L‘attesa della salvezza è un desiderio profondo secondo l‘intenzione di Dio, promessa dal Signore; si realizzerà magari in modi diversi rispetto a quelli che pensiamo noi e le cose che noi vorremmo non succederanno

Articoli home page

Non ci è lecito aspettare con certezza quello che il Signore non ci ha promesso. Nel vangelo leggiamo ripetutamente che il Signore annuncia ai suoi discepoli difficoltà, persecuzioni, problemi; quelli li ha garantiti. Invece di avere successo, di trovare grandi accoglienze, di riuscire in quel che si fa, non lo ha promesso, ha promesso la salvezza nonostante tutto, ha promesso la vita attraverso la morte, ha promesso la vita eterna, il cento per uno e la vita eterna. L‘ha promesso e questo noi speriamo, ma è molto di più del pensare che qualche nostra attività riesca, perché a noi piace che riesca.

È possibile che la situazione non si risolva così facilmente, la brutta situazione in cui ci troviamo può darsi che peggiori; non è che una persona di speranza dice: ―Ma no, è una bella situazione quella in cui siamo e vedrete che domani o dopo le cose cambieranno e miglioreranno‖. Chi parla in questo modo sono quelli che Geremia chiamava i profeti di pace, menzogneri per definizione. Quelli che annunciano che andrà tutto bene sono degli imbroglioni. L‘autentico profeta vede le difficoltà e le dice. Sì, ma con questo non è disfattista, tuttavia lo hanno accusato di disfattismo, lo hanno accusato di far cadere le braccia ai soldati.

Il lavoro, cristianamente inteso, non è semplicemente per me, ma è anche per chi viene dopo di me. Anche noi infatti abbiamo usufruito del lavoro di chi ci ha preceduto. Si tratta quindi di lavorare bene oggi perché domani chi viene dopo possa avere un giardino già pronto, preparato.

Svuotare se stessi significa compiere il sacrificio della lode, offrire il sacrificio a Dio gradito che è l‘olocausto dell‘io, dove il mio io deve bruciare per intero e salire a Dio in sacrificio di soave odore. Superando l‘egocentrismo istintivo noi diventiamo sottomessi gli uni agli altri, ascoltatori dell‘altro, attenti al bene della nostra comunità, piccola o grande che sia; è il bene comune che è più importante dell‘interesse privato, è la concordia più importante del conflitto.

La difficile via di mezzo

Il rischio però è quello di distaccare il cuore da tutto e di non avere più cuore. Il pendolo Capite i due eccessi? Da una parte posso essere padrone geloso, dominante per avere almeno una soddisfazione nella vita: se mi togliete anche il fotocopiatore che cosa mi resta nella vita? Lasciatemi almeno questa soddisfazione. Dall‘altra sono disposto a perdere anche questa soddisfazione, ma il servizio non lo faccio più, sono distaccato, sono dis-interessato, cioè non faccio quello che dovrei fare e la comunità ne risente, in un senso e nell‘altro, perché il peccato avviene per eccesso o per difetto. Troppo amore fa male, poco amore fa male, ci vuole un amore giusto, equilibrato, corretto. Il servizio, se è autentico, non schiavizza, ma libera e serve, è utile, offre un servizio. Distacco dal denaro, distacco dalle cose, distacco dalle persone, non vuol dire diventare indifferenti alle persone, non vuol dire disinteressati. In fondo, infatti, se io sono disinteressato alle altre persone, allora mi interesso solo a me stesso, mi interessano solo le mie cose e ognuno di noi ha i propri pallini, i propri gusti, i propri hobby le proprie manie. Ognuno le considera belle e fondamentali, ma sono sciocchezze agli occhi degli altri.

È questo che dobbiamo imparare a comprende, come – nonostante il nostro limite – il Signore sia disposto a darci il suo amore illimitato, anche se non ce lo meritiamo e proprio non ce lo meritiamo. Infatti, se abbiamo il coraggio di riconoscerci bene, alla luce della sua parola, ci accorgiamo di non aver guadagnato nessun premio. Ricordate la parabola dei vignaioli mandati a lavorare a diverse ore del giorno? Istintivamente noi ci poniamo dalla parte di quelli che hanno cominciato dal mattino presto e hanno lavorato dodici ore, dalle sei del mattino alle sei di sera: hanno faticato tanto, hanno sopportato il caldo e tutto il lavoro. Ma siamo proprio sicuri che di fronte ad altri cristiani che ci hanno preceduto noi siamo quelli che hanno lavorato dodici ore e abbiamo fatto la grande fatica?