene la GE «non ha perso mordente», è necessario oggi leggerla come bussola per «un rilancio». Per questo, il Papa chiede all’educazione cattolica di essere «faro: non rifugio nostalgico, ma laboratorio di discernimento, innovazione pedagogica e testimonianza profetica», impegnata nel «disegnare nuove mappe di speranza».

Il Concilio Vaticano II (1962-1965) rappresentò un passaggio decisivo anche per l’educazione cristiana. La GE, promulgata il 28 ottobre 1965, fu redatta in un contesto socioculturale profondamente segnato da grandi sfide educative. Dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, l’Europa e il mondo intero affrontavano un processo di ricostruzione materiale e morale, e l’educazione era vista come strumento fondamentale per la pace, la democrazia e la convivenza tra i popoli. Gli anni Cinquanta e Sessanta, videro l’ampliamento dell’accesso all’istruzione, fornendo nuovi mezzi e aprendo nuove prospettive, ma anche evidenziando le tensioni tra tradizione e modernità. La società occidentale viveva un processo di secolarizzazione, con una progressiva perdita dei riferimenti religiosi e morali. Riconoscendo giustamente i giovani protagonisti del cambiamento, la Chiesa avvertiva l’urgenza di rinnovare il suo impegno fondamentale di accompagnarli e di guidarli, e a tale fine, aggiornava il proprio linguaggio e la propria presenza nel mondo dell’educazione. Inoltre, in molti Paesi si riformavano i sistemi scolastici, con un’attenzione crescente all’educazione pubblica, laica e obbligatoria. In risposta, la Chiesa sentiva il bisogno di riaffermare il proprio ruolo nell’ambito educativo, difendendo la libertà di educazione e il diritto dei genitori di scegliere scuole coerenti con i propri valori.

La GE va quindi letta nel contesto di un evento generativo ecclesiale che si concretizzò non solo nei documenti espressamente dedicati alle questioni educative, ma, più ampiamente, nel corpo globale degli insegnamenti conciliari e nello spirito che li animò. Certamente, il nuovo stile dialogico con il quale la Chiesa, sempre fedele alla sua Tradizione, porse il messaggio cristiano al mondo contemporaneo diventò anche una chiave e uno stile per lo svolgimento della missione educativa. Così, quando veniva promulgata la Dichiarazione sulla educazione cristiana, i Padri Conciliari offrivano le basi per una nuova stagione nel modo di pensare il contributo delle scuole e delle università cattoliche. In essa, aggiornarono alcune delle categorie di riferimento: per esempio, non si parlò più della scuola-istituzione ma del modello della scuola-comunità o meglio, di comunità educanti, che includessero le famiglie, i docenti, gli studenti e la società intera. E, soprattutto, emergeva una visione progettuale verso una educazione ribadita come diritto universale per tutti, che si rivendica integrale, e non solamente tecnica o funzionalista.

Nel significativo messaggio che il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha inviato al Congresso Internazionale «Costellazioni della speranza. Un patto con il futuro», António Guterres sottolinea che «gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile proposti dalle Nazioni Unite corrispondono a un complemento naturale della Dichiarazione Conciliare che si celebra ora». Il quarto obiettivo dell’Agenda 2030 — fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti — trova eco nella chiara e potente affermazione della GE che l’educazione non è un privilegio, ma un diritto fondamentale, da garantire a ogni persona, in ogni fase della vita, senza discriminazioni.

In questa direzione, Papa Leone XIV chiede che la rete educativa cattolica costituisca «una promessa concreta di mobilità educativa e di giustizia sociale», esortando che «là dove l’accesso all’istruzione resta privilegio, la Chiesa deve spingere le porte e inventare strade, perché “perdere i poveri” equivale a perdere la scuola stessa».

I pilastri della GE sono stati — e tuttora sono — le fondamenta per un pensiero pedagogico che ha saputo confrontarsi con molteplici sfide. E Papa Leone XIV le assume esplicitamente: «Questi principi non sono memorie del passato. Sono stelle fisse. Dicono che la verità si cerca insieme; che la libertà non è capriccio, ma risposta; che l’autorità non è dominio, ma servizio». Il Santo Padre ci sfida a testimoniare questi principi e, manifestando non poca audacia, a questionare le motivazioni e le forme del nostro presente. Le sue parole sono: «sappiate domandarvi dove state andando e perché». Papa Leone ricorre alla metafora delle costellazioni per parlare della «viva e plurale» rete educativa cattolica. E precisa: «Ogni “stella” ha una luminosità propria, ma tutte insieme disegnano una rotta. Dove in passato c’è stata rivalità, oggi chiediamo alle istituzioni di convergere: l’unità è la nostra forza più profetica… Il futuro ci impone di imparare a collaborare di più, a crescere insieme».

Tra le stelle che orientano il cammino della missione educativa c’è il Patto Educativo Globale, una eredità profetica di Papa Francesco che oggi ci interpella con rinnovata urgenza. Papa Leone aggiunge al Patto tre priorità: la coltivazione della vita interiore; l’uso sapiente delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale; una educazione alla pace, «perché l’educazione non avanza con la polemica, ma con la mitezza che ascolta».

Un ulteriore bellissimo dono di cui siamo grati a Papa Leone è di aver nominato il futuro Dottore della Chiesa san John Henry Newman, co-patrono della missione educativa della Chiesa, insieme a San Tommaso d’Aquino. Gli studenti ed educatori cattolici troveranno così un’ulteriore ispirazione ad accompagnarli. La comprensione di Newman dell’educazione è un esempio straordinario della saggezza dell’eredità cristiana, sia antica che nuova (cfr. Mt. 13, 52). Rivolgendosi agli studenti universitari in occasione dell’inaugurazione dell’Università Cattolica di Dublino nel 1854, riconobbe che erano venuti all’università per qualificarsi in una varietà di professioni. Questo, tuttavia, per quanto lo riguardava, non coglieva lo specifico che l’università aveva loro da offrire. «Potreste imparare la vostra professione anche altrove», disse loro Newman, «ma c’è qualcosa che imparerete qui meglio che in qualsiasi altro posto…». Infatti, c’è un tipo di formazione che tutti dovrebbero avere in comune, e che è diversa dall’educazione impartita per preparare ciascuno alla propria professione. È l’educazione che scommette sulla totalità della persona; che non crea semplicemente medici, ingegneri, giuristi o amministratori, ma genera persone consapevoli della loro propria umanità e di quella degli altri. Nei prossimi anni, le professioni cambieranno, forse anche radicalmente sotto l’influsso dell’intelligenza artificiale, ma rimarrà invariabile la necessità di esseri umani in grado di discernere, con spirito informato e critico, la complessità dei tempi in cui vivono, capaci di giudizi sani e argomentati che arricchiscono lo spazio pubblico, possessori di quelle virtù di umiltà, saggezza e gentilezza atte a consolidare il tessuto sociale.

L’insegnamento del Santo Padre è altresì di fondamentale importanza nelle scuole e nelle università cattoliche in quanto stabilisce il modo in cui gli studenti arrivano a comprendere il rapporto tra fede e ragione. L’educazione può giocare un ruolo cruciale aiutando le nuove generazioni a leggere la propria esistenza alla luce del Vangelo e a scoprire il senso profondo della vita. In un dialogo empatico e critico con la cultura contemporanea, l’educazione cristiana può guidare a riconoscere i semina Verbi presenti nel nostro tempo e offrire una risposta evangelica alla sete di senso che abita ogni persona.

Con san John Henry Newman chiediamo quindi fiduciosi alla «Luce Gentile» di illuminarci nel cammino, sicuri che la sua forza ha sempre benedetto la Chiesa e continuerà, sempre, a guidarla.